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Pd, guerra tra Schlein e Conte: Tarquinio in lista è un caso

Elisa Calessi
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Nulla di fatto. La composizione delle liste del Pd, anche nei suoi principi generali, è ancora in alto mare. Il confronto tra Elly Schlein e Stefano Bonaccini, che si è tenuto in mattinata al Nazareno, non è servito a sciogliere quasi nessuno dei nodi che erano emersi martedì, durante una segreteria tutt’altro che tranquilla. La segretaria non ha ceduto rispetto allo schema che aveva proposto martedì, ormai passato alla cronaca dem come “il panino”. Ovvero: capolista una donna “civica”, numero due un dirigente maschio, terza Schlein (tranne che nelle Isole, dove la situazione richiede un traino particolare). L’argomento, spiegato anche al governatore emiliano, ha una sua logica: sono stata eletta per allargare il consenso del Pd, le candidature devono rispecchiare questo spirito. Naturalmente la versione offerta dal Nazareno è più diplomatica: è stato un «incontro positivo», Schlein e Bonaccini sono «al lavoro insieme su elezioni europee, regionali e amministrative». Seguiva la consegna del silenzio a tutti: portavoce e parlamentari. Ma chi conosce il Pd (e i due) non ci ha messo molto a decriptare: “Elly” e “Stefano” si conoscono bene, hanno lavorato insieme, hanno un rapporto di amicizia e di stima, non si può immaginare che litighino. E sanno entrambi che devono trovare un punto di accordo. Non solo: sono emiliani, quindi, per Dna, il partito viene prima di tutto. Detto questo, le divergenze restano.

Bonaccini ha provato a spiegare alla segretaria che la decisione di accettare la candidatura alle europee solo se in posizione di capolista non è solo un fatto personale. La destra, è il ragionamento che il governatore le ha fatto, è già pronta a scatenare una battaglia contro di lui, nel caso si candidasse, in quanto dovrebbe dimettersi da presidente della Regione prima della scadenza. Lo accuserebbero di aver abbandonato gli emiliani prima che si risolvesse la situazione post alluvione, con i ristori che ancora non sono arrivati. E cavalcando questi argomenti, rischierebbero di vincere la regione. Solo in un caso il Pd, il centrosinistra, potrebbe resistere di fronte agli elettori: se Bonaccini potesse dire che ha lasciato perché tutto, ma davvero tutto, il partito glielo ha chiesto, tanto da averlo voluto a guidare la lista. Ma se viene meno questa condizione, come si giustifica l’addio alla Regione? La segretaria, che a Bologna ha vissuto, ha ascoltato, preso appunti. Ma è combattuta. Perché se fa un’eccezione per Bonaccini, rischia di mettere in discussione l’intero schema.

 

 

Nessuna soluzione si è trovata nemmeno sull’altro problema posto dal presidente dem: ossia il rischio che le candidate dem (a partire dalle uscenti) finiscano per essere “penalizzate” (alias non rielette) nel caso in cui la capolista sia una civica e la terza sia Schlein, tenuto conto che le preferenze obbligano un’alternanza di genere e statisticamente i più votati sono i primi della lista. Pina Picierno, europarlamentare uscente e addirittura vicepresidente del Parlamento Ue, rischia di non essere rieletta.Che figuraccia sarebbe per il Pd? Picierno ha ricordato che il Pd non è «l’isola dei famosi», dunque il dibattito deve essere fatto ascoltando «i militanti». Più articolato l’incontro con i segretari regionali ai quali Schlein avrebbe confermato la volontà di dare una stretta alle deroga allo stop dopo tre mandati consecutivi. Ieri è scoppiata un’altra grana: la possibile candidatura nella circoscrizione Centro di Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, noto per le sue posizioni critiche nei confronti della resistenza ucraina e per le sue idee anti-abortiste e contro il matrimonio egualitario.


«Sull’Ucraina», ha scritto Lia Quartapelle, deputata dem, «il Pd si è sempre schierato a sostegno di Kyiv. Nel manifesto elettorale del Pse è scandito che non faremo mancare il sostegno a Kyiv. Per quanto riguarda i diritti civili, nella legislatura europea, il Pd si è impegnato perché venga riconosciuto in tutta Europa, il certificato di genitorialità anche per le coppie dello stesso sesso, e perché il diritto all’aborto sia inserito nella Carta europea dei diritti. Rispetto, pur non condividendole, le convinzioni di Marco Tarquinio, e ne ho più volte ammirato la coerenza». Ma lui «condivide il programma di lavoro che ci siamo dati per i prossimi anni?». Perché se così, bene, ma se si vuole «imporre un cambiamento di rotta politica, lo si faccia apertamente, con una discussione esplicita negli organismi di partito deputati». A favore della candidatura dell’ex direttore si è schierato, invece, Andrea Orlando: «A me sembra che questa discussione sia da matti. Abbiamo la disponibilità dell'ex direttore di Avvenire, che parla di un tema importante: la pace. E parla al mondo cattolico. Io credo che noi possiamo e dobbiamo soltanto sostenerlo con grandissima forza». E a favore di Tarquinio si è schierato anche Goffredo Bettini. Se ne riparlerà dopo Pasqua. Persino nella chat dei riformisti tutto tace. Ma è un silenzio sempre più teso. La direzione è prevista il tra il 15 e il 20.

 

 

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