Terzo mandato, verso l'intesa nel centrodestra

di Pietro Senaldidomenica 15 giugno 2025
Terzo mandato, verso l'intesa nel centrodestra
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Il terzo mandato ha le gambe; e sta correndo. Matteo Salvini ieri, inaugurando a Milano una sede della Lega, è stato esplicito: «Da anni sosteniamo che devono essere i cittadini a scegliere se un governatore merita il terzo, il quarto, anche il sedicesimo mandato. Spero che arrivino tutti sulle nostre posizioni, ma bisogna fare in fretta perché le elezioni sono in autunno...». E di tempo non se ne è perso da quando una settimana fa, al termine di un esecutivo di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, ha detto che «se arriva una proposta seria, siamo pronti a valutarlo», ufficializzando il cambio di posizione del partito, a lungo contrario al tris. Un concetto che il dirigente di Fdi ha ribadito ieri, sollecitando gli alleati «a far arrivare presto la loro proposta».

I problemi arrivano da Forza Italia, che a stretto giro di posta aveva esplicitato la propria contrarietà. Come però avvertiva Harold Wilson, premier laburista inglese negli anni Sessanta, «una settimana è un lungo tempo in politica». In effetti, la posizione degli azzurri è molto più possibilista oggi rispetto a sette giorni fa. Per la settimana entrante, ci sarà un incontro tra i vertici dei partiti della maggioranza e sarà trovata la quadra; una compensazione per Forza Italia. Poi la Lega darà seguito all’input del suo segretario e vicepremier. Accadrà così perché il cambio di prospettiva sul terzo mandato ha rasserenato gli animi dentro tutta la coalizione. Risolvere la questione libererebbe la premier dall’ingrato compito di dirimere le controversie locali tra alleati e compatterebbe tutta la coalizione intorno all’obiettivo primario: governare altri due anni, proseguire nel tentativo di risanamento economico e rivincere le elezioni.

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C’è poi il calcolo opportunistico del momento. Il terzo mandato risolve il problema del Veneto, dove nessuno si opporrebbe alla ricandidatura di Luca Zaia, anche perché, se la coalizione non lo sostenesse, lui a quel punto potrebbe correre da solo.

Tra due anni, quando si voterà in contemporanea per le Politiche, il presidente della Lombardia e la città di Milano, il terzo mandato aprirebbe le porte a una conferma della Lega in Regione, previa rinuncia di Fdi alle proprie ambizioni di piazzare bandierine sul territorio, che sarebbero sacrificate sull’altare della concordia in vista dell’obiettivo romano. Anche in questa chiave si potrebbero leggere le parole di Salvini sul candidato della coalizione per Palazzo Marino: «Sto parlando con molte persone e il prescelto non deve avere per forza la nostra tessera», ha chiarito il vicepremier, dando il via ai «due anni di costruzione e ascolto perché il capoluogo lombardo smetta di essere “la città più insicura e più multata”».

Oltre a quello della pacificazione interna alla maggioranza, il via libera al terzo mandato avrebbe anche l’obiettivo di far saltare tutte le caselle alla sinistra. Il campo largo in Campania è pronto a candidare il grillino Roberto Fico. Se una legge glielo consentisse però, il governatore Vincenzo De Luca non esiterebbe a ripresentarsi e a quel punto il Pd o lo sosterrebbe, e probabilmente vincerebbe o dovrebbe trovargli un rivale suo, che non può essere di Cinque Stelle, perché un esponente di Giuseppe Conte non avrebbe la minima chance di successo.

A quel punto si porrebbe il problema di risarcire i grillini, che altrimenti farebbero saltare la coalizione ovunque. Una soluzione potrebbe essere per il Pd sacrificare le Marche, dove l’attuale candidato alla presidenza è l’eurodeputato dem ed ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Candidatura forte, ma macchiata dalle scorie di un’inchiesta, già battezzata “Affidopoli”, che coinvolge la sua ex giunta e gli ha procurato attacchi dai suoi rivali sul territorio, come il vecchio sindaco comunista Giorgio Tornati. Ma potrebbe essere riaperta anche la partita pugliese, che attualmente vede come probabile vincitore un altro eurodeputato dem, Antonio Decaro, ex sindaco di Bari.
L’attuale governatore, Michele Emiliano, potrebbe rientrare in corsa per un terzo incarico, con grande scorno di M5S, che è già uscito dalla giunta in questa legislatura a seguito di indagini pesanti che hanno coinvolto uomini vicini al presidente.

Come fare per innescare questo domino? Un decreto legge sembra improbabile: la sinistra griderebbe al golpe e il Quirinale non lo consentirebbe. La via potrebbe essere allora inserire un emendamento nel disegno di legge attualmente in Commissione Affari Costituzionali al Senato che alza di due unità il numero dei consiglieri nelle Regioni piccole e blocca la diminuzione automatica dei consiglieri comunali nelle città dove gli abitanti calano. Il 21 settembre, al più tardi il 28, si vota nelle Marche, quindi la legge andrebbe votata in via definitiva entro la prima settimana di agosto, prima della presentazione delle liste. Occorre fare presto, ma la convinzione di rimboccarsi le maniche stavolta c’è. 

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