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La Santanchè manda in tilt il campo largo

Elisa Calessi
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 Se la guerra (sia quella in Ucraina, sia quella in Medio Oriente) li aveva divisi, certificando che sulla politica internazionale le opinioni tra Pd e M5S, i due principali parti del campo largo, sono diverse, le vicende giudiziarie di Daniela Santanchè, invece, ricompongono le fratture. Perlomeno tra Pd e M5S. Mentre è nel fu terzo polo che l’argomento, sensibile per i garantisti, crea delle faglie. E così la mozione di sfiducia al ministro del Turismo, che sarà in discussione questa mattina alla Camera dei deputati, è una nuova cartina di tornasole delle compatibilità del campo largo sui vari temi. Questa volta, però, i dolori sono più al centro, che a sinistra. Il Pd, infatti, ha deciso di sottoscrivere e votare il testo presentato dal M5S che chiede alla ministra del Turismo, raggiunta da una indagine per la gestione delle sue aziende, di dimettersi. Del resto, si fa notare tra i dem, i Cinquestelle hanno fatto proprio nel loro documento un ordine del giorno simile che aveva presentato la dem Chiara Gribaudo. Anche Avs voterà la sfiducia o approvando il testo del M5S o presentandone uno proprio, ma sulla stessa onda. I problemi, questa volta, sono al centro. Chiederà le dimissioni della ministra, infatti, +Europa, ma non Italia Viva (sempre contraria a mozioni di sfiducia individuali). Quanto ad Azione, la linea decisa da Carlo Calenda è di sostenere la mozione di sfiducia.


Ma ci saranno defezioni importanti. La prima è quella di Mariastella Gelmini: «Sono da sempre garantista», ha spiegato, «e quindi contraria a mozioni di sfiducia individuali». Ha aggiunto che «questa non è una mozione politica sul lavoro della ministra, ma nasce da una vicenda giudiziaria e come tale credo che rappresenti un precedente pericoloso». Ed è contrario anche Enrico Costa che su “X”, ieri, definiva una «scorciatoia giudiziaria» la scelta di presentare una mozione di sfiducia per fatti legati a vicende giudiziarie, al netto dei «tanti argomenti di merito per attaccarli e chiedere le dimissioni».

 


Il documento, che porta la prima firma di Francesco Silvestri, intanto, è stato aggiornato secondo gli sviluppi dell’inchiessta: si è inserita, infatti, le fattispecie legate alla truffa nell’utilizzo dei fondi Covid. «La situazione soggettiva del ministro del Turismo, alla luce dei fatti emersi, risulterebbe sempre più incompatibile con la delicatezza degli incarichi ricoperti, non potendo l’Italia proseguire ad avere un Governo i cui membri espongano il sistema Paese a situazioni perniciose derivanti dalla commistione di interessi pubblici e privati», si legge nella mozione dei Cinquestelle. «È imprescindibile che il nostro Paese e le sue istituzioni siano salvaguardate, nel loro prestigio e nella loro dignità, anche attraverso il doveroso principio di “onorabilità” per coloro a cui sono affidate funzioni pubbliche. Ne consegue la responsabilità politica anche del Presidente del Consiglio dei ministri, che, ai sensi dell’articolo 95 della Costituzione, dirige la politica generale del Governo», prosegue il testo in cui la Camera «esprime la propria sfiducia al ministro del Turismo, senatrice Daniela Garnero Santanchè, e lo impegna a rassegnare le proprie dimissioni». Il voto (che dovrebbe essere oggi o al massimo domani) sarà nominale, quindi palese. E si incrocerà con un’altra mozione di sfiducia, quella contro Matteo Salvini, che dovrebbe essere votata giovedì. L’esito di entrambe, in ogni caso, è segnato. Nessuna delle due, come ha detto Maurizio Gasparri, ha alcuna chance di passare.

 

 

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