OPINIONE

Dove saremmo con un governo di Pd e compagni?

di Mario Sechidomenica 6 luglio 2025
Dove saremmo con un governo di Pd e compagni?
4' di lettura

La Francia ha chiesto di innalzare le barriere tariffarie contro la Cina, il ministro delle Finanze Eric Lombard ha detto che «nel mondo in cui ci troviamo oggi, dobbiamo proteggere la nostra industria» altrimenti «la Cina ucciderà la nostra industria». Attendo il coro dei progressisti colti e dei loro giornali contro Macron, il sovranista. La realtà è che viviamo tempi straordinari e spesso - anche nell’area moderata - non si comprende quanto il governo Meloni ha fatto in termini di difesa dell’economia, del risparmio e della stabilità finanziaria. La tigre di carta dei giornali continua a dipingere gli Stati Uniti come un nemico, l’anti-trumpismo ha accecato gli intellettuali, non mi sorprende (sono passati dal Libretto Rosso di Mao al capitalismo senza libertà di Xi Jinping), ma i numeri, i trend del commercio, dicono che il predatore di noi tutti è la Cina che punta a una quota del 50% in ogni settore e combinando la sua capacità produttiva con la politica dei prezzi bassi - sussidiati dallo Stato in varia forma - sta divorando l’industria europea. Editoriali indignati del giornalismo ciclostilato? Dibattiti nei talk show che ambiscono alla quota del canone per il servizio pubblico? Zero. Il mantra è sul fascismo, la Ducia Meloni e naturalmente Trump nemico pubblico.

E questo sarebbe l’Occidente? Con questi intellettuali, andiamo tutti a sbattere. D’altronde, lo abbiamo visto con l’ideologia Green, sono riusciti a mettere al tappeto l’industria automobilistica europea, naturalmente a vantaggio del compagno cinese. Il ritorno dello scontro tra le grandi potenze ha dato il via a una corsa del debito pubblico. Aveva già messo il turbo nell’era Covid e non si ferma più perché siamo in piena guerra economica. Le nazioni ricche stanno lavorando sulla leva fiscale: il Congresso degli Stati Uniti ha varato una legge di Bilancio che aumenterà il debito già fuori controllo, il Giappone si appresta a fare altrettanto, l’Europa aumenterà le spese per la difesa dal 2% al 5% del Pil entro il 2025. Il mondo è cambiato e soprattutto è sempre più indebitato. La corsa non finirà presto, è una conseguenza diretta del nuovo scenario geopolitico. L’Italia ha sempre avuto un debito alto, il governo Meloni ha lavorato con prudenza e i risultati si vedono grazie al lavoro del premier e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti: il Pil è migliore di quello di Francia e Germania (che hanno maggiore spazio fiscale) i nostri conti pubblici hanno superato l’esame di tutte le agenzie di rating, con il risultato concreto di tenere lo spread sotto i 100 punti base, risparmiare decine di miliardi di euro e difendere i conti correnti degli italiani. C’è chi chiede un taglio delle tasse per il ceto medio, ma non si rende conto dell’enorme beneficio che le famiglie e le imprese hanno avuto da questa azione lungimirante. Con un governo “tassa e spendi” della sinistra oggi saremmo in recessione e con problemi di stabilità finanziaria.

La politica è quella del possibile, non dell’utopia che diventa bancarotta. Abbiamo una nazione vecchia - la più vecchia del mondo insieme alla Germania e al Giappone - dunque una spesa pensionistica alta e un’assistenza sanitaria che ha bisogno di essere riqualificata, provate a immaginare che cosa succederebbe con Elly Schlein e Giuseppe Conte al comando. E siamo dentro un quadro di regole europee che non regge più, il nuovo Patto di Stabilità è già vecchio, gli Stati Uniti devono necessariamente fronteggiare la minaccia economica e militare della Cina, la politica dei dazi è un fatto che riguarda tutti, non è solo una leva americana, mentre l’Unione europea fa la parte della bella addormentata e presenta un nuovo piano climatico. Hanno preso un colpo di sole, non vedono l’emergenza, il rischio vero rappresentato dal G2 tra Cina e Stati Uniti, un patto tra l’aquila e il dragone, l’ascesa delle monarchie del gas e del petrolio del Medio Oriente che stanno investendo nella tecnologia e nel soft power. Il governo italiano sta tenendo la rotta, naviga in un mare in tempesta, tesse alleanze e cerca di mantenere saldo il rapporto euro-atlantico, mentre c’è chi è completamente perso nel surreale dibattito sulla “tenda” a sinistra e sullo “Ius Scholae” a destra.

Ma di che parlate? A nessun italiano con la testa sulle spalle importa niente di queste discussioni sul vuoto cosmico. Quando Israele, l’avamposto dell’Occidente, è minacciato da chi sogna la fine del mondo liberale e conta sull’utile idiota di Hamas come cavallo di Troia per far collassare il sistema liberale; quando Vladimir Putin dice a Trump che sull’Ucraina non si fermerà (per ora, mai sottovalutare l’America); quando i Brics puntano a sostituire il dollaro e l’Euro con sistemi di transazione alternativi e nuove monete digitali; quando le tigri asiatiche puntano a sostituire i campioni della manifattura europea (provato l’altro ieri, a Milano: un tassista che guida una vettura Byd di qualità eccelsa e non si pone il problema del suo lavoro con Pechino al volante); quando il Wall Street Journal scrive che Xi Jinping si sta preparando da tempo a una Guerra Fredda con gli Stati Uniti avendo studiato gli errori dell’Unione Sovietica; quando tutto questo movimento di pezzi punta a fare scacco a matto sull’Europa, la sinistra discute di tende e di fascismo, fa il gioco di queste forze. Il centrodestra italiano è chiamato a una prova enorme: Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani hanno una grande responsabilità, serrare le fila e mettere l’Italia al sicuro da questa tempesta.

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