Sulla sanità il governo difende la sovranità

Chi oggi attacca il governo sulla decisione di arginare l’Organizzazione o non sa o finge di non sapere
di Gianluigi Paragonelunedì 21 luglio 2025
Sulla sanità il governo difende la sovranità
3' di lettura

Diciamo che sarà sempre più lo scontro di questi tempi: globalizzazione contro difesa della sovranità nazionale. E la decisione del governo di dire no agli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale dell’Oms, respingendo ogni tentativo di ampliamento dei poteri dell’Organizzazione in caso di “pandemia”, è sacrosanta per un governo che non ha vergogna a definirsi “sovranista”. Il messaggio che il ministro della Salute Orazio Schillaci ha affidato, attraverso una lettera ufficiale, al direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, è chiaro: non vogliamo essere messi sotto tutela da terzi. «Per mezzo di questa lettera le notifico il rifiuto da parte italiana di tutti gli emendamenti adottati dalla 77° assemblea mondiale della sanità». Tra i punti più contestati: la possibilità per l’Oms di dichiarare “un’emergenza pandemica” senza il consenso degli Stati e l’imposizione di obblighi sanitari vincolanti, inclusi quelli legati ai vaccini. Ovviamente la sinistra si è messa a sbraitare parlando di sottomissione alle politiche americane di Trump.

È noto che Trump sia “sovranista” col Maga e che non ami le sovrastrutture come l’Organizzazione mondiale della sanità, alla quale ha ridotto i contributi. L’Oms è guidata da un “capo” opaco Tedros appunto - messo lì dalla Cina che ha fatto pesare i suoi rapporti con l’Africa. Tedros è stato eletto direttore generale nel 2017 col voto favorevole di 133 paesi su 183, ed è il primo africano alla guida dell’agenzia Onu per la salute grazie a un fitto lavoro diplomatico dell’Unione Africana. L’etiope Tedros, ministro di un governo violento e illiberale, vinse le elezioni con brogli, represse le proteste nel sangue e incarcerò oppositori e giornalisti. Dopo la non breve esperienza governativa, Tedros si candidò alla guida dell’Oms e, per non avere seccature nella corsa, insabbiò tre epidemie di colera derubricandole a «diarree acute».

Ma questo è nulla rispetto alla nomina (poi ritirata di fronte alle proteste) del “tiranno” Robert Mugabe come ambasciatore nell’Organizzazione della sanità. Perché lo fece? Per uno scambio di favori: Mugabe era il presidente di turno dell’Unione Africana che lo aveva scelto come candidato all’Oms. I voti poi arrivarono anche grazie al lavorio della Cina in Africa, un favore che il dg ben ricambiò quando scoppiò il Covid. Per completare la radiografia dell’Oms, è bene anche svelare chi è il primo finanziatore privato: Bill Gates, ossia il filantropo più attivo in Africa. Enzo Gesmundo, segretario generale della Coldiretti, Roberto Weber, sondaggista e presidente di Ixè, e Felice Adinolfi, docente di Economia agraria a Firenze, hanno scritto un libro molto interessante dal titolo Il Cibo a pezzi, dove- tra le altre cose- ricostruiscono coraggiosamente gli interessi di alcune multinazionali e persino di filantropi come Bill Gates, Warren Buffett, George Soros. I quali, attraverso le loro fondazioni (che contano più di molti Stati), esercitano pressioni sulla sanità, sull’agricoltura, sull’immigrazione, «in quei luoghi dove vengono prese le decisioni: Fmi, Commissione Europea, Oms, Fao e altri». Nel libro si parla del programma Agra, l’alleanza per la rivoluzione verde in Africa: «(...) I soldi messi dai filantropi sono esentasse e i filantropi stessi possiedono quote delle multinazionali che vendono i prodotti (per esempio gli Ogm, quindi protetti da brevetti nda) Prima del Covid i risultati di queste attività sono i seguenti: la povertà nel blocco dei paesi africani coinvolti è aumentata del 30%, la produttività è uguale, l’accesso al cibo resta precarissimo». Chi oggi attacca il governo sulla decisione di arginare l’Organizzazione o non sa o finge di non sapere, per esempio, che oltre ai finanziamenti delle Nazioni l’Oms si alimenta dei denari di Bloomberg Foundation, Wellcome Trust e Rockefeller Foundation. Il potere dei più buoni, cantava Giorgio Gaber.