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Elly Schlein, un periodo nero per la segretaria Pd: "Finita con la Belloni"

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Daniele Dell'Orco
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Di innovazioni alla guida del Pd Elly Schlein ne ha portata solo una: quella cromosomica. Il suo approdo al Nazareno non ha cambiato di una virgola gli equilibri interni ed esterni ad un partito in perenne crisi di identità. Con la differenza che, da “esterna” ai dem (prima delle primarie non aveva nemmeno la tessera) si era spacciata come grande riformatrice. Anche per questo il cosiddetto “effetto Schlein” le si sta ritorcendo contro come un boomerang. Siccome da grandi poteri derivano grandi responsabilità, e stante la congenita insofferenza della sinistra, i suoi compagni di partito potrebbero perdere la pazienza anche prima del solito proprio perché la bacchetta magica non l’ha mai sfoderata. L’anno prossimo varie regioni andranno al voto, ci sarà bisogno delle coalizioni, ma nessun cartello sarà mai competitivo finché il suo Partito democratico resterà intorno al 20%, continuerà ad incassare batoste e insisterà sulla ricerca di un ticket col M5S.


In più, si rinnoverà il Parlamento europeo col proporzionale, e se il Pd vuole davvero insidiare Fratelli d’Italia deve dare dei segnali di vita. Elly Schlein non ne sta inviando. Al contrario, invece, secondo quanto riportato da Dagospia, la dem è già avvolta da un vento di separazione che però non parte dai mugugni della base Pd ma da dentro casa sua. Fisicamente. Il sito di D’Agostino ha lanciato infatti l’indiscrezione che la sua storia d’amore con Paola Belloni sarebbe giunta al capolinea. Certo non significa che la favola queer più amata dai progressisti di tutta Italia sia davvero andata in frantumi. Di smentite però non ne sono arrivate. Magari per tenere al riparo la Belloni. Anche perché già nella scorsa primavera la riservatissima compagna della Schlein si era detta scocciata dalla morbosa curiosità da parte dei rotocalchi italiani verso la nuova leader apertamente Lgbtq+, e di essere «stata travolta, ma per fortuna non annichilita» dall’outing forzato dalle loro foto finite sui giornali «perché ho una rete amicale e familiare che mi sostiene. Mi chiedo solo cosa sarebbe successo se io questa rete non l’avessi avuta».

 


Da personaggio pubblico in vista, Schlein ha però dovuto dire addio in una certa misura alla sua privacy già da tempo, ché gli intrecci tra vita politica e sentimentale non possono certo riguardare sempre e solo Meloni, Salvini e, per vent'anni, Berlusconi. All’imperscrutabile Belloni, magari, questo inevitabile aspetto relazionale potrebbe essere stato difficile da accettare. Il suo nome è balzato agli onori delle cronache qualche mese fa, quando venne appunto paparazzata per la prima volta in compagnia della Schlein. Della sua biografia non si sa molto. Lei stessa aveva più volte chiesto in un post sul suo Instagram, dov’è presente con un profilo privato, di voler rimanere distante dai riflettori. Online si trovano però ugualmemte foto tratte da questa pagina social che resta poco frequentata e con una manciata di scatti, tra cui compare uno con la scrittrice Michela Murgia. Anzi, è proprio l’alone di mistero che contribuisce in qualche modo ad aumentare l’interesse. Sono però i suoi sfoghi in risposta al giornalismo più attento al gossip che alle notizie ad aver fatto circolare il suo nome in tutta Italia.
Un caso ben noto fu quello dell’armocromista personale di Schlein, che secondo la Belloni occupò i salotti televisivi, gli articoli di giornale e i programmi radiofonici più dei processi di Roberto Saviano. Di cui, insieme all’amica Murgia, è una grande sostenitrice. Entrambe l’hanno difeso in tribunale nella causa per diffamazione mossa da Giorgia Meloni dopo essere stata insultata in diretta tv per la gestione dell’emergenza-migranti. Ma in altri post più recenti, la Belloni si è spesso abbandonata a valutazioni che contribuiscono a chiarire meglio il suo pensiero perlomeno in merito ai diritti. Si è espressa sulla mancanza del matrimonio egualitario, sull’assenza di tutele per i figli di famiglie omogenitoriali e sull’affossamento della legge contro l’omolesbobitransfobia. Si è, insomma, esposta. In modo certamente non così sorprendente, ma sufficiente per poterla considerare un soggetto para-politico, specie visto il suo rapporto sentimentale con la Schlein. O, dando per buono il sussurro di Dagospia, l’ex rapporto sentimentale.

 

 

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