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Damiano Tommasi, dopo un anno è già finito in panchina: che flop a Verona

Alessandro Gonzato
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“A.A.A. Cercansi giocatori per squadra di Serie A”, protestava la curva del Verona. Erano i primi anni ’90, la squadra era impantanata in B e nel Verona giocava Damiano Tommasi, giovane faticatore di centrocampo. Il Verona i giocatori poi li ha trovati, e anche Tommasi non era male, ma da un anno Verona cerca il sindaco, perché il 26 giugno di un anno fa è stato eletto Tommasi, e la congiuntura astrale è stata irripetibile: il centrodestra diviso alle elezioni e il candidato di centrosinistra che senza far campagna elettorale diventa sindaco. Da allora Tommasi per uno scherzo spazio-temporale è tornato calciatore, sempre presente in campo e capitano della nazionale dei sindaci. L’altro giorno era in campo a Ferrara con Totti e Del Piero. C’è da presenziare a un evento sportivo? Tommasi è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. C’è da fare il sindaco? Da faticatore diventa fantasista. Meglio, fantasma.

ASSENTE
In città non si vede, ma il suo tocco - come quello dei suoi giovani assessori ammiratori della Schlein - si nota eccome. In avvio ha vinto subito la partita che gli stava più a cuore, un’ossessione, quella di installare qua e là “panchine inclusive”, col buco in mezzo per infilarci le carrozzelle degli anziani e dei più sfortunati, lodevole certo, ma c’è un però: gli anziani e i più sfortunati in quell’insenatura si sentono prigionieri e preferiscono fare quello che hanno sempre fatto, cioè si mettono di fianco o davanti alle panchine, così riescono anche a guardare in faccia chi gli parla. Le “panchine inclusive” sono state il fiore all’occhiello del primo anno di Tommasi-sindaco, il quale invero aveva l’unico scopo di segnare la differenza coi razzistacci di centrodestra che una quindicina d’anni prima quando sindaco era l’allora leghista Flavio Tosi avevano fatto piazzare in mezzo alle panchine un bracciolo per evitare che diventassero dormitori a cielo aperto, e d’altronde i dormitori coperti a Verona c’erano già.

Portato a casa il risultato Tommasi è passato alle “panchine europee”, vernice blu su altre panchine, foto con la fascia da capitano - pardon da sindaco - e problemi dei cittadini risolti. Il suo assessore al Traffico e alla (Im)mobilità apre di colpo e tutti insieme i cantieri della più grande opera viabilistica (ereditata) della storia di Verona (per realizzare il percorso del filobus)? «Andate in bici e partite prima da casa», fa dire Tommasi al suo assessore, come se si potessero portare i figli a scuola alle 6 e tutti, donne incinte e anziani compresi potessero salire in sella. Veronesi disperati, turpliloqui mattutini e per fortuna le scuole fino a settembre adesso sono chiuse.

Un anno di pensate geniali e ideologia gender, a Verona: il colpaccio è stato patrocinare nei giorni della festa della mamma un manuale Lgbt che insegna l’inseminazione artificiale fai-da-te col “metodo della pipetta”. Un paio di settimane prima il Comune in mano al Pd aveva pubblicizzato un volantino “fluido” che aboliva le differenze di genere tra minorenni. E poi: domeniche ecologiche nei quartieri, tutti senza auto? È l’occasione per piazzarci una banda che intona “Bella Ciao”.

Pugni chiusi e nostalgie rosse. D’altronde la vittoria di un anno fa era stata festeggiata sui gradoni del municipio con canti partigiani. Tommasi ha poi nominato a capo della principale società sportiva cittadina, la Fondazione Bentegodi, un sostenitore della legalizzazione della cannabis.

 

LE FRASI FATTE
Tommasi ha rischiato di mandare in malora la stagione operistica in Arena nel suo centenario: il calciatore-sindaco voleva silurare la sovrintendente Cecilia Gasdia nominata negli anni precedenti dal centrodestra ma per la prima volta nella storia di Verona Tommasi (che è anche presidente della Fondazione Arena) è stato sfiduciato dal Consiglio d’indirizzo - sotto 4 voti a 3 - che rappresenta anche le realtà economiche della città. Lui ieri s’è lamentato con Repubblica: «Il potere spodestato reagisce con arroganza, li porto in tribunale».

È inoltre in corso un casino nell’azienda municipalizzata dell’energia, possibili sperperi milionari da parte di uno dei vertici strenuamente difeso dai Dem. La stazione è diventata territorio di bande di giovani teppisti? «Dialogo e ascolto», ripete Tommasi, che parla solo per metafore calcistiche (e noi ci siamo adeguati). Il suo mantra: «Bisogna fare squadra». «Da calciatore mi sentivo più sicuro, ora devo fare esperienza», ha detto al Corriere di Verona. «Devo capire perché siano nate alcune situazioni (...) diciamo che siamo ancora al ritiro precampionato... Qualche gol però l’abbiamo fatto». Nella sua porta. Come Comunardo Niccolai, il principe degli autogol.

 

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