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DiMartedì, la domanda di Giovanni Floris fa deragliare Giuseppe Conte

Roberto Tortora
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È un Giuseppe Conte battagliero quello che si è presentato nello studio di Giovanni Floris, quello di DiMartedì, programma di approfondimento politico di La7. Agguerrito nei confronti di Fratelli d’Italia e del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Conte sostiene che il premier abbia mentito in Parlamento, sostenendo che il governo 5 Stelle avesse dato via libera al Mes nel gennaio 2021, quando proprio Conte era dimissionario: “Ha accumulato una sequela di menzogne davvero impressionante, ha detto che non c'è stato dibattito parlamentare, che abbiamo agito con il favore delle tenebre e quando eravamo dimissionari con gli scatoloni già pronti. È una sequela così dolosamente preordinata di menzogne – afferma il presidente del M5S - che ne risponderà davanti a una commissione, perché noi non possiamo dar vita a questo precedente”. Floris, allora, lo incalza: “Ma è vero o no che il Mes l'ha fatto firmare dopo che si era dimesso?”.

Conte, allora, ribadisce: “Ma stiamo scherzando, c'è stato un dibattito parlamentare nel dicembre 2020 e anche quell'ordine, meramente esecutivo e dato da Di Maio al rappresentante, è stato fatto quando eravamo ancora al governo, prima delle dimissioni. È il metodo Delmastro, sono andati lì a cercare nei cassetti dei vari ministeri qualche foglio che pensavano compromettente, non lo sanno neppure leggere, neppure le date, e lo hanno utilizzato per colpire un avversario politico. Sono menzogne di cui risponderà, non possiamo consentire che nella sede istituzionale più solenne e più ufficiale del nostro sistema costituzionale, che è il Parlamento, un presidente del Consiglio viene e dice delle sonore falsità e menzogne, va via e il tutto rimane impunito. È un oltraggio al Parlamento e al Paese”.

 

Non solo, Conte attacca Fratelli d’Italia anche sul mancato invito ad Atreju: “Ci hanno provato ad invitarmi, ma quando hanno visto la mia disponibilità hanno ritrattato, questa è la verità. Donzelli ha parlato con i miei, ha detto che temevano un nuovo rifiuto. Quando gli è stato detto ‘guardi che Conte è venuto da presidente del Consiglio quando eravate a una percentuale di consenso molto bassa, quindi Conte non rifiuta mai il confronto’, ci hanno pensato, sono ritornati, hanno detto 'no, scusate ma non possiamo, abbiamo sentito ordini dall'alto e non possiamo’.

 

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