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Roma, per aprire il chiosco ecco il "bollino gay": dà più punti

Chiara Pellegrini
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Dalla bandiera blu come titolo di merito per le spiagge alla bandiera arcobaleno il passo è breve. Accade infatti che il Dipartimento tutela ambientale del Comune di Roma, guidato dal sindaco Roberto Gualtieri, pubblicando un avviso pubblico perla concessione di alcuni chioschi sulla spiaggia di proprietà comunali, abbia deciso di favorire nell’offerta tecnica la comunità LGBTQIA+ e non invece chi assume disabili o donne under 35. Un bando arrivato dopo ben 24 anni di ritardo dall’ultimo avviso pubblico. Entro le 16 del 2 aprile coloro che sono interessati a rilevare la gestione dei chioschi dovranno inviare la candidatura. L’affitto annuale andrà dai 27.679 euro ai 32.685. I vincitori del bando potranno gestirlo per i prossimi sei anni, con un solo rinnovo. Un bando alla “amatriciana“, dicono gli addetti ai lavori, che non rispetta i criteri sulle spiagge previsti dall’articolo 4 della legge 118, l’avviso infatti associa ai chioschi punteggi e formule diverse rispetto a quanto stabilito dalla norma.

Se è vero che per ottenere la concessione vi sono requisti di carattere generale come: l’inesistenza “di condanne con sentenza passata in giudicato per reati che comportino l’incapacità a contrattare con la Pubblica Amministrazione“; l’assenza “di situazioni di morosità nei confronti dell’amministrazione capitolina“ o l’essere “amministratori o dipendenti capitolini che esercitino, all’interno di Roma Capitale, poteri autoritativi o negoziali“. D’altro canto non mancano criteri pregiudizievoli nella formazione della graduatoria finale. In cui la progettualità finalizzata “all’inclusione delle persone LGBTQIA+“ vale quindici punti, mentre si ottengono solamente cinque punti se il 50% dei soci è composto da donne o da persone con disabilità, per un chiosco gay friendly i punti sono ben quindici. «Basta sguazzare nel pantano della discriminazione al contrario illudendosi di essere democratici e finendo con l’annegare nel ridicolo, oltre che nell’illecito», tuona il capogruppo della Lega Capitolina Fabrizio Santori, aggiunge, «resta da capire come e con quali mezzi potrebbe un gestore garantire il sostegno e il rispetto di queste scelte. Ma di fatto si impedisce a chi voglia preferire opzioni diverse di avere una legittima opportunità di reddito e di lavoro», conclude Santori.

 

Intanto ad Ostia, poco più a Nord, municipio X di Roma, non solo l’erosione costiera affligge le spiagge, con danni riportati persino sulle colonne del quotidiano britannico The Times, ma il bando per assicurare i servizi di salvataggio sulle spiagge libere di Ostia è stato rinviato a data da destinarsi. E tutto tace per le spiagge in concessione con stabilimenti e ristoranti aperti ma con i titoli ormai scaduti e non più prorogabili. Lo denuncia Renato Papagni della giunta esecutiva nazionale di Federbalneari che spiega: «Dal 31 dicembre 2023 le concessioni balneari di Roma sono in prorogatio e Gualtieri non ha ancora fatto alcun atto che metta in ordine il rilascio del titolo per gli stabilimenti balneari. Ad oggi sono solo sei i bagni in perfetta regola secondo il codice di navigazione e secondo la direttiva Bolkestein. Se il Campidoglio non stabilirà dei criteri gli stabilimenti non potranno aprire la stagione 2024, perché non hanno titolo esecutivo e la Capitaneria di porto dovrà mettere i sigilli per occupazione abusiva del demanio marittimo».

 

Dal Campidoglio assicurano che sarà tutto pronto per l’avvio della stagione balneare in programma il primo maggio. L’escamotage potrebbe essere tuttavia quello di affidare alla responsabilità ai singoli concessionari, che potrebbero sottoscrivere un’autocertificazione nella quale dichiarare la regolarità delle strutture edilizie, delle posizioni amministrative e fiscali e sollevando di fatto il Comune da ogni responsabilità. Dal Piano regolatore Pua non c’è certezza del piano regolatore demaniale, sembra possa esserci una dichiarazione liberatoria, una sorta di autocertificazione.

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