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Pd, cortocircuito-Emiliano: sul Ponte sta con la Lega e bacchetta Schlein

Sandro Iacometti
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«Se non te lo meriti, San Nicola non ti aiuta». Sono in molti a chiedersi se San Nicola, al di là del merito, lo abbia aiutato davvero. Certo è che da parecchi anni Michele Emiliano continua a navigare sfruttando venti e correnti che avrebbero fatto naufragare chiunque. Anti-renziano quando l’ex segretario del Pd era un sultano, filo-grillino quando i dem erano in guerra coi pentastellati e ora, dopo i continui attriti con la nuova leader del “suo” partito Elly Schlein, addirittura al fianco di Matteo Salvini sul Ponte sullo Stretto. Qualcuno lo accomuna spesso al suo gemello-diverso Vincenzo De Luca. Entrambi sindaci di successo e poi supergovernatori con un potere nel territorio che consente manovre politiche spericolate al limite del consentito. Ma il paragone può essere spinto fino ad un certo punto.

AVVERSARI E COMPAGNI
La frequentazione giovanile con il calcio e la pallacanestro, malgrado la stazza non banale, gli ha insegnato a liberarsi facilmente degli avversari e a farsi trovare sempre pronto a ricevere la palla. Un’abilità che deve essergli tornata utile anche negli anni passati in magistratura, con incarichi non facili come quello ricoperto dal 1995 a Bari di sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia. Ma è in politica che viene veramente fuori la sua capacità di disorientare un po’ tutti, dagli avversari ai compagni di squadra. Eletto a sorpresa sindaco di Bari alle amministrative del giugno 2004, Emiliano inizia il suo zigzagare nella sinistra restando sempre ben saldo, per ben 10 anni, sulla poltrona di primo cittadino. Nel 2014 vince le primarie del Pd in Puglia e nel 2015, mettendo insieme, oltre ai dem, Sel, Comunisti, Udc e varie liste minori, conquista la Regione, prendendo il posto di Nichi Vendola.

 

Da allora parte una girandola di polemiche continue con chiunque non condivida le sue idee, partito o non partito. Trivelle, Tap, Ilva. Emiliano si allea con tutti pur di ottenere i suoi obiettivi. Non sempre i colpi (fortunatamente, nel caso del gasdotto con l’Azerbaijan che ci ha salvato durante la crisi energetica) vanno a segno, ma alla fine lui resta sempre in piedi. Ed è questo quello che conta. L’idillio con il nuovo capo dei dem si può tranquillamente dire che non è mai scoccato. E l’insistenza della Schlein sul no al terzo mandato dei governatori, che

impedirebbe ad Emiliano di ricandidarsi, c’entra fino ad un certo punto (tanto lui siricandiderà comunque). Al contrario, invece, il governatore pugliese non ha evitato di nascondere le sue simpatie per Giorgia Meloni. «È una donna brava, intelligente e molto pericolosa per il centrosinistra», ha spiegato qualche mese fa, precisando che si conoscono da anni e che lui andava apposta ai suoi eventi in Puglia per «garantirle la possibilità di parlare».

Del resto, l’idea che Emiliano ha della sua Puglia è quella di un regno. E da lì deriva anche la sua linea politica. «Parliamoci chiaro, alle regionali in Puglia, dove fa un bel risultato, il Pd prende il 19%. Noi le ultime elezioni le abbiamo vinte con il 47%», ha detto, sottolineando che i dem sono solo una piccola parte della coalizione che guida la regione. Ed è da questa prospettiva che la Schlein viene considerata poco più di una ragazzina con le ore contate: «Avere la collaborazione di tutti è una pretesa legittima. Poi però deve superare la prova. E mi auguro che lei abbia lo standing e la forza fisica e morale di superare il complesso della sinistra, che è quello di elidere le leadership».

SÌ ALL’OPERA
E siccome la sua, invece, se la sente salda e rocciosa, ieri il governatore si è concesso una virata a sorpresa, l’ennesima. Questa volta verso il leader della Lega. Per carità, la Zes unica per il Sud appena varata non va bene e l’economia italiana è ferma, ma l’intervento di Salvini alla Fiera del Levante di Bari gli è piaciuto: «Apprezzo il cambiamento di stile di comunicazione del ministro e ho apprezzato praticamente ogni parte del suo discorso.

Mi auguro che possa riportare alla presidente Meloni le questioni che abbiamo posto». Ma non è tutto. Alla fine c’è persino il sì al Ponte: «C’è una maturazione del progetto che, dentro una logica europea, comincia a trovare una giustificazione. Se riusciremo a decarbonizzare l'ex Ilva è chiaro che questa industria potrebbe essere messa a disposizione di questa grande impresa dell'ingegneria italiana». E via verso altre perigliose rotte. Sempre con l’aiuto di San Nicola, s’intende.

 

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