Nel suo editoriale di ieri, il quotidiano Repubblica ha parlato di «spreco della democrazia», criticando, tanto per essere originali, Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio ha detto che domenica, per il referendum, si recherà alle urne, ma non ritirerà la scheda e il quotidiano progressista l’ha accusata di «inscenare un balletto per cercare una foto», come se ne avesse bisogno. In realtà, la leader di Fdi è contraria ai cinque quesiti proposti da Cgil e mezzo Pd e sa, come chiunque in Italia, che il solo modo per dire davvero di no è astenersi, così che i votanti non raggiungano il quorum del 50% più uno degli aventi diritto e la consultazione sia annullata. È una posizione che nel passato la sinistra ha avuto più volte.
L’ultima, tre anni fa, quando proprio Repubblica pubblicò un editoriale che esortava a votare No ai referendum proposti da Lega e Radicali sulla giustizia oppure a disertare le urne, affermando che entrambe le scelte erano «legittime». Non solo, l’articolo sosteneva che l’invito all’astensione è un modo per «preservare l’istituto referendario, evitando di utilizzarlo per fini propagandistici e politici». Fa specie rileggere queste riflessioni, perché è proprio a fini politici che i dem e i loro corifei vogliono usare il referendum di domenica.
DiMartedì, Luca e Paolo deridono Elly Schlein: "Ma vai al mare no?"
Se la ride di gusto anche Matteo Renzi, dallo studio di DiMartedì su La7. Nella tradizionale copertina satirica d...Viene da chiedersi che cosa sia, per certa sinistra, quella democrazia che Meloni viene accusata di sprecare. Risposta semplice: la democrazia per molti progressisti corrisponde a ciò che essi pensano; anzi, a ciò che conviene loro in un dato momento, perché subito dopo può evolversi in qualcos’altro. Fu Giorgio Napolitano, il primo e per fortuna finora ultimo presidente della Repubblica comunista che abbiamo avuto, a dire nel 2016, in occasione del referendum contro le trivelle che non recarsi al seggio si poteva, perché l’iniziativa era «inconsistente e pretestuosa». D’altronde, l’ex capo dello Stato era un alto dirigente dei Ds quando, nel 2003, il partito fece i manifesti con la scritta «NON» per esortare i suoi seguaci a boicottare i referendum voluti da Fausto Bertinotti per estendere alle piccole aziende il divieto di licenziamento previsto dallo Statuto dei lavoratori. E si potrebbe continuare, con Sergio Cofferati, Francesco Rutelli e Piero Fassino, ai tempi rispettivamente leader di Cgil, Margherita e Ds, che sempre vent’anni fa invitarono la gente a stare a casa. Per finire con Matteo Renzi, leader dem e premier, che consigliò il mare per sabotare il quesito grillino.
Ma ancora più clamoroso è che oggi buona parte del Pd, i cosiddetti riformisti, Lia Quartapelle, Lorenzo Guerini, Pina Picierno e altri, hanno fatto sapere che domenica si comporteranno più o meno come Meloni: andranno al seggio ma ritireranno solo due schede, sperando di far cadere con la loro astensione gli altri tre referendum. Qual è la differenza tra loro e la premier? Il fatto di ritirare le due schede? No, non è una questione di comportamento, ma di identità, una questione razziale verrebbe da dire: se sei di sinistra puoi astenerti e sei democratico, se sei di destra astenersi significa sprecare la democrazia.
Paolo Gentiloni, quello strano silenzio sul voto
Che farà Paolo Gentiloni l’8 e 9 giugno prossimi? Andrà a votare ai 4 referendum lanciati dalla Cgil...Pur di mobilitare la sinistra contro il governo, Repubblica mente sulla Costituzione, che prevede il diritto ad astenersi nei referendum. L’editoriale di ieri, nel celebrare la scelta tra monarchia e Repubblica a cui furono chiamati gli italiani nel 1946, e che vide una partecipazione dell’85% degli aventi diritto, omette di dire che quel plebiscito, avvenuto prima della scrittura della nostra Carta, non aveva un quorum. Sarebbe stato valido anche con un solo votante. Poi, nel 1948 la Costituzione ha inserito il quorum, scegliendo di dare un peso politico alla decisione di non votare. Svuotare questa scelta di significato, per inseguire un risultato politico in vista della prossima domenica, significa tradire la democrazia per come l’hanno voluta i padri costituenti, non difenderla.
Nota di servizio: i colleghi progressisti si chiedono perché Meloni dica che andrà al seggio anche se non voterà. Forse si augura che gli elettori di centrodestra la imiteranno nei Comuni chiamati al ballottaggio: ritirino la scheda per il sindaco, lasciando stare quelle care a Elly Schlein, Maurizio Landini e Repubblica.