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Pier Silvio Berlusconi? Forza Italia lo vuole in campo (e forse si tiene il Monza)

Fausto Carioti
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Ci sono due certezze su Pier Silvio Berlusconi. La prima è che la politica gli piace davvero, e probabilmente lui stesso se ne è reso conto solo dopo la scomparsa del padre. In quei giorni, in cui è normale fare bilanci e riflessioni, ha capito – e confidato ad alcuni – di sentirsi simile a Silvio anche da quel punto di vista. A suo modo, lo ha ammesso pure in pubblico. La chiosa della lettera inviata a Repubblica, «sono figlio di mio padre», significava anche questo: che ha ereditato da lui la voglia di occuparsi della cosa pubblica. Non è casuale nemmeno che in quella stessa lettera abbia scritto «adoro il rapporto con la gente comune. Parlare con le persone mi piace moltissimo e mi dà calore». È la rivendicazione dell’empatia col popolo, che fu la prima ragione del successo politico del fondatore di Forza Italia. Lo stesso Pier Silvio, alla presentazione dei nuovi palinsesti Mediaset, quando ha escluso l’ipotesi di entrare in politica, lo ha fatto con parole nette per l’immediato, ma non per il futuro: «La politica è un mestiere serio, da studiare e imparare. Oggi Mediaset sta attraversando un momento di crescita e devo rimanere a fare il mio mestiere... Mediaset è importante, non potrei andarmene all’improvviso...».

La seconda certezza è la base elettorale su cui, nel caso, poggiarsi per spiccare il balzo. Ecco, quella base c’è. L’istituto Winpoll ha svolto un sondaggio a fine luglio, per tastare il polso agli elettori sulla politica in generale e sull’amministratore delegato di Mediaset in particolare. Sono emerse cose interessanti. Ad esempio, c’è un forte apprezzamento trasversale per il modo in cui il secondogenito del Cavaliere ha cambiato la programmazione delle televisioni del gruppo: il 26% degli italiani ne pensa «molto bene», il 35% «più bene che male» (e insieme fanno il 61%) e solo il 15% ne dà un giudizio negativo. Cancellando le esagerazioni trash di certi programmi, insomma, Pier Silvio sembra aver interpretato bene i desideri del pubblico. E poi ci sono le domande su lui e la politica. Che pensano gli elettori dell’eventualità che segua anche lì l’esempio del padre? Una valutazione «molto» o «abbastanza positiva» la dà il trenta per cento degli interpellati. Che è la stessa percentuale raggiunta dal partito creato dal genitore nel periodo di massimo consenso.

IDENTITÀ FORTE
Colpisce, soprattutto, il modo in cui la pensano al riguardo gli interpellati di diversa fede politica. È favorevole il 68% degli elettori di Forza Italia. E bocciano l’idea il 94% di quelli del Pd e il 97% di coloro che votano M5S. L’uomo, insomma, pur non avendo mai fatto politica, è molto “polarizzante”, chiaramente per via del cognome. Ed essere già percepito come un avversario da chi è schierato a sinistra può essere un fattore positivo, perché gli dà subito un’identità forte. Discorso simile riguardo alla fiducia in lui, che è cosa diversa dall’apprezzarne l’entrata in politica: la nutrono il 94% degli elettori di Forza Italia, l’81% di quelli di Fdi e il 76% dei leghisti (nonché il 68% di chi vota Italia viva e Azione: c’è da stupirsi?).

 

Quota che crolla al 4% tra gli elettori del Pd e al 14% tra i Cinque Stelle. Ma i risultati non sono l’unica cosa notevole di quel sondaggio. Sulla bilancia va messo anche il fatto che esso sia stato rilanciato dai telegiornali Mediaset, sebbene non fossero stati questi a commissionarlo. Va da sé che se la notizia avesse infastidito l’amministratore delegato dell’azienda ciò non sarebbe successo, e oggi sul sito di Tgcom24 non si leggerebbe che quella rilevazione «mostra un aspetto inatteso: per quanto Pier Silvio Berlusconi abbia detto a chiare lettere e senza ombra di dubbio di non essere interessato alla carriera politica, il 94% del campione dichiara di conoscerlo e il 46% di avere fiducia in lui. Un dato che sale al 68% tra gli elettori di Forza Italia...».

Qui finiscono le certezze e iniziano le supposizioni. Che non ci sia un grande annuncio imminente è ovvio. Un’azienda simile non si lascia dalla sera alla mattina e la linea della famiglia è chiara: il credito di cento milioni di euro a Forza Italia è confermato, e questo basta a garantire la sopravvivenza del partito, e l’appoggio al governo Meloni è condiviso dai vertici azzurri e dagli eredi del fondatore. Le cose dovrebbero restare così almeno sino alle Europee del giugno 2024, a maggior ragione se Forza Italia si dimostrerà in grado di passare la soglia del 4%, necessaria per entrare nel prossimo parlamento europeo (ora è quotata al 7,4% e grossi motivi di preoccupazione non ci sono).

TEMPO PER COSTRUIRE
Dopo, però, le cose potrebbero cambiare. Lo stesso Antonio Tajani, oggi segretario del partito, ha un curriculum che può portarlo a coprire un incarico ai massimi livelli della Ue, dove tra un anno si rimescoleranno tutte le carte. Né lui, né nessun altro di Forza Italia, esclude che il ruolo del padre un giorno non lontano possa passare al figlio, e a sperarci sono in tanti.

C’è un po’ di tempo, insomma, che potrà servire a Pier Silvio per capire quanto è forte la voglia di seguire le orme politiche del padre e per “costruire” il suo personaggio pubblico, che intanto si sta mettendo in luce quale editore di larghe vedute, come conferma anche l’ultima campagna acquisti di Mediaset, iniziata con Bianca Berlinguer e non ancora finita. Anche per questo, occhio alla squadra del Monza. Pareva destinata alla cessione da parte dei figli del Cavaliere, ma la trattativa con l’armatore greco Evangelos Marinakis è ferma. Pier Silvio prova un notevole gusto ad avere quel giocattolo tra le mani, come si è visto anche nella sfida contro il Milan per il Trofeo Berlusconi. Tanto che chilo conosce dice che ora starebbe valutando di non cederlo e magari di occuparsene direttamente. Ed è superfluo ricordare il ruolo che il calcio ha avuto nell’epopea politica dell’uomo che il 26 gennaio del 1994 decise di scendere in campo in prima persona.

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