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Pier Silvio Berlusconi? La "manina" che lo spinge verso Forza Italia

Tommaso Montesano
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Inutile girarci intorno. Anche la semplice ipotesi che Pier Silvio Berlusconi possa, in un futuro non troppo lontano, raccogliere il testimone di papà Silvio e mettersi alla testa di Forza Italia ha messo in fibrillazione il mondo azzurro. Gli ingredienti per attirare l’attenzione ci sono tutti: il desiderio degli elettori forzisti certificato da un sondaggio, l’apertura del secondogenito del Cavaliere, l’attesa per una possibile nuova “discesa in campo” sulle orme di quella del 1994.

A maggior ragione, l’indiscrezione non ha lasciato indifferenti quelli della “prima ora”, ovvero i protagonisti dell’avventura politica di Forza Italia fin dal battesimo del movimento azzurro. Prendiamo Roberto Formigoni, quattro mandati alla presidenza della Regione Lombardia, dal 1995 al 2013. «Per Forza Italia, Pier Silvio sarebbe un valore aggiunto. E la conferma, non solo dal punto di vista economico, dell’impegno della famiglia per il partito», premette l’ex governatore. La competenza non sarebbe un problema: «Tanti anni accanto al padre, partendo dal basso, gli hanno permesso di avere un osservatorio privilegiato. Io l’ho conosciuto parecchi anni fa, ma ho un ricordo di un ragazzo sveglio». E l’esperienza alla guida di Mediaset l’ha fortificato: «Ha dimostrato di saperci fare».

 

 

Eppure non sarebbero tutte rose e fiori. «Pier Silvio erediterebbe un partito all’8% e dovrebbe praticamente iniziare da zero. In più, entrerebbe in politica in un momento in cui il centrodestra ha trovato i suoi equilibri». Anche per questo Formigoni, al momento, non ritiene «probabile» la discesa in campo: «L’impegno politico sarebbe incompatibile con il ruolo in azienda e poi come avverrebbe l’ingresso? Pier Silvio si candiderebbe alla segreteria al congresso? Oppure prima affronterebbe la prova delle Europee?».

IL FUTURO AZIENDALE - Proprio il “vincolo aziendale” per Fabrizio Cicchitto, che di Forza Italia e Popolo della Libertà è stato vicecoordinatore e capogruppo alla Camera, è l’ostacolo maggiore per Pier Silvio. «L’operazione è difficilissima per Mediaset e necessaria per il parti«Pier Silvio avrebbe senz’altro le capacità per guidare Fi e sarebbe accolto molto bene dagli elettori, che si sentono orfani. Tuttavia non so se la politica sia la sua aspirazione. Non credo abbia questa intenzione e comunque non l’ha manifestata», sintetizza. Capitolo azienda. «La divisione dei ruoli tra lui e Marina», sostiene Cicchitto, renderebbe tutt’altro che indolore il passaggio in politica del secondogenito di Berlusconi: «A Pier Silvio è assegnata la guida gestionale di Mediaset, è lui l’uomo azienda». E sostituirlo, sottinteso, sarebbe tutt’altro che semplice. Ma poi c’è Forza Italia. E qui serve «come il pane», al termine della fase di transizione affidata ad Antonio Tajani, «la leadership. Adesso i «Fi ha tutto l’interesse a conservare il nome, direi il “marchio” Berlusconi. Ma Pier Silvio, persona responsabile, potrebbe domandersi: “Visto ciò che ha patito mio padre, sono disposto ad affrontare lo stesso? Cosa mi ha insegnato la sua esperienza?”» R. Della Valle movimenti politici sono più leadership che partiti, ed essendo Forza Italia tradizionalmente poco radicata sul territorio, le occorre una figura carismatica».

 

 

Una visione che collima con quella di Stefania Prestigiacomo, deputata con Forza Italia dal 1994 al 2022 e più volte ministro (ad Ambiente e Pari Opportunità), per la quale al momento l’elettore forzista si sente «orfano». «Pier Silvio avrebbe senz’altro le capacità per guidare e sarebbe accolto molto bene dagli elettori», ma anche lei, al pari di Formigoni, nutre dubbi sull’effettivo desiderio del secondogenito di Berlusconi di cimentarsi nell’impresa. «Non so se il sondaggio (quello di Winpoll, secondo cui il 68% degli elettori azzurri vede Pier Silvio come erede del padre, ndr) sia stato realizzato per convincerlo o se la politica sia realmente la sua aspirazione. Io credo che non abbia intenzione di scendere in campo e finora questa intenzione non l’hanno manifestata né lui né Marina».

IL PESO DELLA STORIA - L’avvocato Raffaele Della Valle è stato il primo capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, istituzione di cui è stato anche vicepresidente prima di lasciare l’attività politica nel 1998. La sua è allo stesso tempo un’analisi politica e psicologica del possibile impegno politico di Pier Silvio. «Forza Italia ha tutto l’interesse a conservare il nome, direi il “marchio” Berlusconi, nella sua attività politica. Berlusconi ha lasciato un’impronta indelebile e il riferimento a un componente della famiglia sarebbe determinante». Ma l’avvocato apre anche un altro fronte sulla strada della riflessione del figlio dell’ex premier: «Lui e Marina hanno toccato con mano, respirato, vissuto, le esperienze del padre. Ed è chiaro che Pier Silvio si chiederà: “Cosa mi succederà se decido di percorrere le orme di mio padre”?». Il riferimento, naturalmente, è alle conseguenze giudiziarie della decisione di Berlusconi padre di scendere in campo: «Da uomo responsabile, oltre a chiedersi se un bravo manager può essere anche un bravo politico, si domanderà: “Visto ciò che ha patito mio padre, sono disposto ad affrontare lo stesso? Cosa mi ha insegnato la sua esperienza?”». Di certo il “brand” Berlusconi è più forte che mai: «Io vivo a Monza e da monzese dico che l’appeal è intatto ed è destinato a durare». E il calcio, dopo i successi del Milan, c’entra ancora qualcosa. Non a caso non è più così scontata la vendita del club brianzolo che Silvio ha portato per la prima volta in serie A. Se eredità deve essere, del resto, meglio che sia totale. 

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