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Matteo Renzi, il giudice che lo ha salvato lo hanno voluto i grillini

Paolo Ferrari
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«La sentenza Renzi aiuta Dell’Utri, Santanchè&C: Processi in pericolo chat inutilizzabili senza l’ok del Parlamento», è stato il titolo di apertura ieri del Fatto Quotidiano. «La Consulta allarma le toghe, ora i messaggi della ministra sono inservibili. Rischi per le indagini sulle stragi, La Russa JR e Onorato», il drammatico sommario che prefigura scenari apocalittici per i procedimenti in corso che vedono come imputati parlamentari o parenti di essi.

Leggendo poi l’articolo, a doppia firma e a cui è dedicata una intera pagina, viene più volte citata questa «sentenza Renzi» che legherebbe le mani ai pm quando invece ha solamente equiparato i messaggi di posta elettronica, o quelli inviati con uno dei tanti sistemi di messaggistica istantanea, alla normale corrispondenza spedita con la busta di carta ed il francobollo. Una ovvietà, si potrebbe dire, nel terzo millennio.

Ciò che manca nel lungo articolo, però, è un “piccolo” particolare: il nome dell’estensore della sentenza che da ora in avanti obbligherà i magistrati a rispettare la Costituzione e quindi a chiedere l’autorizzazione alla Camera di appartenenza per acquisire le comunicazioni contenute nella memoria del telefono del parlamentare o del suo interlocutore.

Si dà il caso, infatti, che l’estensore, che peraltro ha usato parole durissime con i pm fiorentini che avevano acquisito senza il permesso del Senato i messaggi che l’imprenditore Marco Carrai aveva scambiato con Renzi, sia il professore Franco Modugno, ex ordinario di diritto all’Università La Sapienza ed eletto giudice costituzionale a dicembre del 2015 in quota M5S.

GRANDE COSTITUZIONALISTA - Il suo nome era stato fatto personalmente da Danilo Toninelli, l’allora parlamentare pentastellato incaricato da Beppe Grillo di seguire le questioni costituzionali. Sul sacro Blog delle stelle, prima del voto delle Camere, era addirittura uscito un articolo firmato da «M5s Parlamento» con cui si candidava ufficialmente il giurista romano alla Consulta.

«Franco Modugno è uno trai maggiori costituzionalisti italiani viventi», esordiva il post, ricordando che il professore «non è un soldato di partito ma un nome alto per competenza e indipendenza personale che invitiamo tutti a votare». «I requisiti per il M5S sono noti: personalità fuori dai partiti, niente politici di professione, moralità e condotta incensurabili, profilo alto e comprovata indipendenza», sottolineavano infine dal Blog di Grillo.

Oltre ad essere indipendente e senza pregressi legami politici, Modugno aveva anche firmato numerose pubblicazioni con Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte Costituzionale e poi dell’associazione Libertà e Giustizia che i grillini volevano candidare al Quirinale al posto di Sergio Mattarella. Stupisce, ma fino ad un certo punto, che Marco Travaglio e soci abbiamo omesso questo aspetto. Se Modugno non fosse stato convinto della bontà della sua tesi, poteva rifiutarsi di fare l’estensore della «sentenza Renzi». Purtroppo al Fatto Quotidiano gli unici giuristi che vanno bene non sono quelli che rispettano la Costituzione della Repubblica italiana ma quelli che danno sfogo alle pulsioni manettare e forcaiole.

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