Cerca
Cerca
+

Il premier può sciogliere la Camera: lezione inglese all'ossessionata sinistra italiana

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

Quello che in Italia è dipinto come uno stupro istituzionale tipico di un regime fascista, nel Regno Unito, la cui tradizione di garanzia delle libertà individuali risale alla Magna Carta (anno 1215), è normale prassi politica. Il premier conservatore Rishi Sunak ha informato re Carlo III, la figura “di garanzia” equivalente al nostro presidente della repubblica, dell’intenzione di sciogliere la Camera dei Comuni. Quindi ha annunciato al Paese e all’opposizione che le elezioni legislative si terranno il 4 luglio, sei mesi prima del previsto. Il distacco dai laburisti di Keir Starmer è grande ed probabile che Sunak perda comunque, ma in questo modo è convinto di avere qualche probabilità in più.

Sette anni fa aveva fatto la stessa cosa Theresa May, e prima di lei, nel 1983, Margaret Thatcher, determinata a sfruttare il «fattore Falkland» e le divisioni dell’opposizione. La mossa si rivelò azzeccata: fu decisa dalla Lady di Ferro pensando al tornaconto suo e della propria parte, ma avrebbe potuto ritorcersi contro di loro, come è probabile che accada ora a Sunak e ai suoi. Nessuno scandalo, né allora né adesso, perché lì è condiviso il principio cardine delle democrazie moderne: la capacità del governo di lavorare è importante quanto la fiducia del parlamento, e chi ha avuto dagli elettori il mandato a governare deve avere anche la facoltà di rinunciarci per “resettare” la situazione restituendo la parola al popolo. Non è un potere dittatoriale, è l’esatto contrario: la sottomissione di chi governa agli unici giudici che contano davvero, quelli che mettono le schede dentro le urne. Saranno loro a decidere se Sunak ha fatto bene o male, in questa occasione e nei suoi atti precedenti. E il premier che ha esercitato questo potere nemmeno è stato eletto dal popolo: lì si vota il partito che governerà, il capo dell’esecutivo è il leader della fazione vincente e nelle elezioni del 2019, le ultime che si sono tenute, i tories erano guidati da Boris Johnson, che poi ha passato la mano. Nulla di quanto si è appena visto lassù sarebbe possibile oggi in Italia. Se il premier avesse ritenuto esaurita la spinta politica del proprio governo e si fosse dimesso sarebbe iniziata la liturgia delle consultazioni, si sarebbero sondati altri nomi e le possibilità di diverse maggioranze, sarebbero spuntati a frotte parlamentari “responsabili” pronti ad appoggiare qualunque altro governo pur di non correre il rischio di finire anticipatamente a casa.

 

C’è sempre un governo Dini pronto a salvare il Paese. L’ipotesi che un premier abbia la legittimazione diretta degli italiani, e possa chiedere di essere giudicato da loro mediante libere elezioni prima della scadenza del mandato, è equiparata a un colpo di Stato. Per i Cinque Stelle la riforma presentata dal governo «conferisce al premier poteri che nessun Paese democratico assegna al capo del governo: si pensi solo al fatto che può sciogliere le Camere da un momento all’altro». Dal che si deduce che per i miracolati da Beppe Grillo il Regno Unito non è una democrazia, o che confidano nell’ignoranza dei loro elettori per dire la qualunque. Mentre secondo il Pd il potere di scioglimento delle Camere in capo al premier «è uno dei punti più pericolosi ed emblematici della riforma», poiché riduce il capo dello Stato al ruolo di notaio, eccetera. Un potere che non ha il re a Londra deve averlo il presidente della repubblica a Roma, e darlo al capo del governo significa tornare ai tempi bui dell’orbace e del passo dell’oca. Il malfunzionamento dei governi e la loro breve vita media, secondo questa visione così diffusa a sinistra, sono insomma un piccolo prezzo da pagare per evitare le involuzioni autoritarie alle quali gli italiani sono portati, per qualche difetto culturale o genetico che altri popoli non hanno. Significa non aver capito la lezione più importante del ventesimo secolo: le dittature non nascono dove ci sono governi democratici forti, ma dove languono governi deboli. Il fatto che fascismo, nazismo e comunismo non riescano ad attecchire in Inghilterra e negli Stati Uniti, dove chi governa è scelto dagli elettori, qualche riflessione dovrebbe indurla

 

Dai blog