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Che tempo che fa, Fazio imbarazza Conte: "Non ho capito"

Roberto Tortora
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Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, è stato ospite di Che Tempo Che Fa”, talk di infotainment in onda sul Nove e condotto da Fabio Fazio, separatosi quest’anno dai canali RAI. Sono tanti i temi toccati dal segretario grillino, dal governo di Giorgia Meloni alla guerra in Ucraina e nella striscia di Gaza fino allo ius soli e alla politica americana.

Proprio in riferimento a quest’ultima, il conduttore Fazio provoca Conte con una domanda diretta, vedendolo tentennare: “Non ho capito se lei preferisce Biden o Trump. Non mi può dire che siano la stessa cosa. Parlo di Giuseppe Conte uomo, non della sua responsabilità di governo come fosse il presidente del Consiglio”. 

 

 

 

Il capo pentastellato prova una risposta diplomatica: “Hanno due approcci ideologici completamente diversi, uno ovviamente potrebbe essere più vicino alla sfera progressista e l'altro no, però poi, per esempio, sulla guerra potrebbero invertirsi le cose. Non ha senso che dica di fare il tifo per l'uno o per l'altro”.

Fazio non si accontenta e replica a tono: “Vabbè non me lo vuole dire, insomma, se lo chiede a me glielo dico. Io Biden senza dubbio, perché uno che tenta l'assalto a Capitol Hill e dà il benvenuto a Capitol Hill insomma…”. Giuseppe Conte, allora, è costretto a scoprirsi di più, ma sempre senza dichiararsi apertamente a favore dell’ala democratica degli Stati Uniti: “Io su Capitol Hill ho preso le distanze, è una pagina nera della democrazia americana, lasciamo che i giudici facciano i loro accertamenti e le loro verifiche”.

 

 

 

Sulla guerra in Ucraina, invece, Conte va più dritto: “Se noi diamo: aiuti umanitari, forniture umanitarie, aiuti nella ricostruzione – si parla già di 500 miliardi solo ora per ricostruire quello che è stato distrutto – e offriamo tutto questo supporto militare, non possiamo dire ‘Zelensky decidi tu’, ci mettiamo intorno a un tavolo. Ma soprattutto il tema è un altro: qual è la via d’uscita?”. Conte spiega il perché di questa domanda: “Con una potenza militare quale era la Russia all’inizio del conflitto, con 6.000 testate nucleari, non era saggio abbracciare questa escalation militare senza via d’uscita. Sarebbe stato più saggio, come abbiamo suggerito dall’inizio e abbiamo implorato Draghi e il Governo successivo, di impostare un negoziato di pace, faticoso e non facile. Però, se non imposti il negoziato di pace cosa succede? Quello che sta succedendo: adesso anche i nostri governanti, i nostri ministri stanno – fateci caso – cambiando il linguaggio. Stanno predisponendo l’opinione pubblica al fatto che qui la guerra non si vince”.

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