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Meloni a Quarta Repubblica: "De Fusco? Lo scandalo è che non ha la tessera del Pd"

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"Io non ho nominato nessuno, neanche lo sapevo francamente": Giorgia Meloni lo ha detto nello studio di Nicola Porro a Quarta Repubblica su Rete 4, riferendosi al nuovo direttore del Teatro di Roma, Luca De Fusco, contro cui si è sollevata la polemica a sinistra. "C’è un Cda che per legge nomina il direttore del Teatro di Roma - ha proseguito la presidente del Consiglio -. Ed è stata nominata una persona che ha, da quello che io apprendo, un curriculum di ferro sul piano culturale della competenza”. A quel punto la premier ha sottolineato che l’Italia “è una Nazione nella quale vige l’amichettismo, ci sono circoli di amichettisti e c’è un indotto. Ma quel tempo è finito, come è finito il tempo in cui, per arrivare da qualche parte, dovevi avere la tessera di partito". 

"Le carte ora le do io, o meglio le danno gli italiani - ha tuonato la Meloni -. Questo è il tempo del merito”. Su De Fusco, in particolare, la presidente del Consiglio ha fatto presente che “non ha tessere di partito. Non ha la tessera di Fratelli d’Italia, ma lo scandalo è che non ha la tessera del Pd“. Il tempo delle lottizzazioni, insomma, è finito: “Nei posti ci vanno le persone che hanno le competenze, non serve più avere la tessera del partito democratico”, ha aggiunto. 

 

 

 

Parlando invece della missione Ue in Mar Rosso e della partecipazione anche dell’Italia, necessaria dopo gli attacchi Houthi contro i mercantili che transitano in quella zona, la Meloni ha spiegato che si tratta di una missione "prevalentemente di politica di difesa. Sappiamo cosa sta accadendo nel Mar Rosso. Da lì transita il 15% del commercio mondiale. Impedire il passaggio dei prodotti da lì significa un aumento dei prezzi spropositato. Quindi noi non possiamo accettare la minaccia che proviene dagli Houthi nel Mar Rosso. L’Italia ha sempre sostenuto la difesa della libertà di navigazione, lo facciamo nell’ambito delle nostre normative”. La premier, poi, ha voluto chiarire che "per la missione europea di difesa non dobbiamo passare in Parlamento. Per quella di iniziativa statunitense sì. Avrebbe significato un passaggio parlamentare. Ma l’Italia c’è, è seria e si assume le sue responsabilità”.

 

 

 

Spazio, poi, al caso Ferragni: "Mi è dispiaciuto che le mie parole siano state lette come uno scontro. Io stavo dicendo una cosa in realtà in positivo verso le persone che producono un’eccellenza, che noi vediamo attraverso gli influencer. E diamo più peso a chi la ‘indossa’, rispetto a chi la produce”. Sulle accuse relative alla cosiddetta TeleMeloni, invece, la premier è stata categorica: "Che si venga a fare la morale a me che sono stata presidente di un partito politico che, per la prima e unica volta nella storia della Rai, è stato l’unico partito di opposizione che non esisteva nel Consiglio di amministrazione... Se fosse accaduto alla sinistra sarebbero arrivati i caschi blu dell’Onu". Infine, sulla sua corsa alle europee, ha detto che c'è il 50% delle possibilità: "Non ho deciso, penso che deciderò all’ultimo, quando si formano le liste". 

 

 

 

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