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Pd, eurodeputati sulle barricate: "Schlein non penalizzi il lavoro svolto"

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Nel Pd la situazione è sempre più tesa. Al centro della faida interna al partito c'è la composizione della lista per le europee. Nel giro di poco più di una settimana, il dibattito interno si è trasformato in un tutti contro tutti per difende ognuno la propria posizione. La scelta di candidare nomi pesanti della società civile, da Lucia Annunziata a Cecilia Strada, passando per Marco Tarquinio e forse Ilaria Salis, non è piaciuta a molti. Ma quelli più preoccupati sono i parlamentari uscenti che, visti i nomi di peso che potrebbero correre, rischiano di non vedersi riconfermato lo scranno a Strasburgo.

Sulle loro scrivanie si sono moltiplicati i dossier da tenere sott'occhio. Un altro problema, che renderà le liste al limite del fratricide, è la candidatura di sindaci e governatori a fine mandato. I nomi sono quelli di Dario Nardella, primo cittadino di Firenze, Antonio Decaro, al centro della bufera nel Comune di Bari e Matteo Ricci, sindaco uscente di Pesaro. A candidarsi in prima persona saranno anche Nicola Zingaretti, ex governatore del Lazio per due mandati e l'uscente Stefano Bonaccini che, saltata l'ipotesi di un terzo mandato per i presidenti di regione, migrerà in Europa. A chiudere il valzer dei nomi da scrivere sulla scheda, sembra sempre più vicino l'annuncio di un impegno diretto di Elly Schlein come candidata. Una mossa che, se i risultati delle europee fossero favorevoli al Pd, rafforzerebbe di molto la sua leadership. 

 

In questo scenario sempre più complesso, gli eurodeputati uscenti del Pd provano a fare quadrato fra di loro. Come riportato da LaPresse, la delegazione dem si è riunita a Strasburgo per fare il punto della situazione. E, guarda caso, la segretaria non è stata invitata. "Valorizzare il lavoro svolto dagli eurodeputati uscenti perché una mancata difesa delle battaglie fatte suonerebbe come una bocciatura e tutelare chi ha un ruolo apicale perché così viene fatto dagli altri partiti in Europa". Questa sarebbe la linea comune che nei prossimi giorni il capogruppo Brando Benifei riferirà a Igor Taruffi, responsabile dell'organizzazione del Partito Democratico.

 

 

Resta poi la contrarietà allo schema a tridente per l'ordine di posizionamento dei candidati: una candidatura civica femminile alla guida delle liste, un uomo al secondo posto e la segretaria al terzo rischierebbe di non valorizzare nessuno. Donne uscenti in primis. "Questo schema penalizzerebbe sia le civiche, che le donne uscenti ma anche la stessa Schlein che non farebbe il pieno di voti. Servirebbe un mix tra candidature civiche e dirigenti di partito sia nuovi che uscenti". Poi l'avviso di una fiducia a tempo alla Schlein: "Fiducia nella segretaria, ma purché non penalizzi il lavoro svolto".

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