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Lazio-Roma, c'è il derby? Clamoroso: il Senato chiude in anticipo

Pietro Senaldi
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Essere sulla notizia a volte è questione anche di fortuna. Poi l’esperienza dovrebbe aiutarti a vedere lungo e intuire il non detto. Invece non avevo capito nulla. Martedì prendo l’aereo per Roma e, immancabile, incontro qualche parlamentare. È la prima settimana dal ritorno delle ferie, fa freddo e piove ma si respira già una surreale aria da fine settimana. Sorrisi, rilassatezza, si parla di ristoranti e famiglia anziché di crisi ed elezioni. Squilla un telefono e orecchio: «Facciamo la settimana corta, non si disfa neppure il trolley, domani già si torna». Non mi scatta alcunché e non approfondisco, preso dai pensieri su quel che dovrò fare.

Poi ieri alle 16 la risposta alla domanda che non ho fatto affiora dalla cronaca. In Senato tutti si danno da fare per chiudere i lavori neanche fosse il 30 dicembre. Ci sarà un’esercitazione anti-incendio, o forse sanno che un meteorite sta per abbattersi sul Palazzo, penso... Oppure qualcuno dovrà introdursi nelle sacre stanze per una di quelle operazioni di aggiornamento dei computer, reset o qualche altra diavoleria di quelle che si fanno nottetempo così l’indomani è tutto pronto. Spuntano sciarpe biancocelesti e giallorosse e la realtà mi casca addosso. Ahò, c’è er derby all’Olimpico, mòvete...

È così, Elly Schlein ha appena finito trecento metri più in là la sua infervorata requisitoria contro il governo, informandoci che siamo nel 1924, camicie nere e braccia alzate, la democrazia è in pericolo. Ma basta un giro d’orologio delle lancette e la priorità cambia. Il Senato chiude per derby, c’è Roma-Lazio, e chissenefrega se è mercoledì, l’unico stramaledetto giorno della settimana in cui i politici lavorano tutti.

Non è una finale di Champions, neppure un derby scudetto, ma un modesto quarto di finale di Coppa Italia tra la settima e l’ottava squadra del campionato in classifica, anticipata al pomeriggio perché il match clou della giornata è Milan-Atalanta...

Potenza del calcio o impotenza della politica? Forse semplice ritorno alla fanciullezza, fuga collettiva dalle responsabilità. Ma anche miracolo italiota. Già, perché sulla chiusura per derby scatta la concordia nazionale. Sinistra e destra vanno a braccetto, la marachella è comune e nessuno punterà il dito contro l’altro. Perché in questo Paese di pallonari – e non nel senso calcistico del termine - se sei un ministro e scendi dal treno fermo per non arrivare in ritardo a un appuntamento istituzionale, ti dovrai giustificare per mesi per aver fatto il tuo dovere con sollecitudine. Se invece fai sega di gruppo- così a Roma si dice marinare la scuola- con la scusa del derby della Capitale, nessuno ti contesterà mai nulla, neppure se sei di Pordenone o di Molfetta. Allora diventiamo tutti patrioti e quel che accade sul prato verde dell’Olimpico fa fermare la nazione. E sì che non giocano più né Totti né Chinaglia...

Ma tranquilli, per l’allarme fascismo c’è tempo. Tornerà puntuale alla ripresa dei lavori del Senato. Per gli stakanovisti oggi, per la maggioranza martedì prossimo. Naturalmente non c’è nulla di ufficiale, perché si è gaudenti ma non fessi, e comunque paraculi. Non c’è un ordine di servizio, un pezzo di carta dove è scritto che i lavori si sono fermati per il calcio. È tutto accaduto magicamente, senza bisogno di verbalizzare alcunché... Roba da professionisti.

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