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Europee, Ucraina e Israele: archiviato il voto, adesso servono i fatti

Fabrizio Cicchitto*
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Caro direttore, consenti a chi, come il sottoscritto, è stato privato della possibilità di votare per una lista unitaria del cosiddetto Terzo Polo riformista, atlantico ed europeista per cui si è ritrovato a fare il tifo per Forza Italia, di mettere in rilievo alcune questioni aperte dai risultati delle elezioni europee. Il punto più evidente è costituito dalla affermazione di Giorgia Meloni alla guida del centrodestra e di Elly Schlein leader unico del centrosinistra. Fra le 2 vincitrici però emerge una prima importante differenza. Giorgia Meloni ha svolto un decisivo ruolo trainante nei confronti sia del suo partito che di tutto il centrodestra. Invece Elly Schlein ha svolto un ruolo ben diverso nel centrosinistra: ha evitato rigorosamente di ripetere passate esperienze di segretari del Pd che hanno voluto imporre al partito la propria impostazione e la propria corrente e all’opposto ha sapientemente assiepato tutte le forze in campo: in primo luogo, ignorando la sinistra Dc, ha posto tutto il partito sotto il segno e la benedizione di Enrico Berlinguer, in secondo luogo, ignorando gli ultimatum suicidi di Giuseppe Conte, ha dato il massimo spazio a tutti i cacicchi portatori di voti soprattutto al Sud, poi ha sommato insieme posizioni di segno opposto, quelle europeiste atlantiche espresse da Gori, Bonaccini, Picierno, e altri, insieme con quelle pacifiste di Cecilia Strada e quelle dell’ineffabile Tarquinio che, malgrado l’aggressività di Putin, ha sostenuto addirittura lo scioglimento della Nato proponendosi come l’erede del generale Pasti.

Quello che però è emerso è un rovesciamento totale degli schemi tradizionali, riproposti non solo dalla chat Giannini ma anche da parte dei grandi giornali come Repubblica e La Stampa e dallo show de La7 che hanno espresso per mesi una fortissima pregiudiziale antifascista che avrebbe dovuto radere al suolo la Meloni. Invece paradossalmente le cose sono andate in senso del tutto opposto, anche sul terreno di problemi assai seri che riguardano il centrodestra. Sull’Msi come anche su An fino a tutti gli anni Novanta ha pesato quello che era l’influenza insuperabile della cosiddetta Linea Gótica: da Roma in giù e in tutto il Sud delle Isole, l’Msi e poi An, facevano il pieno dei voti ma da Firenze in su avevano vita grama, perché la gente non dimenticava quello che i fascisti repubblichini (e tra essi quelli della Decima Mas) avevano combinato al Nord negli anni 1943-1945.

 

 

 

CADE LA LINEA GOTICA

Non a caso, genialmente, Berlusconi fece il patto federativo di Forza Italia con la Lega al Nord e con An al Sud nel 1994. Orbene, questa tradizionale discriminante antifascista con forte ricadute territoriali in questa campagna elettorale non ha pesato per nulla, anzi è avvenuto il contrario: dal Nord Ovest al Nord Est a parte nelle regioni rosse fino al Lazio Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia sono andati fortissimo trainando il centrodestra dove però Forza Italia è riuscita a coprire in modo rilevante lo spazio di centro anche perché su questo piano è venuta meno la concorrenza del Terzo Polo. Invece dove la forza propulsiva della Meloni ha avuto un impatto del tutto attenuato e il centrodestra con l’eccezione di Forza Italia non è andato bene è stato nel Sud.

Nel Mezzogiorno da un lato hanno esercitato un grande ruolo i cacicchi lanciati in prima linea, De Caro docet, ma anche il ruolo svolto nelle retrovie da De Luca e da Emiliano, ai quali la Schlein ha dato piena licenza di rastrellare voti, ignorando i moniti infantili di Conte, e anche mettendo la sordina alla sua stessa natura profonda di radicale americana. Poi c’è stato l’effetto suicida della autonomia differenziata proposta da Salvini che ha provocato nel Sud tre risposte: l’assenteismo, la vittoria dei cacicchi del Pd, il ridimensionamento dei cacicchi del centrodestra. Se il centrodestra nel suo complesso non apre una seria riflessione sull’argomento rischia di andare incontro nel futuro a brutte sorprese, sia nelle prossime elezioni regionali, e ancora di più nelle future politiche. Infine due parole sugli sconfitti: da un lato Conte, dall’altro lato la strana coppia costituita da Calenda e Renzi. Conte si è impadronito con un colpo di mano del M5S eliminando tutta la sua classe dirigente con il criterio dei due mandati e il taglio dei parlamentari dopo di che ha messo in evidenza che sotto la pochette non c’era niente tranne un filoputinismo estremo ammantato di pacifismo.

 

 

 

SUICIDI CENTRISTI

Al polo opposto c’è stato il suicidio in diretta televisiva in primo luogo di Calenda e a ruota di Renzi. È stata singolare l’idiozia messa in campo da due persone intelligenti. Il fatto è che mentre un centro autonomo di stampo riformista, garantista, europeista e atlantico avrebbe potuto svolgere un ruolo politico serio nei confronti sia del centrodestra che del centrosinistra, invece due centrini l’un contro l’altro armati hanno anche allontanato i potenziali elettori. Adesso l’ideologo del Pd Bettini manifesta propositi assistenziali nei confronti di entrambi questi partiti vittime di se stessi: in altri tempi si sarebbe parlato di soccorso rosso. Il disegno è evidente: sia Azione sia Italia Viva sono sufficientemente disperate per accogliere in vista delle future politiche l’assistenza pelosa del Pd e quindi svolgere il ruolo di copertura centrista nei confronti di un ipotetico campo largo nel quale Schlein, Boccia e Bettini dovrebbero dare le carte. Se possibile mettere a tacere differenze di fondo che attengono addirittura alla collocazione geopolitica. Esistono gigantesche questioni geopolitiche con ricadute sia sul terreno dei valori sia sul quadro politico. Infatti a nostro avvisto le partite decisive sono costituite dalla tutela della Ucraina dall’aggressione della Russia di Putin e dalla salvaguardia di Israele perché a Gaza Hamas si disinteressa della sorte dei palestinesi ma ha da sempre un unico obiettivo, quello della distruzione di Israele.

*Presidente di ReL Riformismo e Libertà

 

 

 

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