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Acca Larentia? Il fantasma fascista scacciato dalla storia

Marco Patricelli
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Almeno al Marziano a Roma di Ennio Flaiano risparmiarono il test e la dichiarazione firmata di antifascismo militante. Il geniale autore pescarese anticipò tutti i temi di tempi che non avrebbe neppure potuto immaginare, con l’avvitamento su formule verbali, elucubrazioni su formule esorcistiche, incardinamento mentale a un passato che è lontano nel tempo e nella ragione e il rifiuto ideologico di voltare pagina nel libro della vita e guardare il mondo globale con gli occhi della modernità e non con gli occhiali rotti dell’esperienza storica. Ma cos’è questo fascismo che, pur di sostenere che esiste ancora come Ur-fascismo di Umberto Eco, è stato disegnato al plurale come una creatura autorigenerante di Howard Phillips Lovecraft?

 

 

Flaiano, che era stato volontario in Etiopia riportandone la disillusione generazionale verso il regime e il materiale per il romanzo Tempo d’uccidere (aspettiamo che qualcuno lo accusi di razzismo, colonialismo e suprematismo bianco) smitizzò l’aquila imperiale sul berretto a visiera a banale gallina e definì il fascismo come un orologio rotto che due volte al giorno segna l’ora esatta e sembra voglia spaccare il mondo, ma che non scandisce più il tempo che passa. In Italia ferve l’alacrità di orologiai dopolavoristi che spostano continuamente indietro le lancette per giustificare un antifascismo da dispensare per tutto, sempre e comunque, banalizzandolo e svuotandolo di significato.

 

 

La Costituzione italiana è antifascista anche se il termine appare una sola volta nella XII disposizione transitoria e finale che vieta la ricostituzione del disciolto partito mussoliniano. Lo è in quanto chiude con un’epoca, con un ventennio di dittatura, un biennio di guerra civile e una catastrofica sconfitta militare, e quindi la Carta costituzionale repubblicana non può che essere “anti”, non fosse altro perché si sostituisce allo Statuto albertino del Regno. Un’esperienza che, pur vicina nel tempo, si riteneva superata e superabile in tempi brevi. Il fascismo, va ricordato, non era caduto per movimento di popolo, il 25 luglio 1943, ma per un intrigo di palazzo della Corte, degli ambienti monarchici, dei militari, della massoneria, e degli stessi fascisti che col voto del Gran consiglio pensavano di sacrificare il Duce per salvare il sistema. La Repubblica di Salò venne dissolta per debellatio da due Armate alleate, con il contributo delle forze partigiane dalle variegate anime politiche e partitiche, ma che quella guerra non avrebbero mai potuto vincerla senza gli angloamericani.

 


LA LEGGE SCELBA Nel 1952, quindi a sette anni dalla fine del confitto, con la Legge Scelba n. 645 venne prefigurato il reato di apologia del fascismo, altrimenti non previsto dal codice penale. Il problema giuridico sembrava talmente aleatorio, forse perché superato, che con la legge 22 maggio 1975 n. 152 sulla tutela dell’ordine pubblico, all’articolo 7 si precisò che si ha la «ricostituzione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista».

 

Tra queste manifestazioni, fare il cosiddetto saluto romano in luoghi pubblici non è reato salvo che esprima la volontà riorganizzativa del disciolto partito fascista, e persino il fascio littorio, già romano, poi mazziniano e presente in stemmi di mezzo mondo (la Repubblica Francese, al Memorial di Washington la statua di Lincoln è con un grande fascio, ce ne sono due al Senato americano, e ne troviamo uno persino nella Cuba comunista), non è un bau bau. Quanto al “Presente!”, manca solo che qualche iconoclasta proponga di scalpellarlo dal sacrario di Redipuglia con le spoglie dei soldati italiani del primo conflitto mondiale. È dappertutto.

 


MAGGIORANZA DI IMBECILLI Ma sul fascismo e sugli italiani aveva capito tutto il solito Flaiano, il quale sosteneva che esso conviene a questo popolo perché è nella sua natura, racchiudendone le aspirazioni, esaltandone gli odi, rassicurando sulle manifestazioni di inferiorità. «Il fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta». Ecco, se togliamo il soggetto e lo sostituiamo con un altro, uno qualsiasi, vale sempre. D’altronde in ogni minoranza di intelligenti c’è una maggioranza di imbecilli. Anche questa è di Flaiano. E Roma è piena di marziani. 

 

 

 

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