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Elly Schlein, "Unifil deve restare in Libano": il Pd e "l'incidente"

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"Chi attacca l'Onu, attacca il mondo" come ha detto Romano Prodi "e da questo punto di vista l'attacco dell'altro giorno, un attacco deliberato, è senza precedenti": la segretaria del Pd Elly Schlein, intervenuta alla festa del Foglio, lo ha detto a proposito delle basi Unifil colpite nel sud del Libano dagli israeliani.

Poi, ha spiegato che le missioni delle Nazioni Unite non dovrebbero andare via come invece ha chiesto Tel Aviv: "Ha senso restare? Certo che ha senso. Sarebbe grave ammainare le bandiere dell'Onu. Si può discutere delle regole d'ingaggio ma quella missione di pace deve restare. Certo che funziona meglio in una situazione di pace ma non è una ragione sufficiente per arretrare". 

Parole nette, chiare, che però fanno sorgere più di un dubbio: nel Pd conta più il sostegno all'Onu o la volontà politica di proteggere a tutti i costi la Palestina (con il Libano argomento correlato, ovviamente), per poter così fermare una volta per tutte Israele? Altro dubbio: una battaglia politica di questo tipo può valere il rischo di vedere anche il contingente italiano presente in Libano esposto agli attacchi israeliani nella guerra contro Hezbollah? 

"Dopo i violenti attacchi dei giorni scorsi alle postazioni Unifil - ha proseguito la leader dem - l'ennesimo sconfinamento di carri armati dell'Idf verso le posizioni delle forze di pace dell'Onu, che in questi anni, con il contributo fondamentale dei militari italiani, hanno svolto un lavoro prezioso nella regione". Sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, invece, ha detto che "va fermato, le sue azioni criminali non possono essere più tollerate". 

Secondo lei, però, bisogna fare qualcosa di concreto: "Gli appelli alla de-escalation restano vani se non proviamo a fare tutto ciò che è nella nostra disponibilità per fermare questa spirale di guerra. Il Governo sostenga la posizione già espressa da altri leader europei per fermare ogni esportazione di armi a Israele. E non solo: chiediamo al governo italiano di riconoscere subito lo Stato di Palestina come già hanno fatto altri paesi europei come Spagna, Norvegia e Irlanda, per iniziare a costruire la soluzione dei due popoli, due Stati".

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