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Giuseppe Conte, arriva il superpacco: casa, chi sarà rovinato

Antonio Castro
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Oltre due milioni di famiglie (dati Enea al 31 ottobre 2023) rischiano di vedere evaporare i fantasmagorici bonus edilizi promessi dal governo Conte (dal 110% a tutte le altre declinazioni) e di dover pagare di tasca propria quanto realizzato se entro il 31 dicembre 2023 (15 giorni lavorativi da oggi) non riusciranno ad ottenere l’asseverazioni, vale a dire la certificazione ufficiale di chiusura lavori. Come se non bastassero le truffe (accertate in 12 miliardi da 28 agosto 2023 dal presidente del consiglio Giorgia Meloni), adesso rischiano di pagare un conto salatissimo milioni di famiglie. Vale a dire quelle che vivono nei 84.757 palazzi coinvolti dagli interventi censiti al 31 ottobre dall’Enea e i 237.925 proprietari di unità unifamiliari. Con una sfilza di modifiche normative, non è certo la notizia del giorno il fallimento dell’operazione grillina (“ristrutturate casa gratis”) lanciata da Giuseppe Conte.

Nonostante l’insistenza delle associazioni di categoria (costruttori, proprietari, cittadini preoccupati), al ministero del Tesoro non ci pensano minimamente di tirare fuori dal cilindro di fine anno una proroga per mettere in sicurezza. Il timore - più che di nuove truffe che ormai vengono piluccate giorno dopo giorno dalla Guardia di Finanza è che a Bruxelles il ritocchino normativo venga visto come la solita “furbata” all’italiana. Si potrebbe, effettivamente, “giocare” con i 40 miliardi già allocati per il 2023. Roba tecnica che però potrebbe evitare di destabilizzare i conti pubblici.

 



RITOCCHI NORMATIVI
A questo punto scatterà. La presidente dell’Associazione nazionale costruttori Edili, Federica Brancaccio, mette in guardia dal paradosso: «A rimetterci saranno le fasce più deboli della popolazioni». I condomini con architetti, avvocati, ingegneri, commercialisti intuita a stretto la facoltà di rinnovare a costo zero gli immobili di proprietà (compresi 7 castelli), si sono mossi per tempo. Nella stragrande maggioranza dei casi hanno chiuso le pratiche. Reperito rapidamente - nonostante l’aumento dei pezzi e la carenza dei materiali edilizi - ciò che serviva: dalle impalcature ai cappotti termici. «Secondo i nostri conti prudenti», spiega sempre la presidente Brancaccio, «almeno 30mila condomini, il che vuol dire coinvolgere la bellezza di 300mila famiglie sono a rischio». Ma a guarda i conteggi Enea del 31 ottobre si fa presto a temere uno tsunami per 2 milioni di abitazioni.

«Secondo le nostre stime si tratta nella gran parte dei casi proprio dei palazzi di periferia. Quelli che hanno dovuto indire infinite assemblee condominiali, individuare le imprese adatte, già oberate di ordini». Basta guardarsi intorno per contare un numero incredibile di impalcature metalliche che soggiornano nelle nostre città da mesi, semestri anni. E allora come se ne esce? Il tempo è poco, l’Italia non è il paese di miracoli burocratici. Per certificare la fine lavori - e quindi intercettare il bonus 110% - c’è bisogno una asseverazione. Un bollo ufficiale che schiuda le porte al contributo di Stato. Senza quest’atto si perde tutto. Anzi, peggio. Si spalancano le «porte di interminabili contenziosi legali, tra famiglie e imprese. Se non viene raggiungo il salto delle due classi energetiche», ammonisce la presidente dei costruttori italiani, «salta tutta l’operazione. Con un’amara sorpresa sottovalutata: l’Agenzia delle Entrate si è riservata la facoltà di recuperare e chiedere lo storno dei crediti già concessi alle imprese ai singoli proprietari». Insomma, a pagare sarebbero i proprietari dell’immobile non terminato». E scatteranno pignoramenti immobiliari e cartelle esattoriali. La situazione dei cantieri 110% è poi così drammatica da non riuscire a convincere via XX Settembre ad accordare una proroga, quantomeno per chi è proprio in dirittura d’arrivo?

MANCA POCO
«Moltissimi lavori sono ad un passo. In 2 o 3 mesi sono in condizioni di terminare in sicurezza e rispettando tutti i dettami della norma». Il rischio è che per non incorrere in pasticci e guai con il fisco i truffati dal Superbonus si è già palesato a via Avezzano, a Sulmona (L'Aquila), per la quale la Procura della Repubblica della città peligna ha aperto un’inchiesta per la truffa contrattuale da 80mila euro. All’approssimarsi della scadenza del 31 dicembre, data chiave per quanti non hanno completato gli interventi del Superbonus, gli inquilini hanno deciso di valutare ulteriori opzioni, dal bonus barriere architettoniche ad altre agevolazioni, pur di rientrare a casa il prima possibile. Rimesso mano al portafoglio e sborsato di tasca propria. «Abbiamo deciso di pagarci i lavori per rientrare. Intanto dobbiamo aspettare il perito del Tribunale per valutare i danni e andare avanti con la querela», ammette qualche residente. I lavori di demolizione e ricostruzione della palazzina del civico 8, avviati lo scorso maggio, sono stati improvvisamente interrotti. I condomini della palazzina avevano versato 10 mila euro ciascuno come anticipo. Basta moltiplicare pasticci simili per 300mila famiglie per immaginare l’epilogo della pirotecnica idea gestita dai grillini.

 

 

 

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