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Silvia Sardone e figli sotto scorta: minacce di morte dei jihadisti

Fabio Rubini
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Da alcuni giorni l’eurodeputata leghista Silvia Sardone è stata messa sotto scorta. Le minacce di morte contro di lei e la sua famiglia erano diventate troppe e nemmeno le numerose denunce depositate dall’esponente politico del Carroccio sono servite a diminuirne il numero. Anzi. Sardone “paga” anni di lotte a favore delle donne sottomesse all’Islam. Una battaglia di civiltà portata avanti senza se e senza ma, con quel coraggio e quella trasparenza che caratterizzano Silvia fin dai suoi esordi nel non facile quartiere Adriano a Milano, a due passi da via Padova.

Una “gavetta” che parallelamente ha fatto crescere nella Sardone la voglia di fare politica e quella di occuparsi dei temi dell’integrazione, delle sfide che essa comporta e dei pericoli che colpiscono soprattutto le donne. Da lì, da quelle battaglie, entrare in contatto e in contrasto con le tematiche folli dell’islam più radicale è stato inevitabile. Sono iniziate così le campagne contro il velo obbligatorio per le donne, contro le moschee abusive e contro i finanziamenti “opachi” che arrivano ancora oggi copiosi ad alcuni centri culturali islamici. Tutte tematiche che l’attentato di Hamas ad Israele e la conseguente reazione di Tel Aviv non hanno fatto altro che acuire, consigliando alle autorità misure di protezione più stringenti per l’europarlamentare.

Onorevole come vive questa situazione? Vivere sotto scorta per Silvia Sardone cosa vuol dire?
«Visto il mio modo di fare politica, vuol dire avere delle compressioni della mia libertà, ma va bene così, io di certo non mi fermo, non ho paura e vado avanti a testa alta. Dal 2021 ad oggi ho depositato sei denunce collettive verso chi mi ha minacciato e altre ne presenterò».

 



 

Perché ce l’hanno con lei?
«Per le mie battaglie. Penso a quella contro la moschea di via Novara a Milano, poi ci sono le minacce via social del trapper Baby Gang (che postò una foto dove puntava una pistola e scriveva “Salvini e Sardone devono morire”, ndr) e ancora quelle seguite alla mia battaglia in Europa contro l’obbligo del velo islamico per le donne. Più di tutto, però, io penso che a un certo islam dia fastidio il fatto che una donna sia libera di esprimere la propria opinione. Secondo me è questo che ha scatenato tutta questa violenza contro di me. Per l’islam radicale la donna è un oggetto e deve stare zitta e sottomessa. Capite che una come me è esattamente quello che loro non possono sopportare».

In tutta questa situazione qual è la cosa che più le dà fastidio?
«Che le minacce non riguardano solo me, ma anche i miei figli. Sui social postano quelle poche foto che ho pubblicato assieme a loro e scrivono sotto “li sgozzeremo”».

La sua famiglia come vive questi momenti?
«Mia mamma vorrebbe chiudermi in casa (le scappa un sorriso affettuoso), mio figlio più grande a volte si sveglia di notte e va ad assicurarsi che la porta di casa sia chiusa con tutte le mandate. Tutti però hanno capito quello che sto facendo».

E cosa sta facendo Silvia Sardone?
«Una battaglia di civiltà per consegnare ai miei figli e a tutti gli altri figli, un mondo libero. Un mondo dove non vengano cancellate tutte le battaglie combattute per i diritti, dove in nome di un politicamente corretto che fatico a comprendere, non venga cancellata la nostra storia, la nostra cultura, la nostra civiltà. Vogliono annientare il nostro modo di vivere e noi non possiamo permetterlo».
 

 



 

In queste ore si è mai chiesta “ma chi me lo ha fatto fare”?
«Quando ho saputo della scorta per un momento ci ho pensato. Ma è stato un attimo. Col mio lavoro da europarlamentare ho avuto modo di vedere quello che sta succedendo in giro per l’Europa e so che le scelte che ho fatto sono quelle giuste».

Cosa sta succedendo di così grave?
«Succede che a furia di fare i buonisti e i politicamente corretti siamo arrivati al punto nel quale non si capisce più se ad integrarsi devono essere quelli che arrivano nei nostri Paesi in rispetto alla nostra cultura, o noi per rispetto alla loro. Capite il pericolo? Questa immigrazione clandestina incontrollata, che la sinistra europea ha favorito, ha risvegliato il senso di rivalsa nei nostri confronti delle seconde generazioni. Il risultato è quello che succede regolarmente in Francia, dove ci sono interi quartieri fuori controllo. Ma non solo lì. Guardate che quartieri come quello di Molenbeek a Bruxelles possono tranquillamente nascere anche nelle nostre grandi città. A Milano, per esempio, ci sono venti moschee e nessuno le controlla. Chi le finanzia? Chi ci predica? E il Comune tollera pure quelle abusive. Dobbiamo svegliarci prima che sia troppo tardi!».

Ricapitolando, Silvia Sardone, se tornasse indietro rifarebbe tutto? Combatterebbe queste battaglie?
«Assolutamente sì e continuerò a farlo. Per i miei figli, per difendere la nostra cultura e la nostra civiltà. Questa è una battaglia che vale la pena combattere, perla quale vale la pena rischiare. Io sinceramente spero con le mie parole e con il mio lavoro di riuscire a gettare qualche germoglio nel cuore delle persone».

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