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Beppe Grillo incassa 300mila euro per andare ai comizi M5s

Brunella Bolloli
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Dal reddito di cittadinanza al reddito di "grillanza". Una volta i 5 Stelle pensavano ai poveri, oggi pensano a foraggiare chi indigente proprio non è. Parliamo del fondatore Beppe Grillo, fresco di rinnovo di un contratto da 300mila euro che i navigator si possono sognare e che nessuno sportello per l’impiego potrà mai offrire. Beppe, l’Elevato - genovese di nascita e di attenzione al portafoglio - nel 2009 avrà pure avuto l’intuizione, insieme a Gianroberto Casaleggio, di creare dal nulla il Movimento che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno; ancora prima è andato nelle piazze e ha sparso vaffa qua e là illudendo gli italiani che fosse il modo per ripulire il Palazzo dai corrotti e fare crescere una classe politica di dilettanti allo sbaraglio (i suoi eletti) armati di fumose intenzioni e congiuntivi incerti. Il mantra era «uno vale uno», la democrazia dal basso, la totale orizzontalizzazione della politica: visione poi rivelatasi un boomerang perché nelle istituzioni uno non può valere uno e il pluralismo e le diversità servono.

 

CAMBI DI STRATEGIA

Grillo, però, ha avuto anche un’altra formidabile intuizione: quella di passare dal palcoscenico dei suoi tour a quello virtuale del suo blog facendosi pagare per fare lo show anche lì. Come un dipendente di lusso. E il blog, un tempo bibbia del pensiero Cinquestelle, poi a lungo silente (specie dopo il divorzio dalla Cassaleggio Associati), oggi di nuovo attivo, è però adesso più distante dai parlamentari M5S. Tra i contributi non si notano, infatti, i nomi di deputati o senatori pentastellati, non vi è riferimento come in passato a questioni di politica interna, non ci sono i commenti della famigerata “base” ad animare il dibattito grillesco. Tutto cambia e, dagli esordi del Movimento protagonista delle Politiche nel 2013 ad oggi, anche i grillini si sono profondamente rinnovati, passando da scissioni, divorzi, affondamento delle varie piattaforme di voto, dimezzamento dei consensi, e nuove leadership.

 

 

 

Il capo politico ora è Giuseppe Conte, l’avvocato del popolo diventato premier per caso e per tutte le stagioni, con Grillo fondatore e garante. Quale è esattamente il ruolo del co mico ligure? Il consulente perla comunicazione. Ma at tenzione, non un competitor di Rocco Casalino, il portavo ce di Giuseppi che avrebbe sognato la candidatura, ma lo stratega delle campagne elettorali, il frontman per i comizi, l’animatore del villaggio pentastellato. Di solito un leader si spende gra-tis per il proprio partito, non Grillo che ha stipulato con il suo Movimento un contratto da 300mila euro l’anno. Scaduto a maggio, Conte glielo ha appena rinnovato, come ha rivelato lo stesso ex presidente del Consiglio alla festa del Fatto quotidiano. Top secret, però, i dettagli tra le parti, com’è nello stile dei grillini trasparenti quando pare a loro.

«Il contratto di Grillo? Non riguarda il nostro gruppo parlamentare», precisa a Libero Emiliano Fenu, tesoriere M5S alla Camera. Ed è chiaro che sia così altrimenti dovrebbe essere tutto rendicontato e invece non c’è traccia del documento che sta facendo fibrillare la pattuglia parlamentare. Sul sito di Montecitorio, alla voce amministrazione trasparente, ci sono ancora alcuni versamenti di poca entità a Rousseau, fermi al 2021, ma per sapere qualcosa sul compenso del garante bisogna chiedere al tesoriere del Movimento Cinquestelle, l’ex sottosegretario Claudio Cominardi, e a Nina Monti, la cantautrice romana titolare della società che cura il blog di Grillo (le cui spese vive si aggirano sui 200mila euro). Rumors danno la Monti in lista alle Europee per il M5S.

 

 

 

MALUMORI

Ufficialmente nessuno si sbottona sui soldi intascati dal fondatore, ma di fronte alla promessa di anonimato i grillini si sfogano: «Assurdo parlare di reddito di cittadinanza e poi pretendere somme del genere», «Conte ha deciso di venire a patti con Grillo: tu non mi rompi i c...i sulla gestione politica del Movimento e io ti rinnovo il contratto». «A Beppe diamo il vitalizio noi». Le chat dei parlamentari ribollono e parlano di un’intesa tra i due big pur di evitare pubblici dissapori. Sono scontenti soprattutto deputati e senatori contrari alla rigida regola dei due mandati e, come riportato anche ieri dal Corriere, in tanti avrebbero smesso di versare il contributo mensile al Movimento ormai a tutti gli effetti partito, specie da quando i vertici hanno deciso di dire sì ai fondi pubblici. Insomma, una volta Grillo diceva: «La politica senza soldi si può fare». Oggi non solo ha cambiato idea, ma parte il vaffa se non gli rinnovano il contratto. E chi paga? La risposta arriva sia dalle donazioni del 2 per mille, con il Movimento che a sorpresa s’intasca 1,4 milioni di euro, sia dai versamenti al partito della pattuglia parlamentare, ora però meno propensa a essere generosa nei confronti di Beppe. 

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