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Roberto Calderoli, autonomia: "Tanti chiacchieroni ci hanno provato. Io tengo duro"

Roberto Calderoli

Hoara Borselli
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Bergamasco, 67 anni, molte volte membro del governo negli anni scorsi e attualm e n t e ministro per gli Affari regionali e le Autonomie. Roberto Calderoli è sempre stato uno degli esponenti di punta della Lega. Libero, spavaldo, spesso provocatorio, colto, le sue doti sono riconosciute anche dai più acerrimi avversari. Determinato a portare a compimento la riforma sull’autonomia differenziata. Lo ha detto : «Io non mollo».

Ministro, a che punto siamo con la riforma dell’autonomia differenziata?
«La macchina del voto in commissione sull’autonomia differenziata è ufficialmente avviata. Proprio ieri abbiamo concluso l’espressione dei pareri, compreso quello relativo all’art. 3 che riguarda le modalità di definizione dei diritti essenziali delle prestazioni e che rappresenta il nodo di tutta la legge. È una definizione che si attende da 22 anni e nessuno ha mai fatto, un salto in avanti nella qualità della democrazia nel Paese. Un’operazione che tanti chiacchieroni hanno discusso e che nessuno ha mai fatto. Ci voleva l’autonomia differenziata per arrivare a questa definizione dei livelli dei diritti civili e sociali cui tutti devono usufruire sul territorio nazionale».

Ha dichiarato che «questa riforma non è una gara dei 100 metri ma una maratona. L’importante è arrivare alla meta».
«È così. Io non mollo, nonostante stiano cercando di minare la mia incolumità fisica (sorride). Abbiamo iniziato a votare gli ordini del giorno, precisamente cinque. Stiamo attendendo i pareri della quinta commissione per poter votare gli emendamenti. Personalmente ho fornito tutti gli approfondimenti, gli studi, le analisi fatte dal comitato tecnico che hanno portato alle individuazioni di quali delle 23 materie che possono essere oggetto di trasferimento abbiamo una riferibilità ai livelli essenziali delle prestazioni. Questi sono i presupposti che per verificare quali servizi e quali prestazioni siano collegabili ad un diritto civile e sociale, stabilirne il livello essenziale e i relativi costi e fabbisogni».

 



 

Su cosa le opposizioni le stanno facendo più ostruzionismo?
«Adesso rispetto a ciò che chiedevano è stato tutto assolto. È chiaro che il Clep (Comitato per i Livelli Essenziali delle Prestazioni) sta lavorando, e lo farà anche nel mese di agosto.
Dalla lettera che mi è stata inviata mi hanno rassicurato che nel mese di settembre mi formuleranno tutte le ipotesi sui livelli stabiliti e mi forniranno tutta la documentazione necessaria per procedere. Certo quindi che in quel mese scioglieremo tutti i nodi anche con le opposizioni, per evitare ulteriore stallo alla riforma».

Anche se non di sua competenza ministeriale, cosa ne pensa della preoccupazione sui tagli del Pnrr avanzata dalle Regioni che temono in assenza dei fondi di dover bloccare i cantieri?
«Io ritengo che il confronto diretto fra il ministro Fitto e le singole Regioni possa far superare ogni tipo di problematica».

È quindi una preoccupazione infondata?
«No, la preoccupazione c’è, va affrontata e risolta. A fronte di progetti che non possono essere rendicontati o non rientrano nelle varie tipologie previste dal Pnrr o che non possono essere realizzate entro giugno 2026, qualunque ipotesi avrebbe determinato un diniego di queste risorse. Se vogliamo però realizzare questi progetti, dobbiamo trovare attraverso altri fondi le risorse per poterli concludere come era stato stabilito».

Ieri ha preso parte alla seduta del Cipess che ha destinato alle Regioni risorse dal Fondo Sviluppo e Coesione...
«Esattamente così, abbiamo dato il via libera a oltre 32 miliardi del ciclo di programmazione 2021/27, che saranno fondamentali per finanziare iniziative dirette a ridurre i divari e contribuire alla crescita economica. Valorizzare le eccellenze e promuovere misure di supporto che favoriscono lo sviluppo dei territori è lo stesso identico principio cardine dell’autonomia differenziata: coesione, sussidiarietà, trasparenza e buona amministrazione».

 



Secondo lei perché la maggioranza ha dato il via libera all’ordine del giorno di Fratoianni che riapre l’ipotesi di una patrimoniale?
«Perché non l’ha letto (sorride). La maggioranza ha votato a favore di un ordine del giorno di Fratoianni perché c’era un parere favorevole del governo. Evidentemente chi rappresentava il governo non lo aveva letto. Perché è antitetico al nostro programma e al nostro progetto di vita e di fede politica».

L’ipotesi di un rinvio di qualche mese nel taglio del Reddito di cittadinanza è secondo lei ragionevole?
«No. Si scopre il taglio del reddito come se fosse arrivato da un decreto legge fatto a luglio. Questo è il contenuto della legge di bilancio del 2023 e sembra se ne accorgano oggi. Lunedì 7 agosto convocherò una riunione straordinaria per discutere i decreti attuativi della ministra Calderone affinché si creino i presupposti per consentire, a coloro che oggi percepiscono il reddito e gli verrà sospeso, di poterlo compensare con lo stipendio derivante da un lavoro».

Come vede il segnale negativo del Pil nel secondo trimestre?
«Un calo che si inserisce in un andamento dell’attività di impresa a livello europeo, non solo italiano. L’inflazione e la politica monetaria della Bce impensabile che non producessero un calo del Pil. Se continui ad aumentare il costo del denaro è evidente che hai rallentamenti sul fronte dei privati e delle imprese. Era prevedibile».

Ministro, ci dica la verità, per il governo l’inconsistenza dell’opposizione è un’opportunità o rappresenta una palla al piede?
«Nessuna delle due cose. È un problema per il Paese». 

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