Il governo Meloni "è l’unico degli ultimi 20 anni ad aver guadagnato in popolarità nei 30 mesi successivi al suo insediamento. Questo è un fatto oggettivo e questa condizione si manterrà almeno fino al prossimo anno, data l'assenza di momenti critici in politica (come a esempio elezioni rilevanti)": un'osservazione interessante quella che fa Filippo Taddei, managing director della banca d’affari Goldman Sachs International ed ex responsabile dell'economia della segreteria del Pd di Matteo Renzi nonché uno principali artefici della riforma del lavoro di quel governo, il "Jobs Act".
Taddei, da economista, ha appena firmato un’analisi sulle prospettive economiche dell’Italia. In particolare, ha sottolineato che la stabilità politica, il miglioramento dei conti pubblici e le emissioni stabili nel prossimo futuro, nonostante l’aumento degli impegni di spesa legati ai maggiori investimenti in difesa, sono tutti elementi che portano ad avere un "approccio costruttivo" nei confronti del debito pubblico italiano, e di conseguenza nei confronti del governo di Giorgia Meloni. Dietro alla sua analisi le valutazioni degli investitori internazionali rispetto alla qualità del debito pubblico italiano e alla credibilità del governo di fronte ai creditori.
Conti pubblici, due schiaffi ai gufi anti-Meloni in 24 ore
Un doppio successo per il nostro Paese e anche per il governo Meloni. In un'Europa che arranca, l'Italia sorpren...In generale, l'economista ha evidenziato come il quadro delle finanze pubbliche italiano sia "positivo" per via di diversi fattori, dalla capacità di raccogliere fondi sui mercati internazionali al livello dei tassi reali di indebitamento, che restano di "circa 100 punti base sotto la media pre-pandemica". A incidere, infine, anche un "rischio basso" di "instabilità politica". "L’Italia sta facendo un consolidamento fiscale più veloce rispetto alla media dei Paesi europei e se questo, da un lato, potrebbe essere negativo per la crescita, in realtà non lo è grazie ai fondi europei del Pnrr - ha spiegato -. Infatti c’è una parte della nostra spesa pubblica, negli anni 2025-2026, che non entra nella contabilità del deficit pubblico, ma è garantita dalle sovvenzioni del Pnrr".