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Hamas, terroristi? No, per i giovani del Pd sono "resistenza"

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Tommaso Montesano
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Bisogna dare atto ad Elly Schlein di averci provato: «Hamas è riconosciuta come organizzazione terroristica». Così ha detto la segretaria del Pd alla Camera, due giorni fa. E allora è giusto che la leader dem sappia cosa accade nel suo partito. Tra i giovani, soprattutto. Nello specifico, la sezione Abruzzo dei Giovani democratici, l’organizzazione giovanile del Pd. Sulla pagina Facebook del gruppo fino a ieri sera compariva un post nel quale i ragazzi dem definiscono con queste parole Hamas: «Il movimento di resistenza islamica costituito dalla nuova generazione palestinese». Nato a causa dello «stato di tensione tra i due popoli». Toni caratteristici più di Potere al Popolo, che non a caso ha lanciato una mobilitazione permanente nelle piazze contro la «decennale oppressione israeliana del popolo palestinese», che al partito che si vanta di appartenere alla famiglia del riformismo italiano ed europeo.

Nell’opuscolo nel quale i Giovani democratici abruzzesi ricostruiscono quanto sta accadendo in questi giorni si trova un’altra considerazione che dovrebbe far impallidire Schlein. A proposito della «reazione israeliana», i militanti dem accusano Israele di aver mirato «non solo» ad obiettivi militari: «La vera preoccupazione di questo nuovo conflitto risiede nell’attacco alla popolazione civile palestinese». La conclusione è automatica: «Questo nuovo conflitto sembra non considerare le regole del diritto internazionale sui civili». Va da sé che oltre a riconoscere che l’attacco di Hamas del 7 ottobre «è stato il più duro mai registrato negli ultimi settant’anni», non c’è altro sui crimini commessi dal gruppo terroristico che controlla Gaza.

 

 

 

A imbarazzare i dem c’è anche il post su Instagram, citato dal quotidiano Il Riformista, della giovane Mia Diop, componente della direzione nazionale del Pd e della segreteria dem di Livorno, che avrebbe scritto: «Antifascismo-antisionismo, sempre dalla stessa parte». E si deduce che la parte sia quella della Palestina. Almeno Tomaso Montanari, rettore dell’università per stranieri di Siena, commentatore del Fatto Quotidiano, è attestato su una posizione di equidistanza. Intervistato dal quotidiano La Notizia, ha spiegato che per lui Israele e Hamas pari sono: «Sono due mostruosità che si fronteggiano e che costituiscono la negazione della nostra umanità e della civiltà giuridica». Quindi la confessione: «Glielo dico molto onestamente, a me fa paura la bandiera di Israele proiettata su Palazzo Chigi, così come l’antisemitismo dilagante». Peccato che poco prima Montanari avesse accusato lo Stato ebraico di praticare «un’apartheid di Stato mostruosa».

Dalla Notizia all’Unità. Qui spicca una dettagliata analisi di Mario Capanna, storico leader sessantottino. Titolo: «Tutte le colpe dell’Occidente». La stella polare è questa: Hamas «è una creatura israeliana, concepita e fatta crescere per depotenziare Al Fatah e l’Olp». Il resto è solo un attacco a Gerusalemme: «Israele ha il record mondiale delle risoluzioni dell’Onu»; «a praticare per primi il terrorismo sono stati i sionisti»; «i soldati sparano sui giovani spesso solo perché sventolano la bandiera palestinese»; «l’esercito, una volta arrestato un palestinese per presunti reati, fa saltare in aria la casa della sua famiglia».

 

 

 

PIAZZA PERMANENTE

Poi, mentre il leader M5S Giuseppe Conte cerca di barcamenarsi portando la solidarietà dei grillini alle «comunità ebraiche italiane» dando però un colpo anche a Gerusalemme («siamo preoccupati per la reazione di Israele»), ci sono le manifestazioni. Ieri Potere al Popolo e Unione popolare si sono radunati nella piazza del Nettuno, a Bologna, per gridare il loro appoggio alla «resistenza» palestinese «fino alla fine dell’occupazione» israeliana: «L’unica via per la pace è la fine dell’apartheid israeliano. C’è un’Italia che non crede alla propaganda di guerra». Analoga iniziativa si è svolta a Torino, in piazza Foroni, al grido di «la Palestina vive! La resistenza vive!». Oggi tocca a Venezia, sotto la sede Rai, e domani a Milano, Roma - «quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere. Tutt* (notare l’asterisco in ossequio al rispetto dell’identità di genere, ndr) in piazza in solidarietà con la resistenza palestinese»- e Napoli, sabato ancora a Milano, con il corteo da piazza San Babila, Torino, Pisa e Bari. Un elenco in via di aggiornamento tenuto costantemente d’occhio dal Viminale, che non sottovaluta possibili rischi per l’ordine pubblico.

 

 

 

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