La Procura di Palermo ha depositato il ricorso in Cassazione contro la sentenza di primo grado che lo scorso dicembre ha assolto il vicepremier Matteo Salvini – all’epoca dei fatti ministro degli Interni – dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il pubblico ministero, a settembre, aveva chiesto 6 anni di reclusione. La procura ha utilizzato il “ricorso per saltum”, che permette di evitare l’Appello e ottenere direttamente una pronuncia degli “ermellini”. Il caso è quello della nave Ong spagnola Open Arms: Salvini, ad agosto 2019, aveva ritardato lo sbarco dei 147 migranti caricati a bordo.
Ministro, pensa che ci sia accanimento da parte di qualche magistrato?
«Qualche pubblico ministero evidentemente non si rassegna, ma le 268 pagine che motivano la mia assoluzione sono solide e impeccabili: per questo ringrazio il Tribunale di Palermo, che ha studiato in modo approfondito gli atti, dopo annidi lavoro e decine di udienze. Non è uno scontro tra politica e magistratura, i magistrati politicizzati e di sinistra sono ormai una esigua, anche se rumorosa, minoranza».
Si aspettava il ricorso della Procura?
«I miei avvocati, che ringrazio, lo davano per scontato».
Cosa stava facendo quando l’avvocato Bongiorno le ha dato la notizia?
«Ero di ritorno a Milano dalla Sicilia, dove ieri (giovedì, ndr) abbiamo finalmente inaugurato un bellissimo ponte sulla Statale 640 a Caltanissetta. Ho poi inaugurato il primo Centro Operativo della Guardia Costiera al servizio di cittadini e turisti sui laghi di Garda, Como e Maggiore. Proprio quella Guardia Costiera che è un’eccellenza italiana, 11mila uomini e donne che rischiano la vita per salvare altre vite, e che in occasione della tragedia di Cutro è stata attaccata vergognosamente dalla sinistra».
La prima cosa a cui ha pensato.
«Onestamente, la prima reazione è stata un mix di stupore e rabbia. Ma come, dopo quattro anni di processo e decine di testimonianze che hanno portato all’assoluzione, si rischia di cominciare tutto daccapo? In caso di assoluzione in primo grado, soprattutto come in questo caso “perché il fatto non sussiste”, non sarebbe giusto chiuderla lì? Comunque lavorerò ancora di più, convinto che difendere i confini del mio Paese, come avevo promesso agli italiani, non è un reato. L’ho fatto e lo rifarei, a testa alta». Oscar Camps, fondatore della ong Open Arms, esulta.
«Ognuno si diverte come può, era entusiasta anche quando OpenArms riuscì a far scendere a terra gli immigrati che stava trattenendo a bordo da giorni, avendo rifiutato ogni alternativa pur di arrivare in Italia. Camps fa una battaglia politica contro di me sulla pelle delle persone. Lo ha dimostrato anche un video: festeggiava urlando di aver fatto cadere il sottoscritto, e chi se ne frega se aveva messo a rischio centinaia di vite rifiutando altri porti e altri sbarchi. Questa sarebbe “solidarietà”?».
Piantedosi ha dichiarato che se lei è imputabile, allora moralmente lo è anche lui.
«È un amico e un ottimo ministro, come è stato un ottimo capo di gabinetto al Viminale. Lo stimo e lo ringrazio».
Durante il processo, Conte e Toninelli, nel 2019 premier e ministro delle Infrastrutture, hanno pronunciato decine di «non ricordo». Dopo la sua assoluzione in primo grado si sono ricordati di telefonarle?
«No, ma ci dormo lo stesso. La sera vado a letto sereno, sulla dignità altrui non mi pronuncio».
Neanche un messaggio?
«No».
C’è un esponente dell’opposizione che nei mesi del processo si è dimostrato particolarmente solidale con lei?
«Tanti, ma riservatamente. Ricordo che il mio processo è iniziato per volere della sinistra: 5Stelle, Pd e Italia Viva avevano deciso di mandare a processo la linea politica di un ministro. Ripeto: non un possibile reato, ma un’azione politica. Un precedente pericoloso, iniziato per la giravolta dei 5Stelle. Dopo la rottura politica del primo governo Conte hanno rinnegato la linea che avevano sostenuto fino a qualche giorno prima. Spiace per loro, per me coerenza, lealtà, onestà e coraggio non sono solo parole. Sono una condotta di vita».
Sbarchi dimezzati rispetto al 2023 ma leggermente superiori al 2024: alla luce degli interventi dei giudici, vedi il “progetto Albania”, secondo lei si può fare di più?
«Il governo sta facendo molto e ho fiducia nei colleghi che sono in prima linea. Di certo qualche magistrato politicizzato non aiuta».
Ritiene che sui dazi americani ci sia troppo allarmismo o è preoccupato anche lei?
«La preoccupazione ci dev’essere, nervi saldi e trattativa a oltranza. Ma senza aspettare Trump l’Europa oggi stesso potrebbe tagliare burocrazia e norme folli che stanno massacrando le nostre imprese. Green Deal da azzerare, tasse e divieti su imprese e trasporti da cancellare. E invece a cosa pensano ’sti matti? A tassare il tabacco, a tagliare 87 miliardi per agricoltori e pescatori. Vi rendete conto? A Bruxelles qualcuno vive su Marte, dobbiamo riportarli sul pianeta Terra, prima che sia tardi».
L’Unione Europea dovrebbe quindi rispondere o rivedere alcune sue regole interne?
«Assolutamente sì, la Lega ha già proposto ad esempio di fermare le regole assurde e penalizzanti imposte dal patto di stabilità, per poter investire miliardi sulla sanità e sul taglio delle tasse».
Nessuno è mai andato anche solo vicino a iniziare i lavori per il Ponte sullo Stretto. Ha pensato a una sorta di fioretto dovesse riuscire veramente nella costruzione dell’opera?
«Allora, di fumare ho smesso ormai sei anni fa, pochi giorni dopo l’inizio della mia bellissima storia con Francesca. A cosa potrei rinunciare ora? Non al Milan, non a un bicchiere di vino e a una buona pizza. Ci penserò. Sicuramente sarà emozionante vedere partire i lavori per il Ponte, dopo decenni di chiacchiere, di polemiche e di sprechi. Milioni di cittadini siciliani e calabresi avranno nuove opportunità, più di 100mila persone avranno una possibilità di lavoro, centinaia di imprese in tutta Italia, dalla Lombardia a Roma alla Sicilia potranno contribuire a questa straordinaria impresa, unica al mondo. E qualche scettico si dovrà ricredere. Fiorello ha promesso che lo percorrerà nudo, sono pronto ad accompagnarlo ma vestito, meglio per tutti».
Elezioni regionali: tutto, o quasi, ruota attorno al Veneto. Lega e Fdi rivendicano rispettivamente il candidato. Lunedì è in programma un nuovo vertice di maggioranza. Sarà quello decisivo?
«Me lo auguro. Il Veneto è ben amministrato da anni, Zaia è tra i governatori più apprezzati in Europa e in Veneto la Lega ha oggi 161 sindaci e più di 1.500 amministratori locali, un patrimonio unico che mettiamo a disposizione del centrodestra unito».
Si fa insistente una voce: Piantedosi candidato in Campania e piccolo rimpasto di governo, in cui entrerebbe Zaia. Come vedrebbe la candidatura del ministro dell’Interno?
«Ho stima in Piantedosi, è così bravo da poter fare tutto e bene, ma mi sembra che sul tema sia già stato chiaro. Valuteremo la scelta migliore con gli alleati, l’importante è partire in fretta, visto che a sinistra stanno ancora litigando sia in Campania che in Puglia e Toscana».
Avete respinto duramente la proposta di Forza Italia sullo ius scholae. Tutto risolto?
«Per quanto ci riguarda sì, non è mai stato nel programma di centrodestra e gli italiani sono contrari, lo abbiamo appena visto anche al referendum fallito. Semmai bisogna lavorare per toglierla la cittadinanza, a chi commette reati o infrazioni».
Sala dovrebbe dimettersi?
«Sì. Ma non certo perché indagato, dovrebbe mollare perché guida una giunta fallimentare che ha bloccato la città. A Milano è sempre più difficile vivere, lavorare, investire, costruire, progettare, camminare tranquilli per strada. La sinistra sta bloccando una delle città più belle, innovative e dinamiche del mondo. E questa maxi inchiesta rischia di complicare e bloccare tutto ancora di più».
Lei ha detto più volte che un giorno le piacerebbe fare il sindaco di Milano, la sua città. Quanto è lontano quel giorno?
«Non è il momento. Ora penso a fare bene il mio mestiere, stiamo sbloccando centinaia di cantieri fermi, abbiamo le Olimpiadi alle porte, lavori in corso su strade, ferrovie e porti ovunque. Se il buon Dio me ne darà tempo e forza, prima della pensione ci penserò!».