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Hamas, a sinistra quanti avvocati per i tagliagole islamici

Francesco Storace
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Un virus che non è il Covid deve aver colpito il nostro Paese. Da quando è esploso il conflitto in Medio Oriente – o meglio da quando Hamas ha lanciato 5000 razzi su Israele il 7 ottobre – la malattia dell’ambiguità ha contagiato pesantemente alcuni personaggi più o meno illustri e tanto provocatori. Potremmo definirli i nuovi mostri: sono quelli che, quando va bene, mettono lo Stato ebraico a livello di una banda di terroristi come Hamas; e che sottovalutano incredibilmente il pericolo rappresentato dalla minaccia fondamentalista che pare far proseliti nel nome dell’Islam. Da Luigi De Magistris a Moni Ovadia, da Alessandro Orsini e Luca Bottura fino addirittura ai pierini di Ultima generazione, i dispacci d’agenzia portano nelle redazioni affermazioni di una gravità sconcertante per chiunque sia dotato di buonsenso.

Prendete l’ex sindaco di Napoli. De Magistris se ne va tranquillamente in tv a sostenere di non avere elementi per definire Hamas organizzazione terroristica. Anzi, di più: «Se Hamas è un’organizzazione terroristica mi interessa poco. A me interessa la causa palestinese che è giusta, nei confronti della quale mi sono sempre battuto, sono cittadino palestinese. Quindi per me esiste la causa palestinese. Non sono una persona titolata a dire se Hamas in quanto tale é tutta un’organizzazione terroristica». Nessuno gli ha chiesto a quando risale la sua ultima visita neurologica.

 

Da professionista della recitazione l’uscita di Moni Ovadia. Qualche giorno fa si era dimesso, contro Israele..., da direttore generale del Teatro comunale di Ferrara. Poi, siccome, la sua decisione non ha provocato il cessate il fuoco ci ha ripensato, ha bussato ed è rientrato prontamente nell’incarico lasciato troppo frettolosamente. «Il mio ruolo al Teatro Abbado, anche sotto il profilo formale - dice Moni Ovadia - è quello di prestatore d’opera, in relazione alle funzioni di direttore. Quanto ho dichiarato è una manifestazione del pensiero, a titolo del tutto personale e fuori da tali funzioni. Se per qualche tempo ho pensato a un passo indietro era solo per non trascinare il teatro nelle polemiche, anche e soprattutto a tutela dei lavoratori.

Per questa ragione avevo momentaneamente annunciato le dimissioni, riservandomi eventualmente di formalizzarle più avanti. Oggi tutto è stato chiarito e, preso atto che il Cda non richiede le mie dimissioni, sussiste ancora il clima di fiducia che ci consente di proseguire con serenità nel lavoro svolto». Insomma, nella migliore tradizione meroliana, “sta casa aspetta a te...”. Il coro “nun ce lassà” ha fatto centro.

 

Straordinaria la performance del redivivo professor Orsini. Il docente della Luiss ieri non ha trovato meglio da fare che invocare un mandato di cattura internazionale per Bibi Netanyahu, premier israeliano. Preghiamo per lui, il professore... Sulla scia di Nanni Moretti il comico Luca Bottura. Mi si nota di più se vado o se non vado? La seconda, evidentemente, ed è stata questa l’opzione stabilita per disertare, anche lui, l’edizione di Luccacomics, sulla scia inaugurata da Zerocalcare. Ammirevole la motivazione, che ha esposto su X di Elon Musk: «Su spunto delle mie figlie, cancellata prenotazione a Lucca Comics dove andavo da tre lustri. Ci torno quando fanno via Sandro Pertini e non ci sono neofascisti in Giunta. A presto!». Originale come motivazione, con la straordinaria dimenticanza della delibera di destra che – in quei tre lustri - fu la sinistra a bocciare in materia di toponomastica.

 

Bottura, sconvolto dalla guerra in Palestina, ha fatto confusione sulle strade di Lucca. Eppure non ci sono quei tunnel che vediamo tutte le sere in tv. Si riprenderà dalla sbronza. Infine, immancabili, protagonisti, eroici, ecco arrivare pure quelli di Ultima generazione. Hanno scoperto che qualche giorno fa la Meloni si è recata a trovare Netanyahu, come hanno fatto altri uomini di Stato, e lo ha addirittura abbracciato. Una colpa gravissima che si aggiunge a quell’astensione – non certo solitaria – dell’Italia all’Onu su una proposta di “cessate il fuoco” che però non diceva neppure una parolina all’indirizzo di Hamas. E quindi non poteva mancare la banda di quelli che fermano virilmente le automobili di chi lavora, ma non i razzi dei terroristi: «Ultima Generazione non può che condannare fermamente le azioni portate avanti dallo Stato di Israele nella Striscia di Gaza, in totale violazione della Convenzione di Ginevra». A Tel Aviv hanno altri motivi per tremare, diciamo... Speriamo in qualche giornata migliore. Per l’Italia.

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