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Chicco Testa: "Schlein troppo verde spaventa la gente", suicidio Pd

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Pietro Senaldi
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«Per fortuna Frans Timmermans toglie il disturbo e se ne torna in Olanda. La sua politica ambientalista in modalità talebana rischia di creare gravi danni alla Ue. Ciononostante, mi pare evidente che la questione verde avrà molto peso nella campagna elettorale per le Europee dell’anno prossimo».

Avremo la sinistra ultra-ambientalista contro una destra eco-prudente?
«Non facciamola così semplice. La von der Leyen presiede la Commissione più radicale di sempre sui temi dell’ambiente, eppure è del Ppe. Storicamente era la destra conservatrice più sensibile ai temi ecologici e la sinistra più votata allo sviluppo socio-economico, ma ormai le parti in gioco si scambiano di continuo. Certe volte mi sembra che parli Fratoianni e invece è Alemanno. Poi vedo la Meloni che fa scelte stataliste, mentre la destra dovrebbe essere a favore del mercato, come sulle banche, e la sinistra che applaude mentre nella stagione precedente era lei a favore del mercato...».

Però la destra si è un po’ fatta sfilare dalla sinistra il tema della tutela dell’ambiente. Come mai?
«Forse ha dormito un po’ troppo. Il Pd invece si è buttato a capofitto nella battaglia ambientalista perché gli consente di colmare il vuoto creato dalla caduta delle sue precedenti ideologie. Una buona parte della cultura politica della sinistra è rimasta anticapitalista e antimperialista, allergica al mercato e alla tecnologia come creatrice di progresso, e la lotta al riscaldamento globale le consente di mantenere in stato d’accusa i Paesi più ricchi. Ma il problema oggi sta anche nelle emissioni degli ex Paesi in via di sviluppo come la Cina e l’India».

«Che cos’è la destra, che cos’è la sinistra?», cantava Giorgio Gaber a inizio millennio. Se lo chiede oggi Chicco Testa, ex segretario di Legambiente, ex deputato del Pci nonché presidente di Enel e habitué dei consigli d’amministrazione delle più grandi aziende italiane, il quale il 4 settembre organizzerà a Roma con For (Fondazione Ottimisti e Razionali) e con Nazione Futura, associazione della destra, un forum dedicato a trovare risposte alla domanda posta dall’immortale cantautore più di vent’anni fa. «Destra e sinistra è sempre più difficile distinguerle» nelle scelte concrete, premette il manager, «ma condivido con Gaber il pensiero che, malgrado tutto, l’ideologia c’è ancora e ti porta ad attaccare quello che dice l’altro a prescindere, anche se sostiene tesi che fino al giorno prima erano le tue. Io penso che, anche riguardo all’ambiente, servirebbe un maggiore spirito repubblicano, che consenta di riconoscere l’esistenza di alcuni problemi e cercare di risolverli avendo un atteggiamento meno fazioso».

Ma l’ultra-ambientalismo porterà consensi al Pd?
«Secondo me la segreteria attuale purtroppo è la conferma che il Pd sull’ambiente ormai è diventato il partito delle Ztl, le zone a traffico limitato. La sinistra della Schlein è un concentrato di tic, pensa che il mondo inizi e finisca nei centri storici delle città».

Quindi i temi verdi faranno perdere la sinistra?
«Possono danneggiarla, se vengono portati avanti in maniera così assertiva e ideologica. Il Pd non può copiare la propria politica ambientale da Bonelli, che da trent’anni prende il 2% perché non è credibile. La Schlein sbaglia ad affrontare i temi verdi con il piglio della battaglia all’ultimo sangue: così fidelizza i suoi ma non si espande».

I ragazzi di Ultima Generazione che bloccano le strade e imbrattano i monumenti quindi fanno il gioco di Meloni e soci?
«Irritano la gente comune e, quando parlano, si rivelano sempre disinformati sui loro temi. Ioli derubricherei a fenomeno di folklore, il quarto d’ora di celebrità a cui, secondo la massima di Andy Warhol, abbiamo tutti diritto nell’era moderna».

Però la tematica del cambiamento climatico sembra aver fatto breccia tra gli elettori...
«Sì, ma sono convinto che i partiti conservatori possano trarre molto vantaggio dall’ultra-ambientalismo della sinistra, soprattutto se assumono un atteggiamento realistico. L’emergenza climatica è una realtà da affrontare con intelligenza, evitando dogmatismi, nell’un senso come nell’altro. Biden, negli Usa, non rincorre la Ocasio-Cortez; fa il verde, ma ha firmato nuove concessioni per l’estrazione di petrolio».

Sta cambiando il sentiment delle persone, l’eco-ansia non è più di moda?
«Il sentiment lo creano i media. La maggioranza dei cittadini mi pare confusa sul tema. Le catastrofi si possono annunciare tre-quattro volte, poi il messaggio diventa logoro e l’effetto è quello della favola di Esopo, con il pastorello che grida “al lupo, al lupo”. Il mondo, sfogliando i giornali allarmisti di inizio secolo, sarebbe già dovuto finire tante volte. Negli anni Sessanta vivevamo con la minaccia atomica, ma è stato un periodo di libertà e spensieratezza straordinarie».

Le persone temono di impoverirsi con la transizione economica?
«Temono l’insensibilità delle forze politiche ultra-ambientaliste rispetto alle difficoltà economiche che una transizione ecologica veloce e non progettata può provocare nelle loro tasche. La guerra, la crisi energetica, l’inflazione: primum vivere, le ansie del portafoglio sono più incombenti di quelle ecologiche. E qui misi lasci dire che la sinistra pare cieca e sorda davanti alle preoccupazioni della gente comune. Quando ero iscritto al Pci, la sinistra cercava di trovare soluzioni buone per tutti, e questo era il suo bello. Oggi si preoccupa solo della minoranza che vuol rappresentare».

Lei è l’ex segretario di Legambiente ma la accusano di essere un negazionista climatico. Cosa le è successo?
«La scienza si è politicizzata. Leggo punti di vista autorevoli sul cambiamento climatico ma chiunque dubita oggi viene tacciato di essere un traditore dell’umanità. Lo stesso uso della parola “negazionista,” una parola terribile nata per accusare chi nega lo sterminio degli ebrei, mostra un furore ideologico dogmatico. C’è un sovraccarico di ideologia totalitaria che grava sulla scienza e soprattutto sugli scienziati, che sono spesso indotti a conformarsi. È un approccio medioevale ai problemi, perché la scienza moderna è invece probabilistica, ha abbandonato le certezze assolute da tempo».

Ma lei cosa pensa in cuor suo?
«I cambiamenti climatici sono questioni molto serie, che hanno fatto anche scomparire intere civiltà. Il dibattito attuale è surreale, si confondono meteo e clima. Certo il pianeta da un secolo si sta surriscaldando e probabilmente, almeno in parte, questo è dovuto all’opera dell’uomo. Le iniziative dell’Europa per incidere sul clima però sono diseconomiche: enormi sacrifici, scarsi e incerti risultati, ancora minore lungimiranza. L’Italia produce meno dell’1% delle emissioni globali, l’Europa meno del 7».

Dobbiamo dare il buon esempio, si dice...
«Non sono d’accordo, devi essere ragionevole. Prendiamo le auto: l’obiettivo ambientalista dovrebbe essere avere meno emissioni possibili e ci vorrebbe un approccio di neutralità tecnologica. Vedo invece che all’Europa preme soprattutto la diffusione delle auto elettriche e l’eliminazione del motore a scoppio, a prescindere dalle potenzialità inquinanti. Tant’è che Bruxelles frena sui biocombustibili italiani e su quelli sintetici tedeschi e punta sulle batterie, facendo gli interessi della Cina anziché degli Stati membri».

Pensa che la Ue abbia imboccato una via senza ritorno?
«La retromarcia sulle auto mi pare complessa, si è andati troppo avanti. Certo in Europa inizia a serpeggiare preoccupazione sull’ultra-ambientalismo. In Germania hanno reso obbligatorie entro il 2030 le pompe di calore in ogni casa e l’estrema destra di Adf è schizzata nei sondaggi. Macron è pressato dai gilet gialli sul gasolio e dagli agricoltori francesi contrari ai nuovi limiti su pesticidi e fertilizzanti, idem in Olanda...».

Si accusa l’economia verde di essere una lobby di speculatori...
«Qualunque cosa fai in politica c’è chi ci guadagna e chi ci specula. Questo è un falso problema».

L’Italia è pronta a guadagnare dall’economia green?
«Sull’onda della transizione ecologica in Italia sono nate molte aziende che vanno anche bene ma sono tutte importatrici di tecnologia. In materia non siamo degli innovatori. Investiamo poco, a parte il reattore commerciale che l’Eni dice dovrebbe aver pronto per il 2030».

Cosa più la infastidisce degli ambientalisti alla Greta Thunberg?
«Un vero ambientalista dovrebbe mettere i rifiuti nel termovalorizzatore per ricavare acqua calda ed energia anziché riempire le discariche, battersi per il nucleare, che è la sola energia di grande potenza a emissioni zero, lavorare per sostituire il parco auto italiano, il più vecchio e inquinante d’Europa, con motori più puliti, invece che distribuire incentivi ai ricchi che comprano auto elettriche utilizzabili solo nel centro delle città. La risposta all’inquinamento sta in più scienza e progresso. Grazie al navigatore che ti indica la strada, ciascuno di noi sta in auto decine di ore in meno l’anno. Pensi al risparmio di benzina...». 

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