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Pd e magistratura, Alessandro Sallusti: la mossa della disperazione

Alessandro Sallusti
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Capita sempre così nella storia di questa nazione: quando la sinistra è alle corde arriva il soccorso rosso extraparlamentare a minare la solidità del governo. Sarà una coincidenza, ma dopo la débâcle del Pd alle elezioni amministrative che ha stroncato sul nascere la speranza che Elly Schlein possa ribaltare la situazione, nel giro di poche ore magistrati e sindacati hanno annunciato la loro discesa nel campo della politica. Per entrambi- l’Associazione nazionale magistrati e la Cgil - la parola d’ordine è sciopero, una grande stagione di scioperi per destabilizzare il Paese senza per altro specificare i motivi di tanta furia agonistica.

 

 

Scioperare perché? Perché il governo chiede di accelerare la messa a terra del Pnrr vitale per la crescita economica? Perché ha messo un po’ di soldini in tasca ai lavoratori tagliando il cuneo fiscale? No, la risposta è un’altra: perché questo governo - lo dimostrano i sondaggi ma non solo quelli- piace a un po’ troppa gente anche al di fuori del suo perimetro identitario e questo è pericoloso perché o provi a indebolirlo ora oppure per la sinistra addio a sogni di rivincita sul breve medio periodo. Noi non siamo contrari alla protesta in sé, siamo ostili alle proteste insensate e perciò stupide. Ma sono convinto di una cosa: in questo siamo meno soli di quanto potrebbe apparire e questa dichiarazione di guerra sarà l’occasione per vedere quanti magistrati vorranno prestarsi a tenere bordone ai capi bastone asserviti alla politica per questioni di potere personale; vedere quanti lavoratori sceglieranno di fare i loro interessi invece di quelli dei loro leader che non hanno mai lavorato un giorno e che pensano solo alla poltrona.

 

 

Già, perché le vittorie della coalizione di Centrodestra sono state innanzitutto un segnale forte del Paese reale contrapposto a quello virtuale dell’élite della sinistra salottiera e intellettualoide: vogliamo un governo che rimetta al centro i nostri problemi invece di inseguire quelli di esigue minoranze peraltro per nulla perseguitate o emarginate. In altre parole: prima più soldi in busta paga poi penseremo all’utero in affitto, prima dateci una giustizia celere ed equa, poi parleremo di ius soli. Chi aderirà a questi scioperi non si illuda che sta punendo Giorgia Meloni, sta solo andando contro la parte più sana, di destra e sinistra, dell’Italia che vorrebbe semplicemente vivere in un Paese normale.

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