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Meloni e Schlein, "l'abisso tra le due leader": Sallusti impietoso

Alessandro Sallusti
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C’è una donna che sta provando a costruire, costruire una coalizione solida di governo, una Europa unita tra paesi a pari dignità, che cerca di tenere insieme identità e diritti, crescita e solidarietà. Poi ne abbiamo un’altra che sta sfasciando tutto ciò che incontra sulla sua strada, il suo partito, il patto di civilità tra i paesi occidentali per non fare morire l’Ucraina, la famiglia come luogo naturale e centrale della società. La prima si chiama Giorgia Meloni, la seconda Elly Schlein, la prima gira il mondo per tenere alta l’autorevolezza dell’Italia, la seconda, pur stando a casa sua, l’Italia la ridicolizza agli occhi del mondo come è successo ieri a Bruxelles sul voto per rifinanziare gli aiuti in armamenti all’Ucraina.Tutto ciò dimostra che non basta essere donna per essere all’altezza della situazione. Come vale per gli uomini, ci sono donne e donne, a noi di Centrodestra se Dio vuole è capitata quella giusta.

 

 

 

Per un attimo ho pensato anche io che il confronto tra le due potesse reggere la scena politica nonostante la disparità di curriculum. Niente, parliamo di una sfida talmente impari che viene voglia di non infierire. Non è questione di essere di destra o di sinistra, è che proprio mancano i fondamentali per poter definire la Schlein un leader politico: zero esperienza, zero carisma, zero autorevolezza e nessun progetto. Per il Pd è stato come raccattare un giocatore in Serie C e metterlo a giocare la finale di Champions League solo perché così almeno “c’è qualche cosa di nuovo”.

 

 

 

 

Sì, in effetti di nuovo c’è che il partito che immaginava di guidare l’Italia si sta sciogliendo come neve al sole, che il dibattito interno è sceso ai livelli comici da assemblea studentesca. Non so per quanto la Schlein rimarrà alla guida del Pd, ma so che se anche si dimettesse domani per la sinistra ci vorranno anni a ricostruire qualche cosa di interessante per gli elettori e di utile al Paese, e non è neppure certo che ce la possa fare. Detto questo da oggi in avanti basta paragoni, la rivincita del Pd è fallita ancora prima del fischio di inizio. Ma la Meloni resta in campo, il “campo largo” dei conservatori: in palio c’è la conquista dell’Europa, altro che Schlein e i suoi uteri in affitto.

 

 

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