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Meloni, convocato vertice d'urgenza con gli 007

Pietro De Leo
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È la serata di ieri quando l’ulteriore evoluzione della crisi orientale irrompe nell’agenda politica italiana. Giunge la notizia della pioggia di razzi iraniani che si abbatte su Tel Aviv e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni convoca un vertice urgente con il ministro della Difesa Guido Crosetto, il titolare degli Esteri Antonio Tajani in collegamento, i vertici dei servizi segreti, il consigliere diplomatico Fabrizio Saggio e il sottosegretario Mantovano, autorità delegata per i servizi. Quest’ultimo, peraltro, ha interrotto per via dell’urgenza la riunione con le associazioni delle famiglie sulle politiche per la manovra. Dalla Farnesina, viene assicurato che l’ambasciata italiana in Israele «resta operativa». E Tajani, interpellato dai giornalisti sull’attacco iraniano ha affermato: «Bisogna lavorare per la pace. Bisogna che tutti quanti, anche l’Iran, si assumano le proprie responsabilità per evitare una escalation». Anche Netanyahu?

Gli viene chiesto. «Tutti devono lavorare per una de-escalation”. Anche nelle ore precedenti, la questione medio orientale era stata al centro dell’agenda di Palazzo Chigi, con la telefonata tra Giorgia Meloni e il primo ministro libanese Najib Mikati. Nel corso del colloquio, ha informato la presidenza del Consiglio, era stato ribadito l’impegno italiano per un cessate il fuoco e una soluzione diplomatica al conflitto che permetta agli sfollati di tornare alle proprie case. «L’Italia, anche quale Presidenza di turno del G7, continuerà a lavorare per una de-escalation regionale».

 



Il posizionamento italiano trova riscontri presso Mikati che, ha scritto il quotidiano libanese L’Orient le Jour nella sua versione online, ha espresso gratitudine al nostro Paese per arrivare al cessate il fuoco e proteggere i civili. In serata, dopo il vertice con gli 007, la nota di Palazzo Chigi: «L’Italia invita il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a prendere in considerazione un rafforzamento del mandato della missione Unifil per assicurare la sicurezza del confine tra Israele e Libano in attuazione delle vigenti risoluzioni dell’Onu». C’è poi un ulteriore aspetto di riflesso, che coinvolge l’Italia ed è quello delle manifestazioni previste pro-Palestina previste sabato a Roma. Mobilitazioni nate con l’intento degli organizzatori “commemorare” il primo anniversario dalla parte di Hamas. Un post dei “Giovani Palestinesi d’Italia”, infatti, aveva definito l’orribile assalto dei terroristi islamici di un anno fa come «una rivoluzione». Dopo una valutazione dei rischi da parte del Viminale e approfondimenti svolti dall’intelligence, la Questura della Capitale aveva optato per il divieto di due cortei previsti per per sabato. Le sigle pro-Pal, però, avevano annunciato l’intenzione di non osservare il divieto. Per questo, a quanto è filtrato ieri, l’allerta nella Capitale sarà massima, soprattutto nelle aree di Ostiense ed Esquilino, con la presenza delle forze dell’ordine sin dalla mattinata.

Sull’argomento, ieri, sono intervenute anche le rappresentanze delle Forze dell’Ordine. Il segretario generale del Coisp, Domenico Pianese, afferma: «Ci sono centinaia di estremisti pronti a scendere in piazza. Questi personaggi sfidano apertamente le prescrizioni delle autorità». Enzo Letizia, segretario generale dell’Associazione Nazionale funzionari di Polizia, dice: «Il divieto non rappresenta un attacco al diritto a manifestare, ma una misura per garantire che le manifestazioni si svolgano in sicurezza».

 

 

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