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Elly Schlein, quali tasse bisogna aumentare: fa esplodere il Pd

Sandro Iacometti
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Basta, «tassare le rendite non può essere un tabù, quando parliamo di redistribuzione dobbiamo dire anche questo». Elly Schlein si deve essere resa conto che continuare ad accusare il governo di essere contro i poveri mentre i precari diminuiscono, l’occupazione è da record, le buste paga più basse crescono di 100 euro e le pensioni minime arrivano fino a 600 euro non è proprio il massimo della strategia.

 

 


 

IDEONA

Certo, c’è l’ideona del salario minimo che per ora, finché si resta agli slogan, continua a tenere banco. Ma si rivelerà presto una trappola. Non appena sarà chiaro a tutti che se il 98% dei lavoratori è coperto dai contratti collettivi nazionali e se il 97% di quei contratti sono firmati da Cgil, Cisl e Uil la questione riguarda i sindacati confederali (ieri nona caso Uil e Cisl si sono presi a sberle) e la produttività delle imprese, non un vuoto legislativo da colmare e fantomatiche sigle pirata che sfruttano i lavoratori. Così, per provare ad andare sul sicuro e mettere un po’ di pepe sulla sempre più insipida “estate militante”, la Schlein ha deciso di sfoderare un altro dei suoi cavalli di battaglia: la sempreverde patrimoniale per spennare i ricchi. Bello.

 

 

 

Nei comizi di piazza la gente si spella le mani. Anche qui, però, è facile capire che l’operazione è un boomerang che tornerà presto sul groppone di quel che resta del Pd. Lo sa bene Enrico Letta, che cavalcando la tassa di successione sui grandi patrimoni ha dato il colpo di grazia al partito alle ultime politiche, ma lo sanno un po’ tutti i riformisti di sinistra, che infatti in epoca recente hanno sempre lasciato il tema in mano a sindacati e antagonisti. Formazioni che non solo si disinteressano dei grandi investitori, aw ma anche di quelli piccoli, quei risparmiatori che investono in titoli e obbligazioni magari per proteggere il proprio denaro dall’inflazione e cercare di tirare avanti.

 

 

 

Nell’attesa che la segretaria si accorga dell’errore, ferve il dibattito sul salario minimo. A fomentare gli animi, manco a dirlo, è Giuseppe Conte, che non si limita, come fanno i suoi colleghi del campo largo, a denunciare l’esplosione delle diseguaglianze e del precariato, ma accusa l’esecutivo di avere un preciso disegno. «Abbiamo un governo reazionario e della restaurazione», ha spiegato ad allo stesso convegno dove ovviamente era pure la Schlein, «getta benzina sul fuoco. In modo consapevole sta programmando un incendio sociale».

 

 

 

LIBERO MERCATO

Tra gli incendiari, a quanto pare, rientra anche il deputato di Forza Italia Alessandro Cattaneo, che ieri, a margine dell’assemblea di Assolombarda, ha spiegato che «risulta necessario colpire chi sfrutta il lavoro altrui pagando pochissimo, senza effettuare interventi normativi non utili per il Paese. In un mercato libero e governato da politiche liberali, infatti, è la logica stessa della domanda e offerta di lavoro a stabilire i salari, frutto anche della rappresentatività dei sindacati, della produttività delle persone e delle competenze dei lavoratori. Per noi la ricetta resta quella della crescita economica e della creazione della ricchezza». Roba da sovversivi, bisogna ammetterlo. Come le provocazioni del leader della Cisl, Luigi Sbarra, che si è permesso di far sommessamente notare che il modo migliore per alzare le paghe è rafforzare e migliorare la contrattazione sindacale. Apriti cielo, peggio di una molotov scagliata in mezzo alla folla. Di qui l’intemerata di Pierpaolo Bombardieri, segretario della Uil che ha scelto di stare con il pompiere Maurizio Landini: «C’è un problema di un lavoro sottopagato e dei contratti pirata, firmati anche da sindacati gialli che spesso il governo chiama a quel tavolo e che dialogano molto bene con Sbarra, quindi è probabile che ci sia un problema di questa natura». Insomma, alla fine abbiamo scoperto di chi è la colpa degli stipendi da fame. Che, colto con le mani nel sacco, ha provato a difendersi come ha potuto: «Affermazioni gravi e farneticanti». A questo punto potreste anche andare al Cnel a vedere quanti sono i contratti sotto i 9 euro firmati da Cgil e Uil, ma verreste subito accusati di volere «l’incendio sociale». Meglio aspettare che la proposta unitaria sul salario minimo imploda per conto suo. 

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