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Beppe Grillo: "Più sputi sul governo, più si rafforza"

Francesco Specchia
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A volte i pensieri dell’Elevato sono talmente elevati che ci si arrampica sopra non senza una certa difficoltà. Prendete questa cosa della metafora della «decalcomania» meloniana. Scrive Beppe Grillo, l’ “Elevato” su X (l’ex Twitter): «Questo governo più ci si sputa sopra, piú si rafforza. É come una decalcomania, più è bagnata, più resta appiccicata. Poi, appena si asciuga, si stacca da sola...#PensieroElevato1».

Le reazioni al Pensiero Elevato, mitragliate in raffiche di post a commento, sono state, naturalmente, le più varie e avariate. Alcune, perlopiù pentastellate, si rivelano null’altro che plateali peana al Fondatore; altre, invece, brillano di un realismo urticante: «...che nobile ed alto pensiero...degno di te, Beppe. E ti pagano pure i minorati per scrivere ste cazzate»; «Se dovessimo andare a votare anche domani ci sbattereste una testata che quella di un anno fa era nulla in confronto»; «300.000 euro per scrivere queste fesserie?» (fulminante il riferimento al contratto di “consulenza” di Beppe col Movimento Cinque Stelle”). Cose così, belle toste.

 

 

 

LUNA DI MIELE

Sono passati, insomma, i tempi dell’oclocrazia –del potere del popolo- che emanava dai primi convegni delle M5S. Passato è anche il sapore delle folle oceaniche nelle piazze, sul cui tripudio, Grillo veniva issato dentro un canottino. Ma non è questo il punto. Il punto è la consapevolezza acquisita dal Grillo stesso, del peso e della forza d’urto dell’avversario politico. Ecco. L’idea di un esecutivo incollato, in modalità eterna, come un adesivo al proprio mandato non sarà il massimo dell’eleganza, epperò delinea due inconfutabili verità.

La prima è che Beppe ha intuito –più degli altri- che a forza di presagire che «la luna di miele di Giorgia Meloni con i suoi elettori oramai è finita», in realtà la luna non finisce mai: l’indicazione di voto per Fratelli d’Italia tocca picchi del 30% e non si scolla dal 28 (e la vittoria elettorale è stata del 26%), mentre il gradimento per la premier resta inferiore, negli ultimi anni, soltanto a quello di Mario Draghi. La seconda verità sta nelle constatazione che, effettivamente, più “sputi” sulla Meloni, più le bersagli con contumelie e bazooka sulla Meloni; be’, più lei s’accozza sullo scranno di Palazzo Chigi. E Da lì rafforza la sua leadership. Basta osservare gli ultimi fatti di cronaca. All’inizio di ottobre viene postato un video di manifestanti Cgil che ululuano «La Meloni è una puttana». Landini, imbarazzatissimo, non fa in tempo a condannare che la solidarietà nazionale totale fa schizzare Giorgia nei sondaggi.

Ad Aprile Oliviero Toscani le dà della «Brutta ritardata mentale»; in 24 ore il fotografo oramai fuori sincrono si è dovuto scusare. Ma in quel mentre il Pil si impennava, l’inflazione registrava un bassissimo 7,9% e i nostri Btp erano andati a ruba sui mercati. Prima ancora, nel 2022, durante la campagna elettorale per le Politiche, Enrico Letta indicava Giorgia come erede del fascismo e trasformista: «È evidente che la Meloni sta cercando di cambiare immagine, di riposizionarsi e di incipriarsi. Mi sembra, però, complicato». S’è visto com’è andata.

Insomma, si tratta di una sorta di macumba. Anzi, di un inspiegabile fenomeno fisico: la forza cinetica espressa violentemente contro la Meloni torna indietro contro i suoi stessi avversari, in modo esplosivo. Grillo, che possiede un olfatto comunicativo formidabile, invita adesso dunque i suoi a non esagerare con le sberle all’istituzione di Palazzo Chigi (che se le sberle ti tornano indietro diventa seccante).

 

 

 

IL RUOLO DI CONTE

D’altronde l’Elevato, tagliato fuori dalla politica attiva e dalle strategie del partito appannaggio unico di Giuseppe Conte, è in altre faccende affaccendato. Il suo Blog, ex Sacro Graal del grillismo delle origini vagola su tutto lo scibile. Per esempio sul conflitto Hamas- Israle scrive: «Quello che sta avvenendo a Gaza è un potenziale genocidio... perpetrato dalle forze israeliane contro i palestinesi nella Striscia di Gaza». A sostegno della Cina e della “Via della Seta” –bocciata da tutti- Grillo parla in mandarino doppiato dall’Intelligenza artificiale e poi sostiene una fabbrica di scooter elettrici (italiana ma con componenstistica cinese). Sui migrati l’Elevato suggerisce la creazione e l’imposizione di «un chip per identificare quelli pericolosi peraltro non a torto. A Genova, Grillo esalta il «campionato mondiale di plogging», qualunque cosa significhi. Occuparsi d’altro, insomma. La Meloni d’oggi ha l’appeal di un boomerang... 

 

 

 

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