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Il prof Pd del saluto romano? "Non sono fascista, ma comunista. E vado al Gay Pride"

Alessandro Gonzato
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«Io omofobo? Ma se ogni anno vado al Pride di Roma... Sono un assiduo frequentatore, ci sono anche diverse foto... Sono sensibile ad alcune tematiche, solidarizzo, manifesto. Non è un mistero, lo sanno tutti».

Professore, l’hanno accusata anche di essere fascista... 
«Guardi: ho militato tutta la vita nei partiti di sinistra. Sono stato tra i fondatori della sezione locale dei Comunisti Italiani, in Abruzzo, nel mio paese. Poi sempre lì ho ricoperto l’incarico di vicesegretario del Partito democratico. Ho militato fino a una decina di anni fa, poi sono uscito perché la politica è snervante. Comunque capisce quante cose si sono inventati?».

 

 

 

Se le sono inventate soprattutto le parlamentari dem Anna Ascani (vicepresidente della Camera), Simona Malpezzi, Irene Manzi (responsabile nazionale scuola del Pd). Poi Cinquestelle vari e i soliti commentatori “acchiappa-fascisti” in servizio permamente. Tutti, a sinistra, a dare addosso a P.G., docente di Storia e Filosofia all’istituto superiore “Pirelli” di Roma per una foto in cui è attorniato da alcuni ragazzi che fanno il saluto romano; ce n’è un’altra per la quale è stato accusato di mimare un rapporto sessuale con uno studente («Macché, si era attaccato alla cattedra, lo stavo tirando via»), altri gli hanno imputato frasi razziste. Il vero obiettivo delle polemiche però, si capisce, non era il pacioso professore con cui abbiamo dialogato per una ventina di minuti, bensì il governo di questi “razzistacci” delle “destre”. E però... La figuraccia è un apostrofo rosso tra le parole Partito Democratico.

 

 



Alcuni giornali hanno scritto che lei si è sempre dichiarato di estrema destra. 
«Mi sembra abbastanza difficile considerando la mia storia personale. Voglio rispondere a queste accuse...».
Prego. 
«Con quella tradizione non ho nulla a che vedere, e poi si vede bene nella foto che io ho le mani ferme, non faccio alcun saluto. Gli alunni stavano giocando, mi prendevano un po’ in giro, mi provocavano sapendo benissimo che sono di sinistra. Sa come sono fatti i giovani... Con tanti di loro ho sempre avuto un bel rapporto, spesso scherzavamo insieme».
Nel momento in cui stavano scattando la foto non si è accorto che qualcuno stava faceva il saluto romano? 
«No. Erano alle mie spalle, e l’hanno fatta di sfuggita. Poi bisognerebbe anche sapere com’è uscita questa foto, il perché è stata diffusa».
Ce lo dica: perché? 
«La ragazza che ha lanciato queste accuse, da cui è partito tutto, aveva collezionato insufficienze per tutto l’anno, e non solo nella mia materia».
Una vendetta, quindi? 
«Sì. Dicevo, come risulta dai registri e dai consigli di classe, l’alunna aveva un rendimento scarso. Inoltre abbiamo saputo dalla docente coordinatrice - e anche questo particolare è stato omesso da chi finora ha scritto di questa faccenda – che la madre della ragazza, oltre alla figlia, minacciava i professori qualora i voti finali, oltre all’ammissione alla maturità, non fossero stati adeguati alle loro aspettative».

 

 

 


Minacce: in che senso? 
«Dicevano che avevano del materiale per mettere in cattiva luce l’istituto e gli insegnanti».
Poi è stata promossa? 
«Sì, l’abbiamo ammessa agli esami, io però ero commissario esterno in un’altra scuola. Ripeto: eravamo stati avvertiti in modo ricattatorio dalla madre».
Quando sono spuntate le foto la scuola le ha chiesto spiegazioni? 
«La vicenda era già stata archiviata con intelligenza e saggezza dalla dirigente scolastica. Aveva ritenuto che non ci fosse nulla di grave, anche dopo aver ascoltato i ragazzi. La preside è una persona di buonsenso, ci tengo che venga sottolineato, e ha ritenuto di non dover procedere: le accuse erano totalmente infondate».
Fascista, omofobo, e anche razzista, hanno scritto. 
«Sulla politica ho già detto, sull’omofobia direi proprio di no... Mi hanno chiamato amici chiedendomi: “Ma cosa stanno dicendo?” Per il razzismo hanno tirato in ballo due episodi assurdi: avrei detto a un ragazzo filippino di pulirmi la casa. Spiego: è un alunno bravissimo che con me aveva dieci, lui con autoironia un giorno ha fatto finta di pulirmi la cattedra: “Io sono filippino, mi piace pulire le cose”. È stato lui a fare la battuta. Poi mi si imputa di aver messo in primo banco una ragazza perché egiziana: un’assurdità. L’ho messa davanti una sola volta perché doveva recuperare un compito in classe, come si fa con tutti, in tutte le scuole».
Qualcuno degli studenti della “foto fascista”, diciamo così, le ha telefonato? 
«Più di uno... mi hanno detto: “Professore ci dispiace, non pensavamo venisse fuori questo casino, ci siamo resi conto... Guardi, se ha bisogno ci siamo...”. Ripeto: hanno montato una cosa inesistente».

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