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Governo tecnico, le mosse di Gentiloni e i sogni dei compagni

 Paolo Gentiloni

Fabrizio Cicchitto*
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Uno che se ne intendeva un po’ di più degli attuali “maitre a’ penser” del Pd, cioè Carlo Marx, diceva che la storia quando si ripete da tragedia diventa una farsa. Allora, in assenza di altro, il sogno di una parte del Pd in queste notti di fine estate sembra essere il governo tecnico prodotto da uno spread che esonda oltre quota 500. Tutto ciò, però, allo stato non deriva da fatti che creino la notizia ma esattamente dall’opposto: Repubblica, novello Prometeo, punta con i suoi titoli a provocare in giro tali nervosismi che, con una sorta di effetto valanga di tipo psicologico provochino sussulti nei mercati che, come è noto, oltre che dai numeri sono anche influenzati dagli stati d’animo. 

Per questo, rispetto a tali movimenti psicomotori e psicologici di natura mediatica, basterebbe che gli esponenti del governo e della maggioranza, non inseguissero i titoli non di borsa, che hanno un andamento abbastanza stabile, ma di alcuni giornali per raffreddare l’atmosfera.

 

 

 

LO TSUNAMI DEL 2010-2011 - Chi come il sottoscritto ha vissuto lo tsunami del 2010-2011 che investì il governo Berlusconi non può fare a meno di osservare sommessamente che ci vuole ben altro, indubbi errori del governo compresi, e la situazione attuale per arrivare a un tale sconquasso che determini in governo tecnico.

Allora la maggioranza di governo era attraversata da uno scontro politico reale è durissimo, all’arma bianca, nulla di paragonabile con la situazione attuale, certamente Salvini si potrebbe risparmiare alcune uscite, da quelle che invocano spese in molteplici direzioni a quelle riguardanti l’indicazione di una intesa con la Le Pen e con i mezzo nazisti di Afd anche perché con queste forze non verrà mai composta una maggioranza alternativa in Parlamento europeo perché il Ppe non sarà mai consenziente, e in secondo luogo perché è un po’ bizzarro evocare l’alleanza con Afd e poi, come ha fatto il vicepresidente della Lega Crippa, dare del nazista al governo tedesco attuale per i pasticci che sta combinando con le Ong.

In terzo luogo, rispetto ad allora, oggi il ministro del Tesoro è Giorgetti che punta alla ragionevolezza e alla stabilità mentre allora c’era Tremonti che puntava a sostituire il Cavaliere. Infine, mentre Fini presentava mozioni di sfiducia, Draghi governatore della Banca d’Italia e Trichet della Bce al culmine della crisi delle borse europee, mandavano a Berlusconi il 5 agosto del 2011 una autentica lettera minatoria che imponeva un programma lacrime e sangue sapendo in partenza che sulle pensioni la Lega non lo avrebbe mai seguito e quindi creando di per sé le precondizioni per la crisi di governo.

 

 

LA TIGRE DI CARTA - Oggi non c’è nulla di tutto ciò poi a testimonianza che siamo sempre nell’ambito del passaggio dalla tragedia alla farsa, adesso, ascoltando ciò che si agita nel profondo del Pd, si potrebbe dire che «uno spettro si aggira per l’Europa», ma esso, però, non è il comunismo bensì il mite Gentiloni. Allora certamente Gentiloni può complicare la vita a Fitto e a Giorgetti ma sulle virgole e sulle frazioni di numero non certo sulle questioni decisive. Piuttosto da questo punto di vista le cose si complicano per ragioni interne al Pd. Siccome nel Pd quasi tutti si rendono conto che la Schlein è una tigre di carta ecco che viene evocato Gentiloni per l’incarico rilevante che egli ha a livello europeo. Siccome però un altro insegnamento che ci viene da un teorico della seconda generazione del marxismo cioè Plechanov che ha scritto un importante libro sulla funzione della personalità nella storia,  francamente non vediamo Gentiloni, che è un personaggio di per sé molto prudente, svolgere il ruolo del Kamikaze che fa saltare i conti dell’Italia e con essi dell’Europa.

LA MAGGIORANZA - Infine, c’è una questione dirimente che esclude alla radice l’ipotesi del governo tecnico, al di là delle divisioni della maggioranza, della condizione dei conti, per fare un governo tecnico occorre il consenso anche della maggioranza, allora per dire le cose proprio fuori dai denti che cosa spinse nel 2011 alla maggioranza di allora a dar il via libera al governo tecnico presieduto da Monti? Il fatto che in ultima analisi c’era il rischio reale di uno scasso economico che insieme alla economia italiana coinvolgesse anche Mediaset. Ciò insieme ad altro fu determinante per convincere Berlusconi a dare i suoi voti al governo Monti.
Francamente non ci sembra che là Meloni abbia alle spalle un simile retroterra aziendale, per cui c’è la assoluta certezza che qualora diversamente dalla situazione attuale il governo entrasse a rischio si andrebbe ad elezioni anticipate non certo ad un governo tecnico. Ma rispetto alle elezioni anticipate i primi a tirarsi indietro se non sono del tutto suicidi sono da un lato il gruppo dirigente del Pd e da un lato quello del Movimento 5stelle. Di conseguenza esistono alte probabilità che i titoli di Repubblica rimangano della condizione attuale cioé quella di essere una brillante costruzione tipografica.

*Presidente di ReL, Riformismo e Libertà

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