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Marcello Sorgi, "cosa accadrà dopo i fuochi di luglio": giustizia, la profezia

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La riforma della Giustizia firmata Nordio non arriverà in tempi brevi. Ne è convinto Marcello Sorgi che sul suo editoriale per la Stampa prevede che la classica "pausa di riflessione" in attesa che si pronunci il Quirinale, durerà a lungo. Non solo perché il governo dovrà necessariamente fare un chiarimento in materia da parte del destra-centro visto che Forza Italia e Fratelli d'Italia marciano d'accordo, mentre la Lega lascia trasparire una certa svogliatezza, ma anche e soprattutto per i tempi tecnici della macchina burocratica statale.

"Tra il tempo impiegato dal ministero dell'Economia per trovare i fondi per assumere i 250 magistrati necessari per introdurre la collegialità nelle decisioni sui provvedimenti che limitano la libertà personale, e l'esame dello stesso testo da parte del Colle, a Palazzo Madama in commissione la riforma non arriverà prima della fine del mese. E tra audizioni, urgenze varie (decreti legge) che prevalgono sul lavoro dedicato ai normali disegni di legge, e vacanze dei senatori, non si entrerà nel vivo prima di settembre", scrive l'editorialista della Stampa

 

 

In Parlamento inoltre, ricorda Sorgi, giacciono anche quattro proposte di legge che riguardano la separazione delle carriere: in questo caso si tratta di modifiche costituzionali, che richiedono il percorso rafforzato previsto dall'articolo 138 (quattro votazioni a intervalli non inferiori a tre mesi e referendum se l'approvazione non avviene con una maggioranza di due terzi). "Insomma", conclude Marcello Sorgi, "a meno che il governo non voglia accelerare l'iter trasformando la riforma in un ennesimo decreto, la giustizia, dopo i fuochi di luglio, tornerà a essere uno dei tanti disegni di legge sommersi tra le carte delle Camere". 

 

 

 

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