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Giorgia Meloni, l'ex Pd Chaouki: "Non venite? Lei parla e l'Africa ascolta"

Khalid Chaouki*
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«Voglio lanciare un messaggio chiaro a chi vuole entrare illegalmente in Italia. Non conviene affidarsi ai trafficanti di esseri umani, perché vi chiedono molti soldi, vi mettono su barche che spesso non sono attrezzate per fare quei viaggi e in ogni caso se entrate illegalmente in Italia sarete trattenuti e rimpatriati. La nostra situazione non consente di fare nulla di diverso». I ventuno secondi lanciati da Giorgia Meloni sui canali ufficiali delle ambasciate italiane di Algeria, Tunisia ed Egitto con i sottotitoli in arabo stanno passando da un telefonino all’altro visti, condivisi e commentati da decine di migliaia di giovani arabi ed africani. Poche parole, un tono sincero che racconta la cruda realtà e la verità che si racconta ad una persona che si rispetta in quanto essere umano alla pari, e non generico “migrante” che necessita della nostra solidarietà.

Un consiglio e una decisione per il bene di intere famiglie in primis che sfidando la morte, subendo violenze, pagando migliaia di euro, attraversano il Mediterraneo andando incontro ad una morte pressoché certa. Giorgia Meloni racconta questo senza tanti giri di parole e false illusioni. Nel suo stile già apprezzato da milioni di giovani africani, che hanno già messo like e condiviso la sua durissima e coraggiosa denuncia in risposta al presidente francese Macron e alla presunzione francese di darci lezioni dimenticando il suo passato coloniale in Africa e il continuo sfruttamento delle sue risorse naturali e controllo delle sue risorse finanziarie.

 

 

 

Giorgia Meloni ha fatto quello che nessun altro aveva provato a fare in questi lunghi anni di perenne battibecco sull’immigrazione e sulle soluzioni da adottare per porre un freno ad un flusso incontrollato di migranti nell’indifferenza degli altri Paesi europei. Rompere il confine tra «noi» e «loro» e posizionare l’Italia tra i Paesi che hanno il diritto e dovere di gestire questo fenomeno e controllare le proprie frontiere. Senza attendere un’Europa che continua a far finta di starci vicino decretando la chiusura dei confini di Ventimiglia e del Brennero alla prima ondata di migranti in arrivo a Lampedusa.

Non è cattivismo ma una via chiara per rispettare fino i fondo, senza falsi idealismi, quei milioni di donne e uomini che sognano l’approdo in Europa attraverso l’Italia, il suo anello più debole. E nello stesso tempo preservare una pace sociale nel Paese attraverso un percorso controllato nella gestione dell’immigrazione e della necessaria integrazione di milioni di immigrati, molti dei quali divenuti ormai parte integrante della società italiana. Giorgia Meloni non ne ha mai fatto mistero d’altronde. Il vero schiavismo è illudere i giovani africani di trovare il bengodi in Italia quando poi si ritrovano ad essere i nuovi schiavi nelle campagne a raccogliere frutta e verdura a pochi euro al giorno sotto il ricatto di mafie e connazionali complici del business. Qualche anno fa, nel tentativo di raccogliere solidarietà rispetto alla difficile situazione italiana da parte di alcuni colleghi politici arabi ed europei, rimasi sconcertato dalle risposte identiche che ricevetti da due noti esponenti di entrambi i fronti: «Siete voi che continuate a incoraggiare questo incredibile flusso!».

Ovviamente non basta organizzare già in mare le operazioni di salvataggio per contrastare l’anarchia fomentata da alcune Ong finanziate da organismi e Paesi ben noti oppure prolungare i tempi di trattenimento inattesa di rimpatriare i non aventi diritto all’asilo. Occorre urgentemente avviare il Piano Mattei mobilitando i governi africani e le università insieme all’intero tessuto sociale di quelle società. L’importante sarà iniziare anche con piccoli passi promuovendo la cooperazione nel campo della formazione professionale, lo sviluppo delle filiere agricole, l’accompagnamento delle nuove start-up tecnologiche. Solo alcuni campi che necessitano del nostro know how e su cui è possibile avviare una cooperazione alla pari come ha più volte sottolineato il presidente del Consiglio laddove ci sarebbe spazio di crescita anche per le medie e piccole imprese italiane.

Un’azione rivoluzionaria con l’alto rischio di incrociare tentativi di “rallentamento” più o meno mascherato da parte dei nostri “cugini” di Francia, che hanno già sofferto il nostro protagonismo in Libia con lo storico Trattato di amicizia italo-libica e oggi ancor di più vivono una straordinaria crisi con la loro espulsione da parte di diversi Paesi africani desiderosi di guadagnarsi finalmente una vera indipendenza.

Non è infatti un caso che il Marocco abbia di fatto rifiutato l’aiuto francese dopo il terremoto, così come il fallimento del tour di Macron nelle ex colonie africane testimonia la graduale e rapida espulsione della Francia da parte delle nuove generazioni di africani. Giorgia Meloni grazie al suo approccio caratterizzato da immediatezza e concretezza ha una grande opportunità per mettere le basi di una gestione veramente condivisa delle politiche migratorie e di sviluppo dei Paesi africani di partenza e transito dei migranti. E chissà che facendo l’interesse dell’Italia, tutta l’Europa possa seguirci alla ricerca di un paradigma nuovo di relazioni con il sud del Mediterraneo in nome di Enrico Mattei, un grande italiano misteriosamente scomparso.

*Ex deputato del Pd, già presidente del Centro Islamico Culturale d’Italia

 

 

 

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