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Tarquinio appena eletto rinnega se stesso. Pd, ammucchiata con l'Anpi

Adriano Talenti
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 Evidentemente Marco Tarquinio, eletto per il rotto della cuffia all’Europarlamento, si è già acclimatato nel Pd. E in un’intervista a La Stampa attacca Giorgia Meloni per il contenzioso politico (in realtà più una tempesta in un bicchier d’acqua che altro) sulla citazione dell’aborto nella dichiarazione finale del G7.

«Parlo da cattolico. E da cattolico dico che la dizione proposta» nella dichiarazione «prevedeva nient’altro che il pieno impegno per un aborto sicuro. Non è per nulla diverso da quanto prevede l’applicazione della 194 quindi non si capisce cosa abbia da eccepire Meloni. Come si può rifiutare un’affermazione come questa?». Poi accusa: «Meloni continua a usare questi argomenti come propaganda. Non c’è solo Vannacci, c’è anche lei che fa la generalessa su questioni costituzionali o su temi sensibili per acchiappare consensi più che per risolvere i problemi del Paese. È un modo bellicistico di affrontare le questioni».

 

 

 

Posizioni legittime quelle di Tarquinio, per carità, ma che mandano in dissolvenza il suo profilo passato di direttore dell’Avvenire, il quotidiano della Cei da sempre schierato a strenua difesa dei valori non negoziabili. Sarà, forse, l’entusiasmo della sua nuova casa. Dove l’esito elettorale ha rimesso in moto la ruota dell’iniziativa politica. Sovrastato Giuseppe Conte alle urne, ora spetta a Elly Schlein, leader Pd, mettere insieme le tessere del puzzle per creare un’alternativa al centrodestra: «Abbiamo annunciato una manifestazione di tutte le opposizioni, martedi a Roma: è importante dire che c’è una alternativa.

Il risultato dice questo e il Pd è il perno di questa alternativa», ha detto in un’intervista a Repubblica. «Ma occhio, non è il tempo dei veti. Noi non ne abbiamo mai fatti ma non intendiamo subirne. Dobbiamo cominciare dai temi che interessano la vita quotidiana delle persone». Risponde il leader di Azione, Carlo Calenda, componente del club degli sconfitti alle elezioni: «Azione ha sempre valutato il merito delle proposte e dei provvedimenti che servono all’Italia. Sappiamo che oggi ci sono distanze molto significative sul posizionamento internazionale del Paese, sulla giustizia e sulle politiche di sviluppo». Dunque, osserva, «a mio avviso potrà essere più facile trovare un’intesa sui diritti sociali che riguardano i salari, la sanità e l’istruzione».

 

 

Intanto si esplicitano le adesioni per l’iniziativa di martedì. L’Anpi, per esempio, «contro il clima di intimidazione in Parlamento e il tentativo di forzare la mano per approvare i disegni di legge su autonomia e premierato». E poi Libertà e Giustizia: «Assistiamo al continuo ricorso a intimidazioni e provocazioni da parte di figure della maggioranza di governo, tanto che il nostro Parlamento viene ormai abitualmente leso nella sua onorabilità». Prove tecniche di ammucchiata.

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