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Napolitano, Francesco Storace: quando celebrò Giorgio Almirante

Francesco Storace
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Quel 26 giugno del 2014 fummo in molti a restare stupiti favorevolmente. Il giorno successivo sarebbe stato il centenario della nascita di Giorgio Almirante e al Colle c’era un comunista del calibro di Giorgio Napolitano. Che spese parole bellissime in ricordo del leader missino scomparso nel 1988. Gli diede atto della fede nella democrazia: «Il Parlamento è stato il luogo», scrisse Napolitano «in cui si è svolta la parte prevalente della lunga attività politica di Almirante, per l’intero arco delle prime dieci legislature repubblicane».

LOTTA IN PARLAMENTO
E aggiunse: «Egli fu sempre consapevole che solo attraverso il riconoscimento dell’istituzione parlamentare e la concreta partecipazione ai suoi lavori, pur da una posizione di radicale opposizione, rispetto ai governi, la forza politica da lui guidata avrebbe potuto trovare una piena legittimazione nel sistema democratico nato dalla Costituzione».

Ma non solo. Napolitano gli rese anche merito per quel che Almirante fece contro le tensioni estreme: «In questo quadro egli ha avuto il merito di contrastare impulsi e comportamenti antiparlamentari che tendevano periodicamente ad emergere, dimostrando un convinto rispetto per le istituzioni repubblicane, che in Parlamento si esprimeva attraverso uno stile oratorio efficace e privo di eccessi anche se aspro nei toni».

 

Infine, l’apprezzamento più bello, sul senso dello Stato: «Giorgio Almirante è stato espressione di una generazione di leader di partito che, pur da posizioni ideologiche profondamente diverse, hanno saputo confrontarsi mantenendo un reciproco rispetto, a dimostrazione di un superiore senso dello Stato che ancora oggi rappresenta un esempio». Questo messaggio andrebbe letto oggi anche a chi guarda a quel leader della destra italiana ancora con il torcicollo rivolto al passato, come se dieci legislature trascorse in Parlamento non avessero consacrato la sua profonda fede nella democrazia. E pensare che ci sono ancora sindaci che non vogliono saperne di intitolare strade delle loro città a quell’Uomo. Quelle parole di Napolitano furono davvero belle.

 

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