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L'Onu, Meloni e la necessità di aiutare l'Africa

Roberto Formigoni
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Non mi piace l’abuso dell’aggettivo “storico” che straborda ormai nel nostro lessico quotidiano e anche in quello ufficiale. Ma questa volta, ciò che è accaduto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite la scorsa settimana, merita la definizione: sì, è stato un avvenimento storico. Lo ha sottolineato il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: per la prima volta l’assise più importante del mondo, quella nella quale è rappresentato ogni Stato presente sulla terra, ha affrontato il tema dell’immigrazione.

Ricordiamo che fenomeni immigratori sono presenti in varie e molteplici aree del mondo. Masse di popolazione più o meno grandi (sempre più grandi) si spostano dalla loro terra d’origine verso altri paesi, e l’eventuale grande distanza non le spaventa: fuggono dalla guerra, dalla fame, dal sottosviluppo, pronte ad affrontare qualunque sacrificio, anche mettendo a rischio la propria vita. Basta ricordare le immagini della scorsa primavera con la fiumana di centinaia di migliaia di persone in marcia dai paesi dell’America centrale verso gli Stati Uniti. Ma ciò che accade oggi qui da noi, nel Mediterraneo, è ciò che colpisce e preoccupa di più. Se vogliamo affrontarlo dobbiamo parlare dell’Africa, perché è da lì che i fuggitivi arrivano. Si sommano problemi enormi da risolvere oggi, e problemi ancora più enormi che si stanno già ponendo ed esploderanno in un futuro sempre più vicino. Vediamo l’oggi: i profughi si riversano soprattutto sulle coste italiane, e l’Italia, lasciata sola, non può farcela. Lo ha giustamente denunciato proprio all’ONU giovedì Giorgia Meloni: i paesi europei ci hanno voltato le spalle e si rifiutano di accogliere un solo immigrato sbarcato a Lampedusa.

Nella stessa giornata Mattarella e il presidente tedesco Steinmeier hanno condannato duramente questo atteggiamento e affermato che le regole di Dublino sono preistoria: l’Europa deve cambiare radicalmente atteggiamento, o si rischia la fine di ogni solidarietà continentale. Ma anche il resto del mondo (ecco perché l’ONU)deve prendere coscienza e trovare soluzioni. Lo deve fare presto e in prospettiva futura: al ritmo di crescita attuale nel 2030 l’Africa avrà 2 miliardi di abitanti, soprattutto giovani. La spinta a emigrare sarà fortissima. Eppure l’Africa è forse il continente più ricco di risorse (agricole, minerarie, energetiche..). Occorre da subito, tutti insieme, mettere a punto centinaia di progetti che sfruttino queste risorse e offrano lavoro e sostentamento, e anche ricchezza, a quei paesi, a quegli uomini e donne. E anche a noi, se li avremo aiutati adeguamente. Basta politiche di rapina come quelle di Russia e Cina! E basta con l’inerzia e l’egoismo europei. Europa e ONU sono le sedi adeguate per decidere, diamoci una mossa.

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