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Rai, godetevi lo schianto della sinistra: come e perché Pd e M5s si spaccano

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Elisa Calessi
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Prima sull’immigrazione, ora sulla Rai. Senza contare i tanti posti, Comuni e Regione, dove l’anno prossimo si vota per le Amministrative e un accordo non è stato ancora raggiunto. Sarà che l’anno prossimo ci sono le elezioni europee, sarà che i sondaggi premiano la strategia di Giuseppe Conte di smarcarsi il più possibile dal Pd. Fatto sta che per l’ennesima volta i virtuali alleati hanno scelto strade diverse.

Ieri, l’oggetto di scontro, è stato il voto in Vigilanza Rai sul contratto di servizio della tv pubblica. I dem, con Italia Viva e Alleanza Verdi-Sinistra, hanno votato contro la proposta della maggioranza. Azione si è astenuta. I Cinquestelle hanno votato sì con il centrodestra. Uno strappo che ha mandato su tutte le furie idem. Bastava vedere le facce lunghe che, subito dopo il voto, si aggiravano in Transatlantico. «Poi siamo noi quelli che fanno gli accordi...», commentava, amaro, un deputato dem. Irritazione che emerge dalla nota pesantissima diffusa poco dopo il voto: «Perla prima volta in commissione di Vigilanza Rai», scrivevano i parlamentari Pd della commissione di Vigilanza Rai, «la minoranza non firma il parere della maggioranza.

 

 

BOTTE DA ORBI - Il senatore Nicita, relatore di minoranza, ha rimesso il mandato perché ciò che è rimasto fuori dal parere pesa di più di ciò che è stato accolto negli emendamenti sul lavoro, sul rispetto delle diversità, sulla qualificazione del pluralismo, sul monitoraggio, su giovani e minori. L’unica forza di opposizione che ha votato con la maggioranza di destra», si nota, «è il M5S». Pausa. «Non sta a noi giudicare le legittime scelte politiche dei 5S o farci domande su ciò che le ha animate. Ma è inaccettabile che si faccia disinformazione, perché il tema del giornalismo d’inchiesta stava già nella bozza dei relatori a luglio e non era più un tema di discussione».

La nota conclude ricordando che dei 200 emendamenti bocciati, «molti erano anche dei Cinquestelle e», si osserva, «ci è toccato, nella dichiarazione finale di voto, dover difendere gli emendamenti dei 5Stelle al posto loro. Siamo colpiti. Non si era mai visto una forza politica votare con così tanta convinzione ed entusiasmo un atto che escludeva la maggior parte delle sue proposte». Seguiva replica del M5S: «Sul contratto di servizio della Rai il M5S ha ottenuto tutto ciò che di significativo ha chiesto, a partire dalla difesa del giornalismo d’inchiesta. Per questo, in Commissione di Vigilanza, abbiamo votato convintamente a favore, valutando nel merito il testo».

 

 

Mentre il Pd «è apparso quantomeno confuso: prima ha concordato il testo con la maggioranza, poi - con una piroetta finale - si è sfilato, protestando. Non accettiamo nessuna lezione dal Pd, la smettano con questi giochini». Colpo di coda finale: «Prendiamo invece atto che il Pd si ritrova unito a Italia Viva in questa singolare protesta». Protestano «per qualche strapuntino perso? Almeno ci risparmiassero l’ipocrisia». Giochi di potere, ipocrisia, disinformazione, intendenza con il nemico. Di tutto di più.

Contro il M5S si è scagliata anche Maria Elena Boschi, Iv, che ha definito «un errore politico» la scelta dei 5stelle di votare con la maggioranza, per poi aggiungere: «Ma tutti quelli che hanno detto per un anno che Italia Viva era la stampella della maggioranza e che Conte era il paladino della sinistra oggi dove sono? Che dicono? Quando si scusano?».

«RUOTA DI SCORTA» - Il M5S, ha attaccato Isabella Del Monte, Iv, «è sempre più la vera ruota di scorta al governo Meloni». Il voto di ieri «conferma la linea di Conte: contro la destra per contendere i voti al Pd, con la destra in tutti i passaggi parlamentari più delicati». Si è invece astenuta Azione, perché alcuni «risultati», ha spiegato Maria Stella Gelmini, «sono stati raggiunti». 

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