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Mario Monti: "Ho votato Berlusconi, mi ha chiesto di guidare il centrodestra"

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Una volta ha votato Silvio Berlusconi. E per qualche momento, Mario Monti ha addirittura rischiato di diventare il nuovo leader del centrodestra, proprio su richiesta del Cav che aveva appena sostituito a Palazzo Chigi. 

Questa è la versione del Professore, premier in una tra le fasi più convulse della storia politica italiana dalla fine del 2011, in piena crisi economica, a inizio 2013. Era il governo dei tecnici, quello di Elsa Fornero al Welfare con la famigerata riforma delle pensioni lacrime e sangue (lacrime della ministra ma soprattutto sangue degli italiani, esodati in prima fila, che hanno pagato di tasca loro i tagli draconiani alla spesa pubblica). Intervistato dal Corriere della Sera, Monti nega con forza la tesi del "golpe europeo" ("Non lo pensava neppure Berlusconi", sottolinea polemicamente), si pente di essersi candidato alle elezioni del 2013, dopo essere stato fatto passare per salvatore della patria ("Fu una scelta contro i miei interessi") e rivela dettagli privati sul suo rapporto con il fondatore di Forza Italia scomparso quasi un anno fa che, giocoforza, nessuno oggi può smentire.

"Nell'ottobre 2012 mi propose di guidare il centrodestra alle elezioni", rivela il Loden (soprannome che non gli garba, "Come se lo indossassi solo io"). La risposta, ricorda il senatore a vita, fu negativa: "Dissi che apprezzavo la proposta, e probabilmente avremmo vinto. Ma che, fino a quando Berlusconi fosse stato in vita, nessuno avrebbe potuto guidare il centrodestra al di fuori di lui". E, in fondo, "avevamo idee troppo diverse". 

"Nel 1994 Berlusconi l'ho pure votato. E scrissi un articolo sul Corriere in cui auspicavo un liberismo disciplinato e rigoroso. Non abbiamo avuto né il liberismo, né il rigore", è la stilettata al quattro volte premier. "Non ho mai sbraitato contro di lui - conclude -. Però ho risolto una crisi che aveva contribuito a provocare; ho rifiutato la sua offerta di guidare il centrodestra; il mio governo ha varato la legge che, nonostante non fosse certo pensata per lui, lo costrinse a lasciare il Senato; gli ho impedito di diventare presidente della Repubblica. E malgrado questo abbiamo sempre avuto buoni rapporti".

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