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Bce, il manuale della Lagarde è un euro-disastro

Mario Sechi
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Un anno fa, l’intellighenzia informava il mondo che la vittoria del centrodestra era la sventura dell’Italia, che Giorgia Meloni era una piaga biblica che planava sui conti dello Stato, che i mercati ci avrebbero spedito all’inferno, che l’Europa era pronta a isolare la nazione guidata da un manipolo di “fascisti”, l’ondata nera. Un anno dopo, la terza rata del Pnrr è pronta all’incasso (18,5 miliardi di euro), lo spread è a quota 175 punti base (un anno fa era a 228), il Paese che è in recessione non è l’Italia, ma la Germania.

Sia chiaro, lo scenario impone la massima prudenza. Un anno dopo, sappiamo che il cammino del governo è pieno di insidie, che la produzione è in brusca frenata, che la legge di Bilancio sarà un duro lavoro di taglia e cuci, che stanno emergendo tutti i problemi globali (e locali, vedere alla voce Giuseppe Conte, il leader della spesa) finiti sotto il tappeto negli ultimi tre anni. La pandemia ha dato il via alla corsa ai sussidi e ai bonus, la riapertura delle attività ha fatto decollare i consumi, è partito il gran premio dell’inflazione, l’economia si è surriscaldata, siamo in piena de-globalizzazione, il dollaro è più forte dell’euro.
 

 


Christine Lagarde disse che l’inflazione era “transitoria”, chi andava al supermercato aveva qualche dubbio, perché il problema non era solo alla pompa di benzina, pesava sul carrello della spesa. Dopo esser partita in ritardo rispetto alla Federal Reserve, la Bce ha alzato i tassi a ripetizione per fermare l’inflazione. Pilota automatico, il manuale degli economisti. Non sempre funziona. Risultato: il denaro costa troppo, prestiti e mutui sono crollati, il mattone si è fermato, la produzione sta andando giù. Basta chiedere lumi agli imprenditori della Fabbrica d’Italia per capire l’aria che tira: il Grande Nord ha bisogno di fiducia e non del funereo ritorno dei bollettini Covid. Il centrodestra nel giro di 12 mesi si è trovato di fronte a due inverni: nel 2022, lo shock energetico causato dalla guerra in Ucraina; nel 2023, il gelo della produzione. Sono ostacoli che solo un esecutivo stabile può superare. Un anno dopo, Meloni racconta in un libro con Alessandro Sallusti la “versione di Giorgia” a Palazzo Chigi. Non è Lagarde e non sarà transitoria, possiamo farcela.

 

 

 

 

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