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Roberto Gualtieri, mossa disperata: soldi a tutti per evitare la fuga

Claudia Osmetti
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C’è il fuggi fuggi, a Roma. La diaspora dei dipendenti comunali, la fuga del personale del Campidoglio che preferisce, per ragioni economiche, cioè per qualche manciata di euro in più in busta paga, un contratto con altre amministrazioni, pure pubbliche, pure dello Stato. Ma ci sono, a Roma, anche i mille problemi di sempre: quello dei rifiuti, coi cassonetti che straboccano.

Quello delle strade groviera, con le buche che non si rimarginano da sole. Quello del traffico intasato, dei taxi introvabili, dei bus che (non) passano, del degrado che, d’accordo, in una certa misura tocca tutte le grandi città d’Italia, però questa, cribbio, è la capitale, è la prima, la più visitata e la più turistica, la cartolina del Paese. E poi c’è una giunta, a Roma, quella del sindaco dem Roberto Gualtieri, che per metterci una pezza ci mette un aumento dei bonus ai funzionari e ai vigili urbani e alle educatrici e agli sportellisti dell’Anagrafe. Nei soldoni (letteralmente) che ha anticipato l’edizione locale di Repubblica, un premio di risultato che è una sorta di quattordicesima, però sostanziosa. Rimpinzata mica male.

I NUMERI
Per esempio: gli agenti semplici della polizia locale, cioè i pizzardoni, passano da un bonus che prima era di 1.800 euro e adesso può arrivare a 3.100 euro. Oppure: gli impiegati, che fino a ieri, al massimo, raggiungevano quota 1.500 euro, adesso possono aspirare al loro doppio secco, ossia 3mila. O ancora: gli insegnanti e gli educatori che hanno poca anzianità di servizio rialzano da 1.100 euro a 1.700; i funzionari arrivano a 3.100 (contro i 2.700 di prima); gli ufficiali dell’Anagrafe da 1.300 a 1.600.
«Finalmente si ridà appeal al lavoro presso Roma Capitale», chiarisce una nota della Uil Fpl, ieri, dopo la firma del nuovo contratto collettivo decentrato e integrati dei dipendenti capitolini, una trattativa durata mesi, coi sindacati da una parte del tavolo e gli uomini di Gualtieri dall’altra: così contrastiamo pure «l’esodo dei dipendenti avvenuto negli ultimi anni a favore di altre pubbliche amministrazioni». 

 

Ché a guardare i numeri, bastano quelli, ti viene male: la macchina amministrativa romana, per carburare, avrebbe bisogno di almeno (almeno) 31mila persone, invece può contare solo su 22.500 impiegati. Un po’ pochini, ne mancano quasi 10mila all’appello e 10mila in meno fanno la differenza. Vai a spiegarglielo, poi, ai residenti del Flaminio o dei Parioli o di Primavalle o di Ponte Mammolo o di dove vuoi, vai a dirglielo che la raccolta della monnezza è rallentata perché mancano i netturbini, che le lungaggini per richiedere il passaporto sono dovute agli uffici mezzi vuoti, che se devi avere un certificato, un certificato qualunque, passi le sette fatiche di Ercole perché chi c’è dall’altra parte del vetro di plexiglass farà pure i salti mortali ma quando sei sotto organico, spesso, manco i salti mortali servono a granchè. Ha fatto bene, Gualtieri. Ha fatto bene a “premiare” (a scanso di equivoci, il rialzo di rendimento sarà operativo solo a partire dall’anno prossimo, dal 2024) i dipendenti che lavorano e lavorano tanto e lavorano bene: però, ecco, i guai di Roma non si risolvono in un amen.

MANCA L’ORGANICO
E non si risolvono velocemente nemmeno le carenze d’organico, specie se l’addio al posto fisso, sotto il Campidoglio, è talmente generalizzato che, solo a inizio giugno, su 349 convocati per la (non più tanto) agognata assunzione, hanno firmato appena in 103, che significa meno di un terzo. Mettici l’inflazione, mettici la spesa al super che è diventata un salasso (mica solo a Roma, ma ci siamo capiti), mettici il costo della vita (idem) che l’abbiamo notato tutti, la frittata è servita. I dipendenti comunali sono una risorsa, sul Tevere come sull’Arno come sui Navigli. E lo sono perché i servizi al cittadino passano necessariamente attraverso di loro. Passano dai servizi esterni di sicurezza stradale della municipale (che adesso prenderanno 7 euro tondi tondi, e non più 4.5, per le attività diurne e 10 per quelle notturne); passano per l’accoglienza e lo sportello al pubblico (che si rialzano fino a 7,5 euro contro i 5 di prima); passano per le maestre del nido (15 euro giornalieri e non gli attuali 6,2, ossia il 150% in più); passano per quei 42 milioni di euro complessivi stimati per il 2023 e il 2024 che si aggiungono, non a caso, al “tesoretto” di 166 milioni di euro del fondo per il salario accessorio. «Con questo accordo», commenta il sindaco Gualtieri, «puntiamo a valorizzare la professionalità e l’impegno per Roma Capitale, blocchiamo la fuga verso altre pubbliche amministrazioni che troppo spesso condiziona il nostro reclutamento di personale e investiamo per migliorare la qualità dei servizi ai cittadini». Ecco, appunto.

 

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