È partita la caccia alla talpa. E chi fino ad ora ha gridato al ministro «bugiardo» e «al governo ipocrita» ora rischia di rimanere a bocca asciutta e di non ridere più. Il Tribunale dei ministri che indaga sul caso Almasri ha fatto sapere, infatti, di aver formalizzato denuncia per la divulgazione di atti coperti da segreto in seguito agli articoli di stampa usciti nei giorni scorsi, che hanno riportato il contenuto di mail interne al ministero della Giustizia, acquisite al fascicolo d’inchiesta, in cui la capo di gabinetto Giusi Bartolozzi invitava altri dirigenti a parlare della vicenda sulla piattaforma criptata Signal.
Gli atti, precisano le tre giudici che compongono il collegio, sono «custoditi nella cancelleria della Corte d’Assise all’interno di un armadio cassaforte, salvi i passaggi procedurali previsti dalle leggi costituzionali». Già il 12 febbraio, viene aggiunto, il Tribunale aveva presentato denuncia «a seguito della prima illecita divulgazione di notizie inerenti al procedimento», nel quale – a seguito della denuncia dell’avvocato ex dipietrista Luigi Li Gotti, risulta indagato mezzo governo: dalla premier Giorgia Meloni, ai ministri della Giustizia, Carlo Nordio, dell’Interno, Matteo Piantedosi, oltre al sottosegretario Alfredo Mantovano. Tutti accusati di favoreggiamento, eccetto il titolare di via Arenula a cui si contesta pure l’omissione d’atti d’ufficio.
Almasri, Giulia Bongiorno autorizzata a visionare gli atti
Il Tribunale dei ministri ha autorizzato l'avvocata Giulia Bongiorno, che assiste la premier Giorgia Meloni, il sott...Quale è l’accusa? Avere liberato e rimpatriato con un aereo dei servizi il libico Osama Almasri, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità e torture. Di fronte a un quadro simile, il centrosinistra era partito in quarta con le richieste di chiarimento e in Parlamento era andata in scena la solita protesta con tanto di cartelli e gran lavoro dei commessi per fermare la sceneggiata di Avs, grillini e dem, pronti a esibire perfino le foto delle presunte vittime del torturatore ex capo del carcere di Mitiga. Ora, nuovi retroscena apparsi come per magia il giorno precedente la missione a Bengasi del titolare dell’Interno, hanno lasciato intendere che Nordio non avesse detto tutta la verità in Aula durante l’informativa. Ecco perché è ripartita l’orchestra giallorossa con la grancassa dei sostenitori delle «dimissioni» del Guardasigilli colpevole o di essere un mentitore o di non sapere ciò che accade nelle stanze del suo ministero.
«Dimettermi? Nuts» (sciocchezze), ha replicato Nordio l’altro giorno, citando il generale americano Anthony McAuliffe. E a maggior ragione adesso, alla luce di una mail, come riportato ieri dal Dubbio, che “scagiona” l’operato del ministro. Ma c’è dell’altro. Chi ha divulgato le notizie all’esterno? E perché Giulia Bongiorno, avvocato del premier e degli altri tre politici coinvolti ha potuto visionare soltanto ieri alcune delle carte d’indagine del tribunale dei ministri? Peraltro, alla senatrice è stato «escluso il rilascio di copia ed esclusa, altresì, la visione del parere del pm, in attesa dell’interlocuzione col pm sul punto». Nel fascicolo sono presenti documenti classificati dell’Aise, l’agenzia dei servizi segreti per l’estero, dei quali è vietata «non solo la copia ma anche la riproduzione sotto qualsiasi forma». Si sa, inoltre, che anche l’avvocato Francesco Romeo, legale di Lam Magok Biel Ruei, vittima e testimone delle torture di Almasri che ha denunciato a sua volta per favoreggiamento i membri del governo, ha fatto richiesta di accesso agli atti dopo un’istanza presentata già alcune settimane fa, ma respinta in quanto gli avvocati degli indagati non avevano ancora preso visione del fascicolo.
Elly Schlein, fuga dalle domande: "Sfiducia? Devo andare, perdo l'aereo"
Messa alle strette, Elly Schlein scappa. Succede a L'Aria Che Tira. Intercettata dall'inviato del programma di L...La decisione dei tribunale dei ministri, se archiviare o chiedere l’autorizzazione a procedere al Parlamento, è attesa a breve. Ma intanto il quadro è più chiaro: Nordio ha agito secondo le procedure e il centrosinistra, contrario alla riforma della giustizia e alla separazione delle carriere, ha provato a sollevare il polverone. Ora, però, parte l’indagine per fuga di notizie. C’è anche una interrogazione del senatore Sergio Rastrelli, segretario della commissione Giustizia, che vuole accertare «come e da chi sia stata resa possibile questa indebita propalazione di notizie secretate». Prima che gli atti fossero visibili ai legali delle parti.