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Ustica, il doppiopesismo rosso sulle parole di Cossiga

FRANCESCO COSSIGA

Fabrizio Cicchitto
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Su un punto sono d’accordo con Rino Formica, e cioè che anche per possibili riforme istituzionali conviene a tutti confermare fino alla scadenza del mandato la presidenza di Mattarella. Lo dico aggiungendo anche, per chiarezza, che non credo affatto a quello che sostiene Formica e cioè che siamo alla vigilia di una pericolosa operazione reazionaria sotto la regia di Giorgia Meloni che ci riporterebbe indietro nel tempo e nello spazio, quasi vicino a Salò.

Addirittura la mia lettura sulle intenzioni di fondo di Meloni è di segno opposto: casomai, il suo obiettivo è quello di operare una calibrata conversione al centro, mantenendo sia pure faticosamente l’unità del centrodestra ispirandosi alla cultura neoconservatrice di Robert Scruton. Questa valutazione pregiudiziale non risolve il problema costituito dalla recente sortita di Giuliano Amato che a più di 40 anni di distanza ha riproposto l’interrogativo sulle responsabilità della caduta del Dc9 nel 1980 con 81 vittime.

 

 

Nella sua intervista a Repubblica era così perentoria la certezza di Amato rispetto alle ipotesi del missile francese che le due pagine di testo sono state accompagnate in prima pagina da una sorta di ultimatum alla Francia. Tutto ciò però non era sostenuto dalla prospettazione di nuove prove.
Sostanzialmente Amato ribadiva un suo convincimento personale.

Il giorno dopo in una intervista a La Verità Amato ha fatto una mezza marcia indietro («Non ho nuovi elementi, quella del missile è sempre stata la mia convinzione»), in più è risultato in imbarazzo di fronte al fatto che non risultava a nessuno che Craxi avesse avvertito del pericolo Gheddafi nel 1980 e non nel 1986. Amato sta procedendo a zig zag: dopo ha fatto un mezzo passo avanti nuovamente su Repubblica. In ogni caso questa sortita di Amato consente di prendere di petto una questione di fondo. Tutte le sentenze sono comunque suscettibili di discussione e di dibattito. Ma ce ne stanno alcune, vedi quella sulla strage di Bologna del 1980 che per la sinistra non possono essere mai messe in discussione nella definizione di fondo che si tratta di “strage fascista” a meno di correre il rischio per chi lo fa di essere a sua volta definito un nazifascista dei Nar.

Avanziamo questo interrogativo perché Amato, e con lui Repubblica e uno schieramento assai vasto di esponenti politici, si assume la potestà di negare ogni validità alla assoluzione, sancita anche dalla Cassazione, dei generali della aeronautica. Ma su tutta la vicenda riguardante l’abbattimento del DC9 e la stessa strage di Bologna esistono tesi contrapposte, entrambe avanzate da personalità dalla indubbia fede democratica, ad esempio Zamberletti e Parisi.

 

 

Lo stesso Cossiga viene usato con correnti alternate. Cossiga è un testimone assolutamente credibile quando afferma che l’Itavia è stata colpita da un missile francese. Poi però Cossiga diventa del tutto inattendibile, degno di criminalizzazione quando afferma invece che la Mambro e Fioravanti sono innocenti rispetto alla strage di Bologna. Come si vede, siamo di fronte ad un contenzioso di non poco conto. Un ultimo punto: Giuliano Amato ha affermato che «la richiesta (di intervista ndr) che mi è arrivata da Simonetta Fiori ha incontrato il mio bisogno di verità che ad una certa età diventa più urgente». Questa frase di Amato ha accentuato il nostro rammarico per il fatto che l’intervistatrice non gli ha fatto una ultima domanda su una questione di cui però egli a suo tempo si era già pronunciato. Anni fa ha affermato in una intervista su Reset parlando di una «inaudita strumentalizzazione da parte del Pds, dell’inchiesta Mani Pulite per distruggere Craxi e che fu molto vile questo modo di farci fuori per via giudiziaria, perché noi ci eravamo sempre avvalsi di armi politiche». Si tratta di qualcosa di meno drammatico di una strage che ha colpito 80 persone. Si è trattato però di qualcosa che ha colpito e distrutto la comunità politica di cui Amato ha fatto parte anche con altissime responsabilità in una fase decisiva della sua attività politica dagli anni Ottanta fino al 1992. 

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