Venezia, i No Bezos? Bandiere della Palestina e insulti al governo

di Michele Zaccardidomenica 29 giugno 2025
Venezia, i No Bezos? Bandiere della Palestina e insulti al governo
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Bandiere della Palestina, cori anti-Meloni e un grido: «Fuori Bezos dalla Laguna». La manifestazione a Venezia contro le nozze faraoniche del magnate americano ha mischiato di tutto. Del resto lo slogan era già un programma: “No Bezos, no war”. Che non si capisce bene cosa c’entrino l’uno con l’altro. Perché mettere nello stesso frullatore la decadenza di Venezia, le guerre, Trump, la distruzione del pianeta, il capitalismo, il turismo di massa e il lusso non pare poi tanto sensato. Ma tant’è.

Intorno alle 17 alcune centinaia di manifestanti (circa 600), provenienti da tutto il Nord-Est, si sono dati appuntamento alla stazione ferroviaria di Venezia muniti di striscioni e di cartelli per protestare contro i tre giorni di festeggiamento per il matrimonio del patron di Amazon con la giornalista americana Lauren Sanchez.

Nel corteo, che si è concluso al campo Erbaria, vicino al ponte di Rialto, dove è stato acceso un fumogeno, ma senza incidenti, erano presenti anche tantissimi gonfiabili di ogni genere e dimensione: canotti, coccodrilli, aragoste, fenicotteri e salvagenti di ogni tipo.

Per allontanare il più possibile la festa conclusiva della tre giorni dai contestatori, il party di ieri sera è stato spostato dalla Scuola Grande della Misericordia all’Arsenale. L’obiettivo dell’iniziativa, hanno spiegato gli organizzatori, è quello di denunciare il legame tra élite economiche e industria bellica e, oltre a prendere di mira la presenza di Jeff Bezos in città, a condannare l’escalation militare guidata da attori come Donald Trump e lo stesso Bezos.

Nesso tra il presidente Usa e l’imprenditore non particolarmente chiaro, va detto. Ha provato a spiegarlo Tommaso Cacciari, leader del comitato “No space for Bezos”, poco prima dell’inizio della manifestazione. «Io Jeff Bezos l’avrei contestato anche se fosse venuto con due amici in barca a remi e si fosse sposato nella chiesetta di Camponogara perché Bezos ha un ruolo importante nell’oscurantismo globale nel mondo».

«Jeff Bezos non è George Clooney, non è Morata o una famosa nuotatrice» ha aggiunto Cacciari «è uno dei tre multimiliardari che stava in prima fila alla cerimonia di insediamento di Donald Trump e lui ha materialmente, politicamente e fisicamente contribuito all’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, anche acquistando il Washington Post per non dare spazio ai democratici».

«Non si tratta di opporsi aun matrimonio ovviamente, non siamo degli psicopatici», hanno spiegato gli organizzatori, precisando che la manifestazione era volta a criticare il modello capitalistico di Amazon, il super arricchimento dei multimilionari come Bezos e lo sfruttamento della città di Venezia. Ma al corteo hanno partecipato anche alcuni politici.

Luana Zanella, capogruppo Avs alla Camera, e Andrea Zanoni, consigliere regionale di Avs, per «denunciare la crescente concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi e la svendita di Venezia a interessi privati, che escludono la cittadinanza e alimentano disuguaglianze sociali ed economiche». In una nota congiunta, aggiungono che «Venezia non è un set cinematografico né un parco giochi per miliardari. È una città viva, fragile, che ha bisogno di politiche pubbliche coraggiose, partecipazione democratica e giustizia ambientale e sociale. Siamo qui per affermare che un altro modello di città è possibile: inclusivo, sostenibile e rispettoso della sua storia e dei suoi abitanti».

Sulle nozze di Mr Amazon ci si mette pure uno dei leader di Avs, Angelo Bonelli. «Venezia blindata per il matrimonio di Bezos, ma non si parla di frodi fiscali e lavoratori sfruttati. Serve tassa globale sui super-ricchi» ha dichiarato Bonelli.

«Mentre Venezia viene blindata per il matrimonio di Bezos» ha aggiunto, «c’è chi preferisce attaccare chi denuncia le disuguaglianze piuttosto che parlare dei veri problemi». Per il deputato di Avs, «non dicono nulla sull’inchiesta per frode fiscale da 1,2 miliardi che coinvolge il gruppo Amazon, né sul trattamento disumano dei lavoratori, gestiti da un algoritmo che impone 150 consegne al giorno e 3 minuti per pacco».

E intanto gli albergatori brindano. «È stato un successo per la città, che dovrebbe continuare ad ospitare eventi di questa portata, non solo matrimoni» ha detto il gestore di Palazzina Grassi, Antonio Onorato, membro dell’Associazione Veneziana Albergatori. I tre giorni di festeggiamenti, aggiunge, «hanno portato a Venezia tantissima visibilità». Senza contare, sottolinea Onorato, che grazie alle nozze si è registrato «il tutto esaurito alle strutture ricettive non direttamente interessate dall’evento».

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